Ma il decreto semplificazioni che fine ha fatto? Ricordate? Conte lo annunciò in Parlamento come "la madre di tutte e riforme". Approvato oltre 3 mesi fa, è rimasto dov’era: sulla carta. All’epoca ci furono vagonate di pagine di giornali e giornaloni che annunciarono la buona novella narrata dalla premiata ditta Conte-Casalino: la vita delle imprese sarà più semplice, partiranno a breve 100 opere pubbliche già finanziate (dove sono?), ci saranno appalti anche senza gara per accelerare i tempi e così via proclamando. Risultati? Finora zero. Ci vuole tempo, direte voi. Certo. Ma quanto? Boh? Pure questo è ignoto. Anche perché nel frattempo mancano una serie di norme attuative che nessuno sa quando potranno essere emanate.

È il metodo dell’ammuina: annunciare rivoluzioni sempre sul punto di realizzarsi che in realtà sono furbeschi insabbiamenti. Non è solo il caso del decreto semplificazioni. Lo stesso metodo è applicato sulla decisiva questione dei progetti per ottenere i finanziamenti del Recovery Fund, gli aiuti europei che (se andrà bene) arriveranno nella seconda metà del 2021 e a rate: tempistica completamente inadeguata per tamponare una distruzione produttiva senza precedenti, col pericolo che l’Europa si riprenda le risorse se non saremo in grado di spenderle. Chiedere alle Regioni del Sud per capire quanto alto sia il rischio.

È avvilente l’ottimismo propagandistico con il quale il ministro Gualtieri continua a spacciare il rimbalzo produttivo atteso nel terzo trimestre (e ci mancherebbe pure) per la ripartenza dell’economia. Dopo il rimbalzo, l’Europa intera e l’Italia in particolare rischiano un’ulteriore frenata a causa della seconda ondata del virus. Per non dire che in molti settori del lavoro privato si vive come un incubo l’uscita dalla Cassa integrazione di massa e si teme un’ondata di licenziamenti. Nove mesi dopo l’attacco del virus, la più imbarazzante classe dirigente della storia della Repubblica ci sta riportando al punto di partenza. Sanitario ed economico.

A fronte di questa realtà, da settimane palazzo Chigi continua a comunicare novità che stanno solo nella mente di chi li proclama. Prendete Quota 100: il premier ha annunciato un "cambiamento radicale" perché i prepensionamenti non saranno ulteriormente prolungati, mentre tutti hanno ironizzato su un Conte giallorosso pronto a cancellare quello che aveva firmato il Conte gialloverde. Nulla di più falso. La notizia, invece, è quella opposta: la misura partorita dal Governo Lega-M5S devastante per i conti pubblici, che garantisce i già garantiti e colpisce ancora una volta i soggetti più deboli - i giovani - è stata confermata da Pd e M5S fino alla sua naturale scadenza del dicembre 2021. Nessuno la toccherà di una virgola. Così, invece di revocarla, il Pd esulta per una presunta cancellazione che è invece la conferma della norma. La Lega, invece, grida al "tradimento" perché la legge voluta da Salvini resterà così com’è. Il teatro dei pazzi.

Stesso discorso sul Reddito di cittadinanza: la presunta stretta annunciata (annunciata…) da Conte riguarda i fannulloni che proprio non ne vogliono sapere di accettare un lavoro. Ma si tratta di un’esigua minoranza, visto che in realtà il lavoro non glielo offre nessuno. Soprattutto a pandemia in corso. Nulla, invece, sarà fatto per smantellare uno strumento che favorisce i finti poveri e sacrifica quelli veri; niente sulla necessità d’istituire dei servizi per l’impiego degni di tal nome; zero sui navigator grillini che continueranno a restare un fallimento il cui conto è a carico nostro. Rimarrà tutto invariato, mentre i percettori dell’obolo di nullafacenza continuano ad aumentare (ultimi dati Inps). La strategia dell’ammuina serve a questo: illudere la gente e promettere sfracelli mentre invece si tira a campare.

VINCENZO NARDIELLO