"La distruzione dei murales che rappresentavano gli operatori sanitari all'ospedale Sacco di Milano con la vernice non cancella tutto quello che gli infermieri hanno rappresentato in questa pandemia". A parlare è Antonio Eliseo, rappresentante campano di Nursind (sindacato delle Professioni Infermieristiche), dopo l'ennesimo atto di sfregio nei confronti del personale sanitario: da eroi della prima ondata di Covid-19 a vittime di rabbia, aggressioni e violenza durante la seconda.

La denuncia dell'atto vandalico di Milano è giunta ieri dalla pagina Facebook del Municipio 8, che ha diffuso la foto dei volti imbrattati: "Questa notte qualche vigliacco ha vandalizzato i murales dedicati a medici ed infermieri dell'ospedale Sacco, realizzati dalle associazioni del territorio e sostenuti dal Municipio 8. Prenderemo provvedimenti e presenteremo un esposto, chiedendo anche di visionare i filmati delle telecamere. Non c'è spazio per gli incivili".

Eliseo, coordinatore regionale Nursind Campania, commenta ancora il gesto che "può essere stato realizzato soltanto da uno sconsiderato. Lo sfregio non potrà cancellare il lavoro svolto con passione, professionalità e abnegazione, a costo della vita stessa degli operatori".

Gli eroi, dunque, sono stati dimenticati. La distruzione del murale milanese è solo l'ultimo capitolo di una storia che racconta oltraggi quotidiani nei confronti degli operatori sanitari: segnalazioni e denunce arrivano da tutta Italia, quotidianamente.

Il 2 novembre - lo stesso giorno in cui gli infermieri scendevano in piazza per scioperare denunciare i disagi dell'emergenza sanitaria - all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino un infermiere veniva colpito al volto con una testata da un paziente 47enne. L'aggressore era giunto in pronto soccorso con sintomi di una gastrite per i quali si era recato in ospedale già la sera prima. "Con questa scusa del Covid non volete visitarmi", aveva detto. E ancora, prima di colpire l'infermiere con una testata: "Imparate a fare il vostro lavoro".

Risale a ieri, 3 novembre, la notizia di una duplice aggressione nell'arco di sei ore al Pronto Soccorso del Policlinico di Palermo. In entrambi casi gli autori delle violenze ai danni degli infermieri erano parenti di pazienti che non accettavano di aspettare fuori dalla zona emergenza per le norme anti-Covid. Risultato: prognosi di sette giorni per un'infermiera rimasta ferita e caos placato dalle forze dell'ordine dopo che un uomo aveva minacciato il personale, tentando di sfondare una delle porte di accesso all'area emergenza.

Il rappresentante Nursind Antonio Eliseo sottolinea come il clima di ostilità non costituisca un inedito, risentendo della condizione di difficoltà in cui la Sanità versa da anni: "I tagli hanno reso monco un sevizio essenziale come quello sanitario, lasciando vuoti incolmabili. Gli attori principali come i medici di base, i pediatri di libera scelta, la continuità assistenziale, la rete dell'emergenza/urgenza hanno nel tempo perso la loro funzione vitale, azzerando la Medicina Territoriale. Così nei cittadini si è radicata l'idea dell'ospedale-centrico come unico luogo di cura".

"I tempi di attesa e le lungaggini, anche nelle indagini strumentali, hanno man mano trasformato gli infermieri in bersaglio delle violenze dei cittadini. Poi è arrivata la pandemia: i Pronto Soccorso si sono svuotati per il lockdown e le violenze sono calate. Ora la Medicina Territoriale continua a non funzionare, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale sono poche, le risposte dei tamponi arrivano in ritardo: ecco così riaffacciarsi la violenza negli ospedali e ai danni degli operatori", sottolinea il coordinatore campano del sindacato Professioni Infermieristiche.

Antonio Eliseo aggiunge una considerazione sul quadro economico, che "ha subito un calo della ricchezza vedendo avanzare la povertà". "La gente sta rinunciando a curarsi, e questo è un dramma con il quale questo Paese prima o dopo dovrà fare i conti", conclude.