Organizzato da Università della Calabria e altri partner, con il supporto della Direzione Generale per gli Italiani all'Estero del Maeci, si è tenuto il webinar di presentazione della ricerca "Dai flussi migratori ai flussi turistici: il turismo delle radici": un progetto internazionale sul turismo delle radici che in questa fase è incentrato sulla storica meta degli emigrati italiani, l'Argentina. Da qui la scelta di sottoscrivere dei partenariati con l'Universidad Nacional de Mar del Plata (con le ricercatrici Ana Maria Biasone e Mariangel Caciutto), con il Centro Italo Calabrese di Tucumàn e la F.A.C.A. (Federazione Associazioni Calabresi in Argentina). Oltre ai soggetti citati hanno partecipato al webinar Giovanni De Vita (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale- Dgit), Anna Lo Presti (Università di Torino), Pasquale Guaglianone (RAI Italia), Franco Bartucci (giornalista), Leo De Simone (F.A.C.A.), Ariadna Cabello Rendace (Centro Italo Calabrese di Tucumàn), Antonello Grosso La Valle e Filippo Capellupo dell'UNPLI Calabria. Il progetto muove i passi da una ricerca già avviata a partire dall'anno 2017 in seno all'Università della Calabria da Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera e coinvolge oggi altri partner accademici. La ricerca è incentrata sul marketing del turismo delle radici, rappresentato dai flussi turistici generati dagli emigrati di origini italiane e dai loro discendenti, ponendosi l'obiettivo di indagare gli strumenti per promuovere questa forma di turismo e favorirne lo sviluppo.

Il progetto di ricerca è finalizzato alla conoscenza e all'analisi approfondita delle aspettative, dei bisogni e delle specificità del segmento di turismo in esame. Lo studio mette in luce informazioni importanti, estremamente utili per orientare efficacemente amministratori pubblici e imprese del settore verso la progettazione e l'offerta di prodotti ad hoc per questo target di mercato, che ha motivazioni del viaggio, esigenze e caratteristiche specifiche. Sonia Ferrari ha spiegato che lo scopo della ricerca è indagare su quanto il turismo delle radici sia sostenibile in termini sociali e culturali e su quanto impatti sul territorio di destinazione. "Abbiamo intervistato il 50% dei sindaci calabresi per capire quanto esista già in termini di iniziative", ha spiegato Ferrari che ha annunciato una serie di questionari che vedranno specificamente come destinatari i connazionali in Argentina. Strategie di 'destination marketing' e quindi studi di marketing territoriale è invece il campo d'azione della ricerca condotta da Tiziana Nicotera. "Connessione emotiva e attaccamento alla terra degli antenati è una delle motivazioni prevalenti del viaggio", ha spiegato Nicotera che ha invitato a non confondere questa motivazione principale di viaggio come ricerca del patrimonio identitario con altre che hanno a che fare con il gustare il cibo locale, lo studio della lingua o la visita agli amici. I cosiddetti 'roots tourists' ossia i turisti delle radici hanno dei bisogni ben precisi: incontro con amici e parenti, reperire documenti relativi agli ascendenti, visitare i luoghi delle origini o anche partecipare ad attività esperienziali. "Tuttavia gli emigrati italiani non si sentono turisti e non sono considerati come tali dalla comunità locale perché nel viaggio di ritorno in Calabria si sentono come a casa", ha sottolineato Nicotera.

Miriam Berges, Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali all'Università di Mar del Plata, ha ricordato come la città di Mar del Plata abbia una comunità italiana importantissima. Ana Maria Biasone, ricercatrice dell'Università di Mar del Plata, ha parlato quindi di un'opportunità importante per lavorare con un gruppo professionisti di eccellenza per analizzare un tema finora poco conosciuto: il turismo radici. "Circa il 50% della popolazione argentina ha origini italiane: questo vuol dire che una metà di noi ha almeno un nonno o un bisnonno nati in Italia, quindi parliamo di una ricerca formata da oriundi di seconde e terze generazioni, intenzionati a far rivivere questa italianità", ha spiegato Biasone. Anna Lo Presti, ricercatrice e statistica, ha affrontato il lavoro dal punto di vista quantitativo e dei dati. "Quattro sono i quesiti principali per costruire il questionario: intensità del legame con la terra d'origine, tipologia di soggiorno per chi è venuto in Italia, motivazione del viaggio effettuato oppure della rinuncia al viaggio, visione dei rispondenti e conoscenti rispetto alla terra d'origine", ha spiegato Lo Presti parlando poi dell'analisi del legame soggettivo e oggettivo verso l'Italia al variare delle diverse generazioni. Pasquale Guaglianone (Rai Italia) ha ricordato l'interconnessione tra l'Università di Calabria e quella di Mar del Plata. "L'Argentina è una risorsa straordinaria per la Calabria: a Buenos Aires ci sono 3 milioni di calabresi ed è l'unica città in America Latina ad avere una 'Avenida Calabria' e tra l'altro si festeggia la Calabria con una ricorrenza annuale", ha aggiunto Guaglianone. "L'emigrato è come la foglia dell'albero che cresce e si allontana dalla terra ma quando arriva l'autunno la foglia torna alle radici", ha sottolineato il giornalista con una metafora che riguarda per lo più gli emigranti nell'età della pensione desiderosi magari di ritornare nella terra d'origine. Antonello Grosso La Valle (UNPLI Calabria) ha ricordato come quella emigratoria sia una storia antica e più sentita nelle regioni del Sud d'Italia e in particolare in Calabria. "Occorre una cooperazione forte utilizzando le pro loco locali con una maggiore conoscenza delle peculiarità di questo fenomeno", ha spiegato La Valle sottoscrivendo l'idea di incontri virtuali su questa tematica. "È un turismo che guarda alla percezione ed è dettato da una maggiore motivazione ma è anche incentrato su una maggiore richiesta di informazione rispetto alle realtà territoriali", ha aggiunto La Valle. Filippo Capellupo (UNPLI Nazionale) ha voluto sottolineare l'attaccamento all'estero con lingua e dialetti italici che noi spesso abbiamo perduto con il tempo.

Leo De Simone (F.A.C.A.) ha rimarcato l'importanza dell'accordo siglato l'anno scorso con l'Università della Calabria. "L'Argentina ha una tradizione storica nella gestione di flussi migratori, anche diversi da quelli generati dall'Europa fino al secolo scorso. Per la partecipazione al progetto di ricerca, la F.A.C.A. può avvalersi delle sue 75 associazioni federate dislocate su tutto il territorio nazionale che, attraverso gli strumenti virtuali in questo momento, saranno fonte di dati preziosi", ha spiegato De Simone ricordando il duro lavoro degli emigrati calabresi in Argentina. Ariadna Cabello Rendace (Centro Italo Calabrese di Tucumàn) nel 2017 ha avuto la possibilità di viaggiare in Italia e studiare a Cosenza. "Per me è stato un viaggio indimenticabile e mia nonna mi parlava sempre della Chiesa dell'Assunta: lì ho ritrovato i miei parenti calabresi e ho conosciuto la casa dove hanno vissuto i miei nonni. Lì non mi sono mai sentita straniera e anzi ho sentito di essere più italiana di quanto pensassi. Ho imparato anche un po' di dialetto", ha raccontato Rendace. Vito Roberto Santamato (Docente di Economia e Gestione delle imprese e servizi turistici presso l'Università di Bari) ha ricordato il fenomeno delle rimesse dall'estero da parte dei migranti italiani che tanto hanno contribuito alla ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra. "Ora possiamo però riannodare il rapporto dal punto di vista economico attraverso il turismo delle radici. Anche per la Puglia e per gli imprenditori pugliesi potrebbe essere qualcosa di molto interessante, contribuendo a risollevare anche un comparto molto colpito dalla pandemia", ha sottolineato Santamato. Salvo Iavarone (Presidente ASMEF) ha ricordato che l'Asmef è stata tra i pionieri nel parlare dell'argomento del turismo delle radici circa tre anni fa addirittura stimolando il Maeci dopo un convegno tenuto alla Camera. "Del tavolo permanente sul turismo di ritorno siamo soci fondatori e quindi siamo ben felici di dare il nostro contributo", ha spiegato Iavarone menzionando inoltre l'idea di recuperare alcuni borghi d'Italia afflitti da spopolamento o abbandonati rendendoli così agibili sotto il profilo urbanistico e architettonico.

Giovanni Maria De Vita (Dgit-Maeci) ha evidenziato l'approccio offerto dal polo tecnico sul turismo delle radici alla Farnesina ossia l'importanza di riunire quante più persone per uno scambio di esperienze, buone prassi o modelli di analisi. "È evidente l'importanza del turismo delle radici per un Paese come il nostro che ha 80 milioni di oriundi o di italo-discendenti nel mondo – ha spiegato De Vita – mentre quello che va sottolineato è il dover puntare sulla specializzazione dell'offerta relativa a questo segmento di turismo: bisogna capire che il turista delle radici non è attratto dal numero di siti Unesco presenti in Italia ma viene per riscoprire l'esperienza trasmessa dagli antenati. Questo comporta che il sistema turistico italiano debba essere pronto per capire e intercettare questi bisogni accompagnando il turista delle radici nel percorso della memoria", ha aggiunto De Vita sottolineando come il Maeci abbia promosso una serie di eventi e appuntamenti fieristici oltre al progetto condotto insieme all'Associazione Raìz Italiana e ad Asmef per realizzare proprio una Guida al Turismo delle Radici la cui prima edizione ha visto la luce lo scorso anno. "Questa ricerca dovrà fornire il supporto alle strutture che si occupano di turismo in Italia: c'è ancora molto da fare e servirà una campagna informativa mirata sul turismo delle radici coinvolgendo anche testimonial. Siamo felici che questa ricerca abbia un focus sull'Argentina perché è un Paese che ci ha dato molti stimoli sull'emigrazione italiana, abbiamo inoltre un ufficio Enit a Buenos Aires molto attivo", ha aggiunto De Vita per il quale il turismo delle radici rappresenta un grande investimento per la ripartenza post pandemia.

Simone Sperduto