di ROBERTO ZANNI

Non c'erano solo Donald Trump, Joe Biden, aspiranti senatori e congressisti, amministratori locali, giudici eccetera sulla scheda elettorale che hanno ricevuto gli elettori di Waterbury, città di poco più di 100.000 abitanti che si trova nel Connecticut. Un inusuale referendum infatti è stato proposto agli aventi diritto al voto e riguardava una delle statue al centro delle proteste, specialmente in questi ultimi mesi: quella di Cristoforo Colombo che si trova, decapitata dal 4 luglio scorso, davanti alla City Hall della città. "La statua di Cristoforo Colombo dovrebbe rimanere nel sua attuale posto?". Ecco il quesito proposto e il risultato è stato favorevole al navigatore genovese: infatti il 59% ha espresso il proprio sì, 17.234 voti contro 11.747 che invece hanno votato per la rimozione del monumento. Ma la democrazia di Waterbury non si è fermata a un voto, infatti il sindaco Neil M. O'Leary, dopo aver osservato l'esito delle urne ha rivolto il proprio pensiero a chi aveva perso. "Penso - le sue parole - che adesso dovremmo sederci come comunità e vedere quali possono essere i prossimi passi. In primo luogo dobbiamo restaurare la statua e vedere di parlare con chi si è espresso contro per cercare di trovare un punto d'incontro". O'Leary aveva deciso lo scorso agosto di mettere nelle mani della popolazione il destino del monumento dedicato a Cristoforo Colombo. Mentre aumentavano​ i disordini e le proteste, con la tensione crescente tra sostenitori e oppositori di Colombo, in precedenza, il 4 luglio, un vandalo armato con un martello aveva fatto cadere la testa del grande navigatore italiano. Un atto che non ha lasciato indifferente la comunità italo-americana che, attraverso la sezione locale di UNICO, ha subito cominciato a raccogliere fondi per i restauri necessari. Infatti era stata la stessa organizzazione dedicata agli italo-americani che nel 1984 aveva donato la statua alla città. "Un atto fatto con tutte le buone intenzioni - ha sottolineato Robert Porzia, uno dei membri del comitato originale per le donazioni - voleva simboleggiare la natura accogliente di Waterbury nei confronti di tanti gruppi di immigrati". Stesse iniziative si erano succedute​ negli anni in diverse altre città, anche nel Connecticut​ dove gli italo-americani, da sempre, sono molto numerosi. Poi improvvise le proteste, cresciute con la violenza, alimentata da una rivisitazione storica dopo ben 500 anni, imprecisa e alimentata solo da chi vuole imporre il proprio pensiero. Così, solo per rimanere nel Connecticut, il simbolo degli italo-americani negli Stati Uniti è stato spazzato via, senza confronti o dibattiti, ma solo per la cieca furia della protesta radicale, anarchica, i leftists d'America: Hartford, New London, New Haven sono solo alcune città che hanno così deciso la immediata rimozione dagli spazi pubblici delle statue dedicate a Cristoforo Colombo. Ma a differenza di altre località, a Waterbury il 3 novembre la decisione è passata nelle mani della popolazione. "Ho votato per mantenere la statua dove si trova ora - ha spiegato Jesse Perez, Repubblicano - credo faccia parte della storia e non penso che sia un'offesa per le persone". Ma nonostante il successo elettorale, i nemici di Colombo in città non sono diminuiti: per questo motivo, subito dopo l'esito delle votazioni il dipartimento di polizia locale ha deciso di tenere sott'occhio il monumento al fine di evitare ulteriori atti vandalici. "Non sono sorpresa del voto - ha detto Athena Wagner, una delle voce più forti in città della protesta che ha anche attaccato le parole del referendum - me lo aspettavo. La domanda era stata posta in maniera deliberata per dare la percezione che tutto fosse giusto e storicamente Waterbury è nota per la bassa affluenza alle urne della comunità nera". Per cercare di rimuovere la statua è sceso in campo anche il Greater Waterbury NAACP (National Association for the Advancement of Colored People, organizzazione di diritti civili): "Abbiamo fatto oltre 1400 telefonate - ha spiegato Ginnie-Rae Clay, presidente della sezione - per ricordare di votare e per portare l'attenzione sul referendum sulla statua". Mrs. Clay ha voluto anche sottolineare che si è trattato di un "referendum non vincolante, con l'ultima parola che spetterà al sindaco". E anche se i favorevoli alla rimozione sono stati battuti, Mrs. Clay ha trasformato la sconfitta in una vittoria: "Si è trattato di un segnale, la gente vuole discutere il problema".