Se non è il Mes - sul quale pure la maggioranza sembrava essere giunta ad un passo dall'accordo - ci pensa il "Recovery Fund" a sparigliare le carte del governo. Proprio non piace ad Italia Viva la "task force" messa in campo dal premier Giuseppe Conte per la governance sul "Next Generation Eu", il fondo di recupero" da 196 miliardi voluto da Bruxelles per fronteggiare la crisi economica provocata dalla pandemia di coronavirus. Una vera e propria "cabina di regia" nella quale il partito di Matteo Renzi non ha rappresentanti. Tuttavia, guai a dire all'ex "rottamatore" che è tutta una questione di "posti". La "struttura di Conte - argomenta, infatti, lui - pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi, a chi soffre". Ora: se "le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona" sbotta, polemico, il leader di Italia Viva. Tutto questo mentre il Consiglio dei ministri previsto per continuare l'esame del Recovery e, appunto, quello della "cabina di regia" voluta dal presidente del Consiglio (sull’attuazione dei progetti), è saltato. Cosa significa tutto questo? Semplice. Che l'esecutivo potrebbe anche impantanarsi, con il rischio serio di finire gambe all'aria. "Rottura? Spero proprio di no, ma temo di sì" si è limitato, non a caso, a replicare Renzi. Parole dure, le sue, che sembrano annunciare l'arrivo di nuovi e più pericolosi venti di crisi per l'esecutivo giallorosso. Per la verità a far da paciere ci ha provato Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, il quale ha invitato ad "abbassare i toni, pesare le parole, coinvolgere ed includere". Perché "il Paese è già molto provato e non ha bisogno di altri conflitti". Per il numero due del partito del Nazareno, bisogna "lavorare insieme per spendere bene e rapidamente tutte le risorse disponibili”. Un invito a ricucire, il suo, arrivato dopo i fendenti renziani. Con quale risultato, però, questo è ancora tutto da scoprirsi. Sì, perché da quest'orecchio, l'ex sindaco si Firenze ha mostrato di non volerci proprio sentire. A lui il "modus operandi" scelto da Conte per gestire i progetti del Recovery proprio non è andato giù. "Insistere su una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta su Facebook e che addirittura pretende di sostituire i servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier significa una follia. Noi abbiamo mandato via Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte”, ha rimarcato l'ex presidente del Consiglio finendo col mettere nel mirino anche il Mes. E facendolo, guarda caso, proprio alla vigilia del voto sulla risoluzione di indirizzo del fondo salvastati, in programma domani, in Senato (con Di Maio che si è appellato al senso di responsabilità dei pentastellati e Berlusconi che, all'opposto, ha ribadito il suo no alla riforma: "non risolviamo i loro guai" ha commentato). "Voglio che ci siano i soldi del Mes per la sanità. Più soldi con il Mes e meno soldi agli amici degli amici", ha attaccato il leader di Iv mandando un avviso a quanti, tra i 5Stelle, ancora si oppongono all'attivazione del fondo. "Molte cose non funzionano ma vogliamo dare una mano al governo, siamo pronti a fare la nostra parte, però non ci siederemo mai a un tavolo nel quale la torta da 200 miliardi è pensata per i consulenti romani e non per i cittadini italiani" ha poi concluso. Insomma: tra le forze della coalizione di governo, l'intesa sembra essere in alto mare. In queste ore i pontieri sono al lavoro nel tentativo di arrivare ad una quadra evitando così spiacevoli strappi sul piano da presentare nel più breve tempo possibile al Parlamento ed ovviamente a Bruxelles. Ma il rinvio del consiglio dei ministri conferma l'esistenza di forti turbolenze. "Non vogliamo far cadere il governo - ha sottolineato il presidente di Iv Ettore Rosato - ma il contenuto del Recovery Plan" sulla task force "è inaccettabile". Insomma: Conte è avvisato. Si preannunciano tempi durissimi.