Egregio Direttore, nei giorni scorsi, a 89 anni, causa normalissima polmonite, è morto il celebre autore di alcuni tra i più grandi romanzi thriller e di spionaggio, John Le Carrè. Se non fosse stato per la volontà della moglie e dei quattro figli che hanno tenuto a precisare la morte per polmonite non legata al Covid, l'opinione pubblica sarebbe ancora convinta che nel mondo si muore solo ed esclusivamente per le complicanze del virus venuto dalla Cina.
In effetti, a cercare in rete, le informazione inerenti i decessi per influenza/polmonite, si fermano a fine 2018. Ma veniamo ai dati. Dall'inizio della cosiddetta pandemia, le conseguenze, o meglio le patologie pregresse preesistenti sommate al virus, hanno provocato (aggiornamento mondiale 16 dicembre 2020) 1,65 milioni di decessi. L'enciclopedia on line Wikipedia, narra che "Ogni anno, la polmonite colpisce circa 450 milioni di persone, il 7% della popolazione mondiale, e ciò si traduce in circa 4 milioni di morti".
Ma non solo. Il sito della Federazione Nazionale Unitaria Titolari di Famacia (Federfarma) riferisce che nel 2018 sono stati oltre 800mila i bimbi con meno di 5 anni morti nel mondo per polmonite: uno ogni 38 secondi. Poi il "miracolo": dal 2019 al 2020, nessun organo di informazione, ha più divulgato aggiornamenti sui decessi per "banale" polmonite. Le ipotesi ai prodigi delle inspiegabili guarigioni sono due: l'operazione Covid-19 nasconde regie occulte, o paradossalmente non tutto il male coronavirus è venuto per nuocere?
Gianni Toffali, Verona