Doveva essere il progetto più importante del Comites di Montevideo degli ultimi anni e invece oggi si ritrova ancora bloccato. Finanziata con quasi 5mila euro dal ministero degli Esteri, la ricerca sulla nuova emigrazione e l'emigrazione circolare è l'ennesima vittima della lotta viscerale che si sta consumando all'interno dell'organismo di rappresentanza bloccato nelle inutili lotte tra i personalismi. Il progetto era stato annunciato come il più significativo in Uruguay dopo la Giornata degli Italiani del 2016 ma -a distanza di un anno dalla sua presentazione al pubblico- non ha prodotto ancora niente di concreto e attualmente ci sono solo diverse bozze di progetti.

La certificazione di questa figuraccia ampiamente prevedibile si è avuta mercoledì sera alla Casa degli Italiani durante l'ultima seduta del Comites. La commissione interna che avrebbe dovuto organizzare il lavoro composta da Ignacio Palermo e Patricia Bardini si trova nella più assoluta divisione. La terza integrante della commissione, Vittoria Gugliotta, da tempo ha abbandonato l'incarico senza però essere stata mai sostituita. "Non c'è stata mai la volontà di lavorare insieme. Io sono stata sempre esclusa dalle decisioni, c'è stata una continua mancanza di rispetto nei miei confronti". Questa l'accusa della Bardini rivolta a Palermo che si è difeso citando il primo lavoro presentato, quello di Hugo Bazzi, il sociologo incaricato di coordinare lo studio: "Almeno noi la volontà di fare il progetto l'abbiamo dimostrata presentando qualcosa che avrebbe potuto essere la base iniziale da cui partire. Siamo ancora in attesa degli altri due sociologi che avrebbero dovuto presentare le loro proposte".

Il progetto di ricerca sulla nuova emigrazione rappresenta -in teoria- l'unica grande iniziativa organizzata in questi tre anni di attività del Comites precario guidato da Alessandro Maggi che si gioca una buona parte della sua credibilità. Il tempo adesso stringe, se non si troverà al più presto la strada giusta per poterla realizzare questa ricerca rischia di trasformarsi in una nuova figuraccia per le istituzioni italiane in Uruguay le cui conseguenze potrebbero essere ancora più gravi.

di Matteo Forciniti