Gente d'Italia

Coronavirus, Speranza: “Primi segnali in controtendenza, ma non è un liberi tutti”

Vietato abbassare la guardia. Soprattutto, guai a pensare che i “primi segnali” positivi equivalgano a “un liberi tutti”. Sono le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso del Congresso dei farmacisti italiani.

Speranza ha detto che “le misure adottate stanno iniziando a dare i primi effetti. Ma – ha sottolineato – il virus circola ancora in fase consistente e i numeri del contagio restano molto alti”. Dunque, è vero che arrivano i primi segnali, ma è altrettanto vero che al momento “sono ancora del tutto insufficienti. Risultati più significativi li otterremo solo quando l'Rt scenderà strutturalmente sotto l'1”.

Il ministro ha poi assicurato che “dalla fine di gennaio ci sarà una campagna di vaccinazione anti-Covid senza precedenti”.

GENTILONI: "RALLENTAMENTO DEI CONTAGI NON E' SCAMPATO PERICOLO"

Sulla stessa lunghezza d'onda il commissario Ue, Paolo Gentiloni. “Non scambiamo il rallentamento della crescita dei contagi per uno scampato pericolo: ha ragione il ministro Speranza – ha scritto su Facebook -. La seconda ondata della pandemia in Europa sembra aver raggiunto il suo picco, e in alcuni paesi dove a inizio autunno era stata più grave, come Belgio, Spagna e Gran Bretagna, appare in discesa. Lo stesso potrebbe verificarsi nelle prossime settimane in altri paesi come Italia, Polonia, Francia e Svizzera. La condizione è appunto evitare equivoci. Solo la distribuzione dei vaccini ad almeno i due terzi della popolazione dovrebbe davvero sconfiggere la pandemia. Intanto, come si suol dire, non abbassiamo la guardia”.

“L’azione dei governi e la risposta comune europea continueranno ad essere necessarie per sostenere l’economia e il lavoro – continua Gentiloni -. Servono pacchetti di stimolo e piani di rilancio; e serve protezione soprattutto nei settori in cui convivere con la pandemia è più difficile o addirittura impossibile: trasporti, turismo, bar e ristoranti, cultura, piccole imprese nel commercio e nei servizi”.

“Guardando fuori dall’Europa, sembra molto più difficile varare un deciso sostegno all’economia negli Stati Uniti, dove si sta spostando rapidamente l’epicentro di questa seconda ondata di Covid-19. Ieri duecentomila casi con oltre 80 mila ospedalizzazioni e circa duemila morti. E una risposta pubblica ancora assente nella seconda ondata. La paralisi creata dal mancato riconoscimento dell’esito elettorale può fare danni seri alla salute e all’economia americane” conclude.

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