Scriviamo questo articolo con la morte nel cuore, perché mai avremmo voluto pubblicarlo. Si tratta del nostro saluto a Voi, cari Lettori, i nostri unici padroni e interlocutori nel corso dei nostri 22 anni di attività. Già, perché quello che avete tra le mani è l’ultimo numero de ‘La Gente d’Italia’. Con la morte nel cuore, proprio così. Perché la chiusura di un quotidiano equivale sempre alla scomparsa di un pezzo di democrazia, alla scomparsa di una voce libera che ha sempre cercato di raccontare la verità dei fatti senza piegarsi a compromessi con nessuno. Un giornale scomodo, il nostro: ma questa caratteristica è sempre stata il nostro marchio di… fabbrica. Un modus operandi che però non è piaciuto a tutti, soprattutto a qualche personaggio potente che ha fatto di tutto per metterci i bastoni tra le ruote con l’obiettivo di spegnere l’attenzione verso le tante magagne che purtroppo si vedono e che sono dunque da raccontare. Persone che non amano le critiche e che vorrebbero che tutto fosse rose e fiori. Ma così non è e lo abbiamo raccontato perché il nostro mestiere prevede la libertà di stampa, non l’assolutismo che taluni individui vorrebbero per poter fare il bello e il cattivo tempo. Ma ‘La Gente d’Italia’ chiude a testa alta, sapendo di aver lavorato tutti i giorni solo ed esclusivamente per Voi, amici Lettori, che, sia ben chiaro, a volte non ci avete risparmiato talune critiche. Ma come si dice, è il bello del confronto, dello scambio di opinioni che serve per far crescere tutti. Peccato che non tutti la pensino così. Si chiude, quindi, questa nostra fantastica avventura al Vostro fianco, amici. Cosa faremo da domani? Non lo sappiamo ancora, ammettiamo che in tutta la redazione, dal nostro direttore al reparto grafico c’è davvero tanta tristezza per questa sofferta decisione di chiudere le rotative. Ma, come già scritto qualche riga sopra, possiamo andare, noi, in giro a testa alta e la sera andare davanti allo specchio e guardarci con la serenità di chi ha lavorato davvero per il bene comune. Credeteci, una bella sensazione, che non tutti (purtroppo per loro) possono avere. Ognuno deve fare i conti con la propria coscienza. E la nostra, con tutti i difetti e i sbagli che abbiamo potuto fare, è pulita. Ripetiamo, di errori ne abbiamo commessi, com’è normale che sia. 22 anni, potete immaginare, sono davvero tanti e quello che ci mancherà prima di tutto è il rapporto che avevamo instaurato con Voi, Lettori, che ci avete seguito davvero con tanto affetto sin dai nostri esordi. Ci siete stati sempre vicini, anche in alcuni momenti di difficoltà che abbiamo trascorso anni addietro. Via telefono, via mail o tramite social abbiamo sempre sentito la Vostra vicinanza. Perché Voi avete capito lo spirito di questo giornale: essere un tutt’uno con la comunità italiana all’estero, con il grande obiettivo di far sentire il BelPaese più vicino. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando qualche anno addietro ci premiò qui a Montevideo, riconobbe il valore anche sociale di un quotidiano come il nostro, ma soprattutto il Vostro. Parole che oggi ci riempiono d’orgoglio ancora di più, alla luce di alcune bassezze politiche che comunque non resteranno nell’oblio come qualcuno spera. Ma non tutti hanno il senso civico e la preparazione di una personalità come il capo dello Stato e non tutti la sera possono andare a dormire sereni con la propria anima. Siamo nati, 22 anni fa, per essere la voce degli italiani all’estero, i rappresentanti della collettività che volenti o nolenti hanno deciso (o sono stati costretti) ad abbandonare l’amata Patria. Lo abbiamo fatto davvero di cuore, dedicandoci in pratica gran parte della nostra vita, notte e giorno, affinché non si spezzasse mai il filo che ci lega e Vi lega all’Italia. Ma non è questo probabilmente un momento felice per la rappresentatività degli italiani all’estero, se pensiamo anche al recente referendum parlamentare che di fatto ha lasciato ancora più solo chi vive all’estero. Una brutta tendenza. Altro che democrazia, ci avviciniamo a una sorta di assolutismo, dove a comandare saranno sempre più in pochi, senza che nessuno possa stargli addosso come ‘cani da guardia’, che poi era uno dei nostri compiti.

Comunque grazie, grazie a tutti Voi che ci avete seguito in questa bellissima avventura lunga 22 anni.

LA REDAZIONE