Caro Direttore,​

È un peccato che la proposta di legge sulla “Istituzione della Giornata nazionale per gli italiani nel mondo”, dopo il passaggio in Aula, sia tornata in Commissione esteri per la contrarietà di Forza Italia e della Lega alla data del 27 ottobre.

 

Per quanto mi riguarda, continuerò a impegnarmi con spirito unitario per fare in modo che la proposta sia approvata al più presto. Si è persa un’occasione, comunque, per rilanciare un lavoro iniziato nella scorsa legislatura, improntato sempre a una fattiva unità di intenti.

 

Non posso nascondere, tuttavia, la mia sorpresa per l’ostinazione da parte della destra di riproporre il 12 ottobre, data della scoperta dell’America, come unica possibile, non tenendo conto di tutto il lavoro fatto in questi anni. E’ bene, dunque, rinfrescare la memoria di tutti.

 

La proposta di legge fu presentata dalla deputata La Marca nella XVII Legislatura. Ad essa aderirono oltre 120 deputati di tutti gli schieramenti. La data proposta inizialmente era il 12 ottobre. Nel corso dell’iter in Commissione esteri ci fu un ampio dibattito sul 12 ottobre in considerazione delle numerose osservazioni pervenute da tutto il mondo, che indussero un po’ tutti a rivedere quella data per tenere conto delle diverse sensibilità. Si arrivò così ad approvare il 31 gennaio, per richiamare la prima e buona legge sull’emigrazione di cui l’Italia si sia dotata.​ Nel maggio del 2017 la commissione deliberò unitariamente il trasferimento della proposta di legge alla sede legislativa. I rappresentanti di tutti i gruppi, senza distinzione di schieramento, e il rappresentante del Governo si espressero positivamente. La proposta di legge fu approvata in sede legislativa all’unanimità e inviata al Senato. Purtroppo, la fine della legislatura ne bloccò l’approvazione definitiva.

 

La proposta è stata ripresentata dalla deputata La Marca all’inizio di questa legislatura. Analoghe proposte di legge sono state presentate dai colleghi Siragusa (M5S), Ungaro (IV), Nissoli (FI), Formentini (Lega).

Ognuna di queste proposte indicava una data diversa. La mediazione è stata cercata con l’emendamento presentato da me in quanto relatrice che, approvato, indicava il 27 ottobre. Data che richiama la legge 27 ottobre 1988, n. 470, istitutiva dell’Anagrafe per gli italiani residenti all’estero (AIRE). Da quella data, infatti, la presenza degli italiani all’estero ha avuto una rilevanza formale e si sono creati i presupposti per il concreto esercizio di alcuni importanti diritti di cittadinanza, quale il voto nelle elezioni politiche e per il rinnovo degli organismi di rappresentanza, e di forme più evolute e certe nel rapporto tra il cittadino residente all’estero e lo Stato. Nello stesso tempo, si è configurata una specie di “regione” virtuale di circa sei milioni di cittadini, destinata a crescere per l’afflusso della nuova emigrazione, che fa da nucleo di polarizzazione di una più ampia comunità di italodiscendenti calcolata intorno a sessanta milioni di persone.

Anche in questa occasione è stata chiesta la sede legislativa, ma chi l’aveva accettata in passato non l’ha più accettata oggi. Questi i fatti. Ognuno faccia le proprie valutazioni.

 

Per quanto mi riguarda, mi limito a chiedere: che cosa è cambiato tra la scorsa e l’attuale legislatura perché la data divenisse per alcuni gruppi un elemento dirimente?

 

Oltre a questi chiarimenti, mi interessa una riflessione di carattere generale.

 

Ho sempre pensato che l’istituzione della Giornata nazionale per gli italiani del mondo avrebbe dovuto rappresentare per tutti noi eletti all’estero un obiettivo da raggiungere in questa legislatura. Con senso di responsabilità abbiamo deciso di convergere sull’obiettivo primario di approvare la proposta di legge, ognuno rinunciando a qualcosa, per dare un senso, anche culturale, alla nostra presenza in Parlamento. Abbiamo lavorato ad un testo unico e individuato la data del 27 ottobre.

 

Adesso scopriamo che abbiamo scherzato. L’impressione è che si sia preferito rallentare, posticipare, rendere difficile l’approvazione, utilizzando la questione della data. A chi giova?

 

Per quanto mi riguarda, ho sempre pensato che la data non dovesse commemorare o celebrare qualcosa o qualcuno, ma semplicemente segnare sul calendario della contemporaneità un’occasione di valorizzazione dei nostri connazionali all'estero e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica italiana su temi di interesse storico e culturale legati all’emigrazione italiana, ad iniziare dalle scuole.

 

Comunque, non ci perderemo d’animo e ci confronteremo di nuovo costruttivamente. Credo, però, che ci sia bisogno di un salto di qualità nel nostro modo di fare politica.

 

Come parlamentari eletti all’estero abbiamo di fronte appuntamenti importanti: dalla proposta di legge sulla Commissione parlamentare alla prossima Legge di Bilancio. Non sprechiamo le nostre energie su questioni francamente non essenziali.​ Davanti a noi, abbiamo comunità di italiani colpite profondamente dalla crisi generata dalla pandemia. A loro dobbiamo un messaggio di apprezzamento e speranza, a tutti dobbiamo serietà e buona politica.

Angela Schirò​

Deputata PD - Rip. Europa