In occasione della giornata del Contemporaneo, lo scorso 7 dicembre l'opera di Alberto Garutti 'Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora' è stata installata nel giardino dell'Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen.

L’opera consiste in una lastra di pietra della Majella inserita nel prato, sulla quale è incisa la frase che ognuno può far propria. Installata a partire dal 2004 in varie città, crea ogni volta relazioni e traiettorie invisibili tra i diversi luoghi. Questa rete di opere sparse è la metafora di una società complessa e costruisce una mappa di innumerevoli viaggi, esistenze e relazioni. È un lavoro che nella diffusione prende maggiore consistenza, si pone in contrasto con il sistema dell’arte imperante, che valorizza l’opera unica, e volutamente non reca la firma dell’autore.

Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora è un’installazione site-specific realizzata per l’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen in collaborazione con l’Associazione per l’Arte Contemporanea Zerynthia. A partire dal 2004, diverse versioni della stessa opera sono state installate presso l’aeroporto di Milano-Malpensa, la stazione di Milano-Cadorna, piazza S.M. Novella a Firenze, il Lac di Lugano, la Serpentine Gallery di Londra e la biennale di Kaunas, creando ogni volta una relazione particolare con il contesto circostante. Il lavoro di Alberto Garutti si concentra infatti sulla creazione di opere permanenti in grado di innescare relazioni e connessioni tra istituzioni, sia pubbliche che private, e il tessuto sociale di ogni luogo.

L’intervento si rivolge a tutti coloro che, attraversando gli spazi in cui la lastra è collocata, si fermeranno a leggere e a meditare su questo breve testo, divenuto parte integrante della pavimentazione o del suolo. In questo modo, l’opera vuole esplorare la fitta rete di relazioni che ogni persona attiva con la propria esistenza, svelando all’improvviso allo spettatore la complessità del proprio vissuto e sottolineando il valore dell’energia cinetica e potenziale racchiusa nella vita di ciascuno di noi. Ad esempio, l’opera collocata in piazza Santa Maria Novella a Firenze, invita i passanti a custodire la memoria della storia della città, ponendo l’incisione in dialogo con la lapide che nel loggiato della Leopoldina ricorda i detenuti politici deportati nei campi di concentramento nel marzo 1944. Questa costellazione di opere va dunque a costituire una sorta di mappa di infiniti viaggi, infinite esistenze, innumerevoli relazioni, e diviene metafora di una società complessa, stratificata e ubiqua, come la nostra.

Alberto Garutti