I numeri, si sa, sono la cosa più interpretabile del mondo. E per questo chi deve dimostrare di aver raggiunto dei risultati in qualsiasi campo dello scibile umano, di solito li allunga, li allarga o li restringe e rimpicciolisce (in altri termini li manipola) come è più utile alla causa.

Non fa eccezione alla regola Mimmo Parisi, presidente dell'Anpal - l'Agenzia Nazionale per le politiche attive del lavoro -, chiamato due anni fa dall'allora vicepremier M5s Di Maio per mettere in piedi la rete dei navigator, quei funzionari pubblici che avrebbero dovuto trovare lavoro a tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza, così da far diventare una misura solamente assistenziale in una volta a trovare impiego ai disoccupati.

Il professore del Mississippi si è presentato in un'audizione alla commissione Lavoro della Camera sbandierando dati molto positivi - dal suo punto di vista - sul numero di percettori del reddito di cittadinanza che hanno trovato lavoro. Per Parisi infatti "al 31 ottobre 2020, su un totale di 1.369.779 beneficiari tenuti alla sottoscrizione di un Patto per il Lavoro, ben 352.068 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro successivamente alla domanda del beneficio. Si tratta del 25,7%. Un'incidenza percentuale che in ben 15 Regioni supera il 30%". Insomma, 1 su 4 è riuscito nell'impresa di trovare lavoro. Un risultato che ha scatenato l'entusiasmo del deputato pentastellato Claudio Cominardi: "Cosa dobbiamo dedurne? Che anche nella grave crisi generata dalla pandemia questo strumento di sostegno al reddito ha avuto un ruolo e un'importanza incredibili, offrendo un salvagente contro la povertà e stimolando decine di migliaia di persone nella ricerca di una nuova occupazione". E che ha spinto lo stesso Parisi a chiedere addirittura una proroga, un potenziamento e un ampliamento dei navigator.

Ora, se non ci fermiamo alle dichiarazioni propagandistiche e invece analizziamo più nel dettaglio i numeri, ci accorgiamo che non è tutto oro quel che luccica. Intanto, perché già a questo livello superficiale di approfondimento possiamo dire, rovesciando la propaganda, che 3 su 4 beneficiari hanno ricevuto l'assegno senza mai aver lavorato nemmeno per un giorno. Stiamo parlando di più di un milione di persone. Se però andiamo più in profondità, si nota subito come l'entusiasmo di Parisi sia quanto meno discutibile. Prima di tutto perché il prof italo-americano è costretto a specificare che i beneficiari con un rapporto di lavoro ancora attivo al 31 ottobre sono solo 192.851 ovvero molto di meno rispetto al totale di 352mila strombazzato in precedenza. Già così la percentuale di lavoratori scende dal 25% a un più modesto 14%.

Perché scende? Perché sostanzialmente la maggior parte di questi contratti sono a termine e quindi molti di questi non sono stati rinnovati. Ce lo conferma lo stesso Parisi snocciolando i dati dell'Anpal. "Il 15,4% dei beneficiari ha stipulato un contratto a tempo indeterminato, il 4,1% un contratto di apprendistato - ha precisato il presidente -. Per il 65% dei soggetti invece si è registrato un contratto a tempo determinato. Con riferimento ai contratti a tempo determinato e di collaborazione, il 69,8% ha una durata inferiore ai 6 mesi, il 20,9% tra i 7 ed i 12 mesi ed una quota del 9,3% supera la soglia dell'anno".

Avete capito bene: la maggior parte dei contratti è a termine e di questi la quasi totalità è inferiore ai 6 mesi. La stragrande maggioranza del lavoro creato dal "sistema Parisi" è di brevissimo termine. Così il rapporto fra quanto costa il Reddito di cittadinanza allo Stato (più di 6 miliardi l'anno) e quanto e quale lavoro produce resta in ampio territorio negativo. Così come negativo resta sicuramente il giudizio sull'operato di Parisi e della "sua" Anpal. Del resto è lui stesso a non avere le idee chiare su come migliorare il lavoro dell'Agenzia da lui guidata. "Sinceramente non ho una risposta precisa su come può essere migliorata l'efficienza dell'Anpal, è un problema e bisogna risolverlo. È anche una decisione politica se tenerla o chiuderla", confessa con estremo candore ai deputati della commissione. Una risposta che fa da perfetta cornice alla manipolazione dei numeri spiegata in precedenza. E che sarebbe una perfetta battuta per un film: Totò, Mimmo e i navigator.

DI GIANNI DEL VECCHIO