La stagione invernale entra nel vivo ma a tenere banco, in questi giorni, è sempre e solo l'emergenza coronavirus, con tutto quel che ne consegue non solo in termini di vittime e contagi, ma anche per quanto concerne l'aspetto economico. Per capirci la chiusura degli impianti sciistici, una delle principali voci di bilancio per non pochi paesi di montagna, si sta trasformando in un vero e proprio terreno di scontro-confronto tra quanti vogliono tenere aperti gli impianti e quanti, all'opposto, spingono per la loro chiusura, così come suggerito da Roma. Vienna, per capirci, proprio non se la sente di rinunciare al bianco Natale. "Le vacanze invernali in Austria saranno sicure, le nostre aziende dispongono già di concetti di sicurezza completi per le vacanze sugli sci", ha spiegato la ministra austriaca del Turismo, Elisabeth Koestinger. E qualora Bruxelles dovesse imporre lo stop allo sci, il ministro austriaco alle Finanze Gernot Bluemel e la Koestinger hanno invocato un ristoro dell'Ue anche fino all'80%. "Non posso condividere l'iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale", ha aggiunto ancora Koestinger. Su posizioni più filo-italiane, il governo federale di Baviera, che ha comunque invocato un accordo unico, a livello europeo, sugli impianti sciistici chiusi. "Preferirei che ci fosse un unico accordo a livello europeo: nessun impianto di risalita aperto ovunque e vacanze ovunque" ha detto il ministro-presidente della Baviera Markus Soeder. "Se vogliamo mantenere aperte le frontiere, abbiamo bisogno anche di un chiaro accordo sullo sci. Altrimenti è difficile andare avanti", ha precisato ancora. E mentre, in Italia i gestori degli impianti che lavorano in regioni come Veneto, Lombardia, Piemonte ed Alto Adige spingono per seguire l'esempio austriaco, il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, pur riconoscendo "l'impatto del blocco dell'attività sciistica, in termini economici per chi ci lavora e per i territori", considera, con "i numeri attuali" non "compatibile l'ipotesi di riapertura degli impianti" perché questo significherebbe "esporre il Paese ad una ripresa dei contagi". Dal canto loro il premier Conte prima ("a Natale misure sanitarie coordinate") ed il leader dell'opposizione Salvini poi, hanno invitato comunque l'Europa a "fare quadrato", assumendo decisioni valide per tutti. "La salute degli italiani viene prima di ogni altra cosa, ma i sacrifici vanno richiesti a tutti. Non avrebbe senso vietare lo sci in Italia e permetterlo in Austria. Serve una concertazione a livello europeo, fondamentale per evitare che quello che non si possa praticare in Italia si faccia in altri Paesi" ha chiarito il segretario del Carroccio. Infine, sempre in ottica Ue, una notizia sui tempi del Recovery Fund: il premier Conte ha avuto un lungo colloquio telefonico con Ursula Von der Leyen. "Nessun ritardo sul Recovery Fund, siamo in linea con il cronoprogramma" ha commentato il capo del governo giallorosso. "Italia sulla buona strada" la replica Presidente della Commissione europea.