Forse non lo vogliamo ancora riconoscere, ma siamo già diventati diversi. Il Covid19 ci ha cambiati. Siamo più prudenti, temiamo il virus, ordinanze a parte usciamo di meno, la casa non ci sembra una prigione. Ma soprattutto è sparito il "consumismo folle" e si pensa di più al risparmio, a quello che potremo lasciare ai nostri figli. Lo confermano le cifre, i conti correnti in banca sono più consistenti, cerchiamo di guardare al futuro oltre che al presente. Tutto questo in attesa di tempi migliori, di un vaccino che dovrebbe risolvere tutti i guai causati dal coronavirus.

Le parole di Arcuri - Quando? Il commissario Domenico Arcuri usa parole tranquillizzanti. Arcuri dice che per fine gennaio arriveranno in Italia 3,4 milioni di dosi. Serviranno in primo luogo per medici e infermieri e per le persone più fragili, anziani o malati con patologie gravi. Insomma, alla fine del prossimo anno, la situazione migliorerà di molto. Secondo gli scienziati. E questa previsione di Arcuri lascia più serena la gente.
Peccato che la tranquillità di Arcuri non dimori nella classe politica. Che continua a litigare e a dividersi nonostante gli appelli del Capo dello Stato. Non c'è pace nella maggioranza e anche nell'opposizione. Non si vuole capire che in un momento come questo bisognerebbe mettere da parte gli individualismi e la difesa del potere. Così, il Pd e i 5Stelle, malgrado governino da diversi mesi il Paese, non finiscono mai di duellare.

Oltre al MES, il salva stati, su cui i pentastellati non arretrano nemmeno di un metro. Adesso ci si mette pure l'apertura che Berlusconi fa ai due partiti che guidano l'esecutivo. Il Cavaliere si dice pronto a dare una mano e quindi a concedere la fiducia alla maggioranza. Ma i dubbi fra i grillini permangono. Il premier accetta l'aiuto di Forza Italia. È convinto che questa mossa potrebbe far uscire il Paese dalle secche di un lungo braccio di ferro.

"Purchè il perimetro del governo rimanga invariato", aggiunge. Come dire: non si illudano i berlusconiani di poter entrare nella stanza dei bottoni. Perché questa merce di scambio non entra in nessuna previsione. Parole, soltanto parole, perché poi alla fine se il patto dovesse andare in porto, qualcosa ai seguaci della destra moderata bisognerà pur darla. Se non ministeri, posti di rilevanza su cui ancora si guerreggia senza trovare una soluzione (esempio emblematico la successione negli incarichi dei servizi segreti).

Ancora più favorevoli ad accettare i voti di Forza Italia sono due esponenti di spicco dei Dem. Nicola Zingaretti, il segretario, sarebbe ben lieto di porre fine a questo bisticcio continuo. Andrea Orlando, numero due del Pd, si espone maggiormente.

Le parole di Orlando - E afferma: "Va bene, l'appoggio di Forza Italia possiamo accettarlo. Soprattutto perché il Paese non ne può più di queste polemiche sterili e inconcludenti". L'ampliamento della maggioranza sembra avere il semaforo verde. Pure il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, non storce la bocca dinanzi ad una simile eventualità.
Ma all'improvviso sul giornale che è vicinissimo ai grillini si legge stamane in un titolo a caratteri cubitali: "Di alleanze con Forza Italia non se ne parla nemmeno". Chi ha suggerito questa affermazione se non il vertice dei grillini? Allora siamo da capo a dodici e tutto torna come prima. Tanto più che l'opposizione ha perso le certezze di una volta. Tra Silvio, Giorgia e Matteo non regna più quella sintonia di un tempo. In specie Salvini non riesce a mandar giù "la svolta" del Cavaliere e minaccia spaccature che manderebbero in mille pezzi la forza del centro destra.

Le polemiche infuriano e aumentano. Al pari passo del virus che non accenna a diminuire la sua potenzialità. I nuovi casi sono stati ieri 34283 ed i decessi hanno raggiunto l'ennesimo record di 753 morti. Gli aiuti europei ci servirebbero come il pane. I miliardi di Bruxelles sarebbero i ben venuti per sanare i gravi danni provocati dal virus.

Invece di pensare al progetto che la UE attende da Roma per capire come sarà impiegato questo danaro, il governo temporeggia e non ha inviato nemmeno un rigo ai dirigenti europei. "Dobbiamo fare in fretta", tuona Paolo Gentiloni commissario europeo per l'economia. Mentre a Bruxelles attendono con impazienza le mosse dell'Italia. Mancano 45 giorni per compiere il nostro dovere. E c'è più di uno in Belgio che sostiene: "La linea di credito dell'Italia non è più illimitata". La gente comune si chiede: vogliamo affondare?

di Bruno Tucci