Caro Direttore, leggo con sconcerto e dolore la notizia della chiusura di un piccolo quotidiano come "Gente d’Italia". La crisi del settore, la perdita di copie e l’assenza di una visione strategica da parte del settore pubblico ha condannato molti giornali alla chiusura. E ogni giornale in meno è un pezzo di libertà che se ne va. Ma il caso di Gente d’Italia che hai raccontato è diverso; e più grave. Infatti sembra che l’impossibilità di continuare l’edizione del giornale sia derivata da alcuni screzi con le autorità diplomatiche. Se il ritardo del pagamento del contributo pubblico e la successiva chiusura del giornale veramente sia l’effetto di una ragione di astio da parte dell’ambasciatore, o di qualsiasi alto dirigente delle istituzioni italiane, allora la situazione sarebbe di una gravità inaudita. Le istituzioni diventerebbero controllori dei giornali che ne devono, invece controllare l’operato. Verrebbe non solo sminuita ma azzerata l’autonomia dell’informazione con un vero e proprio regime autoritario. Non posso che augurarmi, a nome di tutta la Federazione Italiana libera editori e di tutti gli associati, che alla fine non solo il giornale non chiuda; ma che vada avanti con le sue battaglie di trasparenza e di libertà che diano spazio ad un dibattito franco, seppure aspro, con le istituzioni, nell’interesse della comunità degli italiani in Uruguay e, comunque, all’estero. I giornali servono per scrivere quello che va; e quello che non va. E le istituzioni devono rispondere nel merito, non muovendosi per far chiudere i giornali. Come ho già detto, mi auguro che il giornale non chiuda e ti confermo la piena disponibilità dell’associazione ad affiancare il giornale ed i giornalisti in qualsiasi iniziativa si rendesse necessaria a denunciare quanto accaduto. La libertà è un lusso, ma difenderla una necessità. Un abbraccio.

ROBERTO PAOLO PRESIDENTE FILE