Venerdì 13 novembre si inaugura il XX Festival del Cinema Italiano in Giappone, co-organizzato dagli Istituti Italiani di Cultura di Tokyo e Osaka, dal grande gruppo mediatico Asahi Shimbun e dall’Istituto Luce-Cinecittà.

Si tratta di un’edizione particolare alla luce dell’emergenza COVID-19: gran parte dei film proposti saranno fruibili online da venerdì 20 novembre a domenica 20 dicembre. Nell’arco di quattro settimane saranno introdotte nuove opere e sarà possibile rivedere alcuni film di successo già proiettati in passato per un totale di 29 titoli. Il Festival prevede infine alcune proiezioni dal vivo, venerdì 13 e sabato 14 novembre, in cui verranno presentati, nell’Auditorium dell’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, La dea fortuna di Ferzan Özpetek, Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores e Cosa sarà di Francesco Bruni.

“Il cinema italiano non si arrende alle difficoltà logistiche” – commenta Giorgio Starace, Ambasciatore d’Italia in Giappone. “Grazie al lavoro dei nostri Istituti Italiani di Cultura siamo orgogliosi di celebrare il XX Festival in Giappone, a favore del raffinato pubblico giapponese e della nostra industria del cinema”. “Grazie alla collaborazione dell’Asahi Shimbun e di Istituto Luce-Cinecittà saremo in grado di festeggiare il XX anniversario del Festival del Cinema Italiano, divenuto un appuntamento consueto per il pubblico giapponese – ha detto il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Paolo Calvetti. “La pandemia ci toglierà il piacere di ritrovarsi insieme nelle sale cinematografiche, ma non quello di godere di un’ampia selezione di film italiani che il pubblico potrà vedere comodamente da casa grazie alla piattaforma online predisposta per l’occasione.”

L’edizione 2020 del Festival si inquadra tra le azioni di “Italy is back to Japan” nell’ambito della rassegna “Fare Cinema” del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il manifesto creato ad hoc quest’anno, con un disegno della famosa fumettista Silvia Ziche, ha come motto “Arriva il cinema italiano!”.