I leader dei 27 Stati europei sono travolti dalla seconda ondata di pandemia. E storditi. L’aumento galoppante dei contagi spinge l’Europa nella sua ora più buia. Stavolta anche Angela Merkel, le cui doti di mediazione hanno tirato fuori l’Ue dal tunnel delle liti sul Recovery fund, non ha la bacchetta magica. Anche la cancelliera è alle prese con la nuova emergenza in Germania, dove un sistema sanitario invidiato da tutta Europa rischia il collasso. Mentre Emmanuel Macron, in un drammatico discorso serale alla nazione, ammette che questa seconda ondata lascia tutti "sommersi e sorpresi", sarà "più dura e mortale della prima".

"Siamo in una situazione molto seria", dice Merkel dopo un incontro con i governatori dei land in cui si è deciso un lockdown a partire da lunedì prossimo. Chiusi i ristoranti, i bar, i teatri, i cinema, le palestre. I negozi restano aperti ma solo se garantiscono la presenza di una persona massimo ogni 10 metri quadri. Stanziati 10 miliardi di aiuti alle imprese. Ma tutto questo sembra un palliativo di fronte ai numeri del virus, che "crescono in maniera esponenziale", dice la cancelliera. E certo non la aiuta il fatto che, per la seconda volta dall’inizio della pandemia, il suo partito, la Cdu, sia stato costretto a rinviare il congresso per la scelta del successore: decisione accompagnata da duri scontri interni che non sono rituali nella ‘moderata’ politica tedesca.

"Il nostro sistema sanitario regge ancora ma se questo trend di contagi continua raggiungeremo la piena capacità nel giro delle prossime settimane", è ancora l’allarme di Merkel.  Perché "in molte aree non riusciamo a controllare e tracciare il virus" e "i ricoveri in terapia intesiva sono raddoppiati negli ultimi 10 giorni". Il tono è grave. L’ammissione: "Oggi è un giorno duro anche per noi politici". Tutti non sanno cosa fare, in Germania come negli altri Stati europei. Nelle ultime 24 ore in Germania ci sono stati 14,964 nuovi contagi, secondo il Robert Koch institute, 85 morti. "Se aspettiamo fino a quando le terapie intensive saranno piene, sarà troppo tardi", dice il ministro della Salute Jens Spahn, che la scorsa settimana è risultato positivo al covid.

Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen era in imbarazzo di fronte alle incalzanti domande dei giornalisti sul perché ci stiamo trovando nel bel mezzo di una nuova emergenza senza averla ben prevista prima. Oggi i 27 capi di Stato e di governo dell’Unione si riuniranno in videoconferenza per cercare di mettere mano a ciò che finora non sono riusciti a fare. Vale a dire: coordinamento tra gli Stati per tracciare, testare, monitorare un virus che sembra imprendibile. Ma il sorriso del successo di luglio, quando riuscirono a varare il recovery fund, è sparito dalla bocca di tutti. Anche perché il recovery fund è ancora ‘appeso’ alle trattative col Parlamento europeo: un accordo su stato di diritto e bilancio ancora non c’è. Ma soprattutto perché questa seconda ondata sta minando tutta la spinta propulsiva del ‘Next generation Eu’: i nuovi lockdown mettono alle strette l’economia, svilendo i deboli segnali di ripresa.

Anche la Francia va verso nuovi lockdown a partire da domani, venerdì, annuncia Macron in serata. Chiusi i bar e i ristoranti, le scuole restano aperte ma gli spostamenti tra regioni sono vietati. Si potrà uscire solo per fare la spesa, portare assistenza o per motivi di salute. Solo ieri 70mila nuovi contagi. La stretta adottata finora, come il coprifuoco nelle zone di allerta massima, è stata "utile ma non sufficiente", dice il presidente francese, "ma ora non basta, non basta più. Il virus circola in Francia a una velocità che neanche le previsioni più pessimistiche avevano previsto. Siamo sommersi dall’accelerazione improvvisa dell’epidemia, come ovunque in Europa", la seconda ondata sarà "più dura e letale della prima". E "l’immunità di gregge significherebbe 400mila morti".

Il governo del Belgio, primo paese in Europa per numero di contagi, ristoranti e bar già chiusi da dieci giorni, coprifuoco alle 22 da questa settimana, potrebbe varare un nuovo decreto. In Belgio i medici positivi al covid e asintomatici sono stati autorizzati a lavorare in casi eccezionali, data la gravità della situazione in corsia. La Svizzera, com’è noto da giorni, ha già deciso di privilegiare i giovani nelle terapie, tralasciando gli anziani. Scelta che ha fatto molto discutere e che piomba come lugubre monito su tutta l’Europa.

In Spagna domani il Parlamento voterà sulle nuove misure restrittive decise dal governo. Tutta l’Ue non riesce a trovare un bandolo nella nuova matassa. Nei mesi scorsi i leader avevano privilegiato la risposta alla crisi economica: dossier complicato ma evidentemente è l’unico possibile in una Unione garantita soprattutto dalla moneta unica e poco altro. La parte epidemiologica, test, tracciamenti, coordinamento tra gli Stati sulle cure, è finita in secondo piano: impossibilitata a fiorire perché l’Ue è una sommatoria di competenze nazionali che dividono. Mai come in tempi di pandemia.