"Parlare oggi di diritti dei lavoratori è un passaggio obbligato perchè nelle difficoltà sanitarie che stiamo vivendo sono emersi dei problemi che hanno messo in grande difficoltà i tempi e i modi del lavoro e richiedono delle misure nuove per affrontare già oggi in maniera recettiva quelle che dovranno essere norme e regolamenti all'inizio della ripresa, quando torneremo nella normalità": lo ha affermato il Segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (Cgie), in apertura dei lavori dell'assemblea plenaria dedicata ai problemi dei lavoratori in moilità o stanziali all'estero.

In particolare, ci si è concentrati sulla situazione europea con il contributo di Luca Visentini, Segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Etuc).

"Le prime risposte date in maniera straordinaria hanno voluto porre rimedio alla situazione emrgenziale sia sanitaria che del lavoro, che in Europa hanno visto per la prima volta un impegno del Parlamento e della Commissione europea e soprattutto gli interventi definiti ma non ancira attuati quali ad esempio il programma SURE e gli interventi di carattere economico e sociale che interessano non solo i Ventisette, ma anche i cittadini di questi Ventisertte che vivono in giro per il mondo", ha proseguito Schiavone.

"Ci troviamo di sicuro in una situazione emergenziale ma credo che lo stesso Cgie, nel suo piccolo, abbia dato delle risposte e promosso delle iniziative attraverso anche il nostro governo; serve capire come affrontare questa fase energenziale con delle restrizione dei diritti come la mobilità, che hanno effetto anche nel mondo del lavoro: anche all'interno dell'Ue sarebbe utile un'agenzia europea che lavori per seguire le politiche dei cittadini euopei ed extraeuropei in mobilità, è un obbiettivo che noi perseguiamo e si potrebbero compiere dei passi avanti in quella direzione", ha concluso il Segretario generale.

Visentini ha iniziato presentando il quadro – difficile – dei lavoratori migranti e precari prima della pandemia, seguita alla crisi del 2008: "la libertà di circolazione dei lavortaori è una delle quattro libertà fondamentali ma ha incontrato sempre degli ostacoli per dispiegarsi compiutamnete con uguaglianza di diritti".

Fra queste vi sono il dumping, la discriminazione, la competizione al ribasso: sono state colpite le condizioni salariali e l'accesso paritario ai mercati del lavoro; i lavoratori in mobilità hanno minori tutele e maggiori difficoltà di integrazione sciale in termini di salute, ammortizzatori sociali e sistemi pensionistici.

Esistono poi dei probelmi di doppia tassazione o di fiscalità non chiara, in particolare per i lavoratori frontalieri e distaccati: "Si è tentato di affrontare questi problemi nel'ultimo decennio con alcune revisioni dei quadri giuridici come la cosidetta 'direttiva distacchi' – alla quale moltissimi paesi (soprattutto le sending countries) si sono opposti per mantenere il vantaggio competitivo in materia di lavoro".

Questo quadro si è visto ulteriormente aggravato dalla pandemia: "Il blocco dei confini e il lockdown ha colpito particolarmente i lavoratori in mobilità: molti hanno perso il lavoro o si sono precarizzati e per la maggior parte di loro non è stato possisbile accedere agli ammortizzatori sociali posti in atto nei vari paesi (che spesso non si applicano ai lavoratori in mobilità)", ha spiegato Visentini.

"I lavoratori migranti e precari sono le due categorie che non hanno ricevuton quasi nulla in termini di compensazioni salariali o di sostegno al reddito: il SURE, oltre a dare denaro ai vari paesi doveva essere l'occasione di cercare per quanto possibile di armonizzare i vari sistemi di ammortizzatori sociali dei vari paesi in modo che potesse coprire tutti, compresi i migranti precari e atipici, e garantisca un sussidio dignitoso".

Per questo l'obbiettivo è quello di prorogare gli ammortizzatori per almeno alri 8 o 10 mesi perché "i soldi europei arriveranno in ritardo e si rischia una bomba ad orologeria in termini di disoccupazione (che potrebbe essere tripla rispetto alla crisi del 2008): SURE dev'essere rifinanziato anche per l'anno prossimo per coprire la proroga".

Inoltre, ha sottolineato Visentini, sul recovery plan i paesi devono presentare al più presto i propri piani, di cui la dimensione sociale deve essere uno dei pilastri, con il coinvolgimento delle parti sociali: la protezione del lavoro in mobilità deve farne parte.

A questo proposito l'Ue sta avviando numerose iniziative legislative, fra cui la revisione del regolamento 883/2004 sulla sicurezza sociale (contributi, pensioni, sanità – attualmente paralizzata dall'opposizione della maggioranza dei paesi membri: la questione sarà "uno dei pilastri della presidenza portoghese, che l'ha posta al centro del prossimo semestre, e che dovrebbe venire ratificata in un summit previsto a maggio con le parti sociali a Oporto", ha concluso Visentini.