Il progetto del Casiu relativo all'insegnamento dell'italiano nelle scuole uruguaiane per il 2021 ha scatenato una nuova forte polemica all'interno del Comites durante l'ultima seduta. Non è una novità, anzi, lo scontro con i rappresentanti della collettività italiana si ripete ciclicamente ogni volta che viene toccato l'argomento.

Come punto di partenza della vicenda c'è un'evidente ambiguità di carattere legale: la legge obbliga i Comites a fornire un parere sulle richieste di finanziamenti presentati dagli enti gestori per l'organizzazione dei corsi, mentre una recente circolare del Ministero degli Esteri ha introdotto nuovi requisiti togliendo questa obbligatorietà. "Tecnici del Ministero" citati dall'Ambasciata di Montevideo hanno precisato che il parere dell'organismo di rappresentanza riguarda soltanto le iniziative da destinare alla cittadinanza e non quelli relativi ai corsi nelle scuole che sono l'unica attività portata avanti dal Casiu. Ma al di là degli aspetti burocratici poco chiari l'argomento è stato ugualmente affrontato dal Comites che ha segnalato forti criticità nel nuovo progetto del Casiu presentato con il beneplacito dell'Ambasciata.

Per il prossimo anno è prevista l'organizzazione di 200 corsi in 38 scuole presumibilmente mantenendo la formula attuale con solo un'ora e mezza di lezioni a settimana. L'obiettivo è quello di "assicurare più corsi in tutto il paese" e "mantenere alta la qualità dell'insegnamento attraverso la formazione ". La cifra richiesta ammonta a quasi 140mila euro.

Questi corsi, ricordiamo, sono gestiti dal Casiu con il supporto dell'Ambasciata e la collaborazione del Dipartimento di seconde lingue dell'ANEP (Administración Nacional de Educación Pública) e vengono stabiliti da un accordo tra la stessa Ambasciata e il CEIP (Consejo de Eduación Inicial y Primaria) che va avanti dal 2003 e che viene rinnovato ogni anno.

"Anche questa volta" -ha affermato la consigliere Filomena Narducci intervenuta durante la seduta- "si ripete la stessa dinamica del passato dato che le proposte del Casiu sono praticamente uguali, solo che questa volta vengono definite come progetto. Non c'è niente di nuovo, l'introduzione della didattica online non fa altro che seguire la tendenza che si è stabilita con la pandemia. In passato il Comites aveva già espresso serie preoccupazioni per sollecitare un coinvolgimento della collettività nell'organizzazione di altri corsi e chiedere maggiore trasparenza nel funzionamento di questo organismo ma non ci sono state mai risposte".

La replica è arrivata dal dirigente scolastico dell'Ambasciata Antonella Agostinis che ha spiegato le novità nella nuova proposta del Casiu: "Prima l'ente presentava il bilancio con le attività mentre adesso c'è un progetto e questo rappresenta già un grosso cambiamento di prospettiva. È cambiata la logica nella parte didattica e nella metodologia, si include anche una parte digitale che prima non c'era mai stata. Quest'ultimo è stato un anno difficilissimo ma allo stesso tempo ci sono grandi prospettive future per la diffusione della didattica on line".

Un'altra questione fondamentale riguarda i nuovi requisiti stabiliti dal Ministero degli Esteri per poter accedere ai fondi; ogni progetto deve essere cofinanziato per lo meno al 20% con risorse proprie ma in Uruguay nessuno potrà soddisfare questa condizione come ha ammesso la stessa Agostinis parlando di evidente "debolezza" nel progetto del Casiu per la parte finanziaria mostrando però un cauto ottimismo: "Le risorse proprie nella domanda del Casiu sono molto basse, circa il 3,5% contro il 20% auspicato. Il Ministero è cosciente delle difficoltà che ci saranno in tutto il mondo e per questo ha promesso una certa tolleranza, gli enti gestori dovranno dimostrare nel tempo di migliorare".

MATTEO FORCINITI