di SANDRA ECHENIQUE
Nella storia degli Stati Uniti non c'era mai stata una Firts Lady italo-americana. Ma dal 20 gennaio 2021, quando Joe e Jill Biden entreranno ufficialmente alla Casa Bianca, ecco che verrà cancellata anche questa mancanza. Sì perchè Jill Tracy Jacobs, questo il nome da nubile della nuova Prima Dama della White House, ha origini e sangue italiano. Infatti il nonno si chiamava Gateano Giacoppa, emigrò negli Stati Uniti dalla Sicilia, sbarcando in quello che all'epoca era l'ingresso obbligato negli States per chi proveniva dall'Europa: Ellis Island. Il sogno americano del nonno cominciò nel New Jersey, come fattorino di un mobilificio. Ma prima si cambiò il cognome, da Giacoppa a Jacobs. Il padre Dominic poi, e qui passiamo alla Pennsylvania, iniziò a lavorare come cassiere in una banca per poi diventarne il direttore. "Ogni fine settimana della mia infanzia - ha raccontato recentemente Jill Tracy Biden come riporta Italian Sons and Daughters of America - i miei genitori ci accompagnavano, a me e le mie quattro sorelle, nel New Jersey, per andare a trovare i nonni". E con la famiglia anche le tipiche tradizioni americane degli italiani emigrati. "Abbiamo amato l'annuale Our Lady of Mt. Carmel Italian Festival - ha proseguito - le giostre, i giochi, i fuochi d'artificio poi ancora le processioni religiose per le strade di Hammonton. Il festival dove tanti nonni si univano ai loro nipoti". Lo stesso che capitava a Mrs. Biden: nata proprio in una delle enclavi italo-americane del New Jersey, Hammonton, il 3 giugno 1951, poi la Pennsylvania con la famiglia e le quattro sorelle, Jan, Bonny, Kelly e Kim, una infanzia passata per la maggior parte a Willow Grove. Insegnante, si è sposata con Joe Biden il 17 giugno 1977 a New York, alla Chapel delle Nazioni Unite, una cerimonia cattolica. Laureata alla University of Delaware ha insegnato inglese per 13 anni, prima di passare sulla cattedra della Northern Virginia Community College e, oltre a diventare la prima First Lady italo-americana, è già stata la prima Second Lady (quando Biden era vice presidente) a continuare a lavorare mentre il marito teneva la seconda carica più alta degli Stati Uniti. E adesso vorrebbe tornare nuovamente al suo lavoro di insegnante, dal prossimo 20 gennaio, anche se gli impegni saranno sicuramente tanti. "Mi piacerebbe continuare a insegnare - ha spiegato in un'altra intervista, precedente alle elezioni, rilasciata alla CBS - voglio che la gente apprezzi gli insegnanti e possa conoscere i loro contributi aiutandone la crescita". Ed è molto legata alle sue radici italiane. "Nella mia mente - parole della prossima First Lady - la storia della mia famiglia inizia con un nome, Jacobs. Un bel nome, facilmente pronunciabile, ma non era quello di mio nonno. A Ellis Island infatti Giacoppa divenne Jacobs. Da Ellis island a Hammonton mio nonno si è costruito una vita, ha consegnato mobili, ha incontrato una bellissima giovane donna che lo amava, così tanto da imparare parolacce in italiano... Vivevano in una casa modesta, ma accogliente che sapeva sempre di pane tostato italiano bruciato. Suo figlio, mio padre Dominic, durante la Seconda Guerra Mondiale divenne un segnalatore. Poi ha creato la propria di storia, crescendo cinque ragazze a Willow Growe, in Pennsylvania". Una storia come ce ne sono a milioni negli Stati Uniti, che racconta i sacrifici e il successo anche degli italo-americani che adesso avranno un punto di riferimento importante anche alla White House. "Discendente di immigrati - ha sottolineato Jill Biden l'anno scorso, il 4 luglio nell'Indipendence Day -  come tanti americani le cui storie sono simili alla mia. Discendenti di immigrati che hanno affrontato sfide e trovato affetto nella loro comunità. Discendenti di immigrati che lavorano duramente e non chiedono altro che l'opportunità di costruirsi una vita migliore. Penso così a coloro che hanno servito da Lexington alle spiagge della Normandia, dalle strade di Saigon alle montagne dell'Afghanistan ai deserti dell'Iraq... Nonostante tutte le nostre differenze e la ricchezza della nostra diversità, siamo tutti una nazione, unita non solo dal nome, ma dai valori che deteniamo: coraggio, gentilezza, giustizia e fede in un sogno che chiama tutti coloro che sono nel mondo».