di Pino Nicotri

La domanda sembra una boutade, ma non lo è neanche un po’. Il governo di Pechino ha auto l’impudenza di accusare la Lombardia di essere all’origine della pandemia.

Il Governo cinese s’è infatti rivolto all’Organizzazione​ Mondiale​ della Sanità (OMS) per chiedere di appurare se il virus della nuova stramaledetta pandemia è davvero nato in Lombardia, adducendo vari indizi.​

Indizi cinesi sul covid in Lombardia -​ Tra gli indizi citati dai​ cinesi​ ci sono non solo i risultati di alcune ricerche scientifiche, ma anche articoli di cronache locali lombarde. Articoli risalenti ai primi mesi del 2019 e addirittura all’ottobre del 2018. A leggerli oggi fanno una certa impressione: epidemie di polmoniti atipiche nel Bresciano rimaste, nonostante tutto, senza una spiegazione. Né allora né oggi. Come non fossero mai esistite…​

Lo stesso assessore regionale lombardo al Welfare, cioè di fatto alla Sanità, Giulio Gallera il 6 ottobre 2018 a fronte di oltre 500 casi di polmoniti nella sola zona di Bresso ha parlato di “situazione unica al mondo” e ha confessato:

“A Bresso abbiamo dovuto ammettere che non si è trovata sorgente certa di tutto questo. Situazione unica al mondo”.

Ma andiamo per ordine.

Covid, parla la Lega -​ Il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi il 3 maggio proclamava a petto in fuori:

“Siamo pronti a mandare all’ambasciatore cinese un acconto di richiesta danni da 20 miliardi. Nella prossima seduta del Consiglio regionale lombardo la Lega presenterà una richiesta in tal senso, per dare mandato alla Regione. È quello che stanno facendo negli altri Stati occidentali. Negli Usa alcuni singoli Stati hanno già denunciato e chiesto danni alla Cina per le conseguenze della pandemia da Covid-19. I membri del Congresso americano propongono leggi per dare la possibilità anche ai singoli cittadini di chiedere ingenti riparazioni a Pechino, e anche Australia e Gran Bretagna si dirigono decise in questa direzione.

Ma in Italia tutto tace -​ Solo in Italia, che eppure è uno dei Paesi piu colpiti dal virus, tutto tace. Sappiamo bene che il Governo giallorosso è genuflesso a Pechino, non siamo sorpresi, ma tutto ha un limite. Per cui, in assenza dello Stato, tocca alle Regioni dare un segnale forte. E la Regione Lombardia, dopo un passaggio in Consiglio regionale, sarà la prima a chiedere a Pechino il risarcimento per i danni subiti”.

Grimoldi declamava. E Fontana benediceva dai microfoni di Radio Popolare:

“E’ un’iniziativa presentata in Consiglio regionale che credo sia giusto portare avanti, quantomeno per conoscere un po’ meglio come sono andati i fatti e anche per cercare di far capire che d’ora in poi bisognerà essere molto più accorti: se si verificano situazioni di una gravità come questa, non si possono più tenere coperte dal segreto e nasconderle al resto del mondo. Credo che questo atteggiamento sia stato molto sbagliato”.

Sparate baldanzose e minacce alla Cina di sfracelli pecuniari rimaste chiacchiere. Tanto fumo, tanto orgoglio e tanto patriottismo lumbàrd, ma arrosto zero. Anzi, oggi si rischia pure di restare scottati. Molto scottati.

I cinesi scrivono all’OMS​ -​ I cinesi infatti nel documento inviato all’OMS rilevano alcuni fatti certi.

1) Il coronavirus portatore del Covid-19 era già presente lo scorso dicembre (2019) nelle acque reflue di Milano eTorino. Lo ha scoperto uno​ studio​ dell’Istituto Superiore di Sanità.​

​ 2) Una ricerca dell’Università Statale di Milano ha esaminato le malattie esantematiche dei bambini segnalate negli ospedali milanesi tra settembre 2019 e febbraio del 2020. E ha​ scoperto​ che un bambino di quattro anni, ricoverato lo scorso 21​ novembre 2019 per sospetto morbillo, aveva gli anticorpi prodotti come reazione al coronavirus del Covid-19. Coronavirus quindi circolante a Milano già quasi 100 giorni prima del cosiddetto paziente 1, Mattia Maestri, ricoverato la notte tra il 20 e il 21 febbraio all’ospedale di Codogno.​

 

C’è chi sostiene che quegli anticorpi del bambino possono essere stati provocati dal contatto con virus diversi da quelli che portano il Covid-19. Possono: ma non è certo. L’unica cosa certa è che quel bambino quegli anticorpi li aveva già il 21 novembre dell’anno scorso.

 

La ricerca della Statale, pubblicata dalla rivista Emerging Infectious Diseases, ha portato l’ex portavoce del Ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian a far notare che

“l’origine del virus è una complessa questione scientifica”.

3) – A confermarne la complessità ha provveduto uno studio multidisciplinare di ricercatori delle Università della Basilicata, di Cagliari, Sassari e Trieste ha messo in relazione la diffusione del SARS-Cov-2 in Italia con le particolari condizioni climatiche, atmosferiche, ambientali, geografiche ed economiche della Val Padana. E ha​ scoperto​ che tali particolari condizioni sono molto simili a quelle della regione cinese dello Hubei, della quale fa parte Wuhan.

Le cronache locali sul covid -​ Veniamo ora alle cronache locali dei primi mesi del 2019 e dell’ottobre 2018 che hanno incuriosito i cinesi.

Il 6 ottobre 2018 il Giornale di Brescia parlando dell’epidemia di polmoniti scoppiata nei comuni della Bassa​ titolava:

“EMERGENZA SANITARIA

Polmonite, ancora nessuna certezza sulle cause”.

E riportava le dichiarazioni dell’assessore Gallera:​

“Noi continueremo a lavorare con grande intensità. Ma non è detto che si giunga ad una soluzione. A Bresso abbiamo dovuto ammettere che non si è trovata sorgente certa di tutto questo. Situazione unica al mondo”.​

Lo stesso Giornale di Brescia otto​ giorni​ dopo, vale a dire il 14 ottobre, titolava:​

“Polmonite, la causa certa ancora non c’è”.

Per poi aggiungere:

“Legionella, il batterio. Torri di raffreddamento, le principali indiziate. Ma sulle​ cause esatte dell’epidemia di polmonite​ l’incognita è ancora – paradosso dei paradossi – la sola certezza”.

​ A Brescia epidemia di polmonite…

E, paradosso dei paradossi, tale è rimasta. Il 29 gennaio 2019 il Giornale di Brescia​ infatti​ titolava:

“L’INTERROGAZIONE -​ Epidemia di polmonite, le risposte non arrivano”.

E spiegava:

“Un mistero irrisolto. Chi sperava che l’approdo in Parlamento del​ caso polmonite​ avrebbe contribuito a fare chiarezza sulle cause dell’epidemia, si​ и​ dovuto ricredere.​ Il sottosegretario alla salute Luca Coletto, affrontando il tema in aula alla Camera dei Deputati, ha ammesso che non ci sono spiegazioni. Risposte che non tranquillizzano, anzi, considerate le dimensioni della vicenda: oltre 550 casi di polmonite, una cinquantina causati dalla legionella. Il tutto, in un’area ben circoscritta della Bassa bresciana orientale e dell’Alto mantovano, con sette comuni della provincia di Brescia coinvolti.​ Il sottosegretario ha spiegato che sono stati controllati gli acquedotti, il fiume Chiese,​ le torri di raffreddamento​ di alcune aziende, ma senza risultati significativi”.

Dopo una parentesi che pareva risolutiva, l’epidemia di polmoniti misteriose, solo in piccola parte dovute alla legionella, si ripresenta. E il 23 marzo 2019 sempre il Giornale di Brescia annuncia l’ottava morte sospetta su un totale di oltre mille contagiati della Bassa:

“L’epidemia di polmonite ha​ ucciso​ ancora”.​

Il virus muta e si adatta -​ Conclusione. Questo maledetto coronavirus muta e si adatta. E c’era un via vai​ incontrollato​ di manager lombardi tra Wuhan e la Val Seriana, epicentro della catastrofica mattanza da Covid nel Bergamasco, Come si può escludere – a parte le chiacchiere “patriottiche” – che il maledetto virus non sia comparso tra Brescia e Bergamo per poi sbarcare a Wuhan?

Le sparate di Fontana e Grimoldi contro la Cina diventeranno un boomerang? E’ possibile. Cina a parte, è però incredibile come in Lombardia sia stato sottovalutato – o ignorato? – (ANCHE) l’allerta, un vero e proprio allarme. lanciato dal nostro ministero della Salute già il 5 gennaio di quest’anno con la nota ​ 0000445-09/01/2020-DGPRE-DGPRE-P.

La nota aveva un Oggetto chiaro:

“OGGETTO: POLMONITE DA EZIOLOGIA SCONOSCIUTA – CINA”.​

E una altrettanto chiara segnalazione di allarme:​

“Il 31 dicembre 2019, l’Ufficio dell’OMS in Cina è stato informato che erano stati individuati casi di polmonite di eziologia sconosciuta (causa sconosciuta) nella città di Wuhan, provincia di Hubei, Cina”.​

Il 7 gennaio 2020, cioè due giorni dopo la nota del ministero, il Corriere della Sera titolava:

“Polmonite, picco di casi a Milano: può derivare da un’influenza trascurata”.

Per poi spiegare in sintesi:

“Si tratta di un processo infiammatorio in genere di natura infettiva, spesso provocato dal batterio Pneumococco. A volte però a causarla può essere un virus”.

E il 14 gennaio, vale a dire 9 giorno dopo l’allerta lanciato dal ministero, il Corriere di Como titolava​ beatamente:

“Polmoniti e complicanze respiratorie, ospedali super affollati”.​

Sospetti di collegamenti con quanto segnalato dalla nota ministeriale? NESSUNO. Tant’è che al titolo seguiva questo testo dell’articolo:​

“Non si allenta la morsa sui pronto soccorso comaschi, alle prese ininterrottamente da diversi giorni con accessi di pazienti ben superiori alla media stagionale. Una situazione causata in particolare da un’impennata di casi di polmoniti e complicanze respiratorie, in particolare in pazienti anziani e fragili. Nella giornata di ieri, l’ospedale Valduce ha così segnalato una situazione di criticità proprio legata ai ricoveri di pazienti con la polmonite”.

Con un passaggio che può spiegare perché anche in quel di Como gli ospedali sono diventati diffusori del Covid-19:

“Visto il numero elevato di casi, ben sopra la media – hanno fatto sapere dall’ospedale – già da giorni siamo costretti a ricoverare i pazienti utilizzando tutti i letti disponibili, anche in reparti diversi da quelli in cui dovrebbero essere sistemati questi malati. Abbiamo degenti con la polmonite in appoggio praticamente in tutti i reparti e questo di fatto blocca la normale attività dei singoli settori”.

Oltre a quanto riportato dal Corriere della Sera e dal Corriere di Como, quanti altri pronto soccorso e ospedali hanno ignorato in Lombardia l’allerta covid del ministero e contribuito quindi allegramente al dilagare della pandemia? Prima che col paziente 1 di Codogno venisse finalmente data la sveglia nella notte tra il 20 e il 21 febbraio.

Vale a dire, un mese e mezzo dopo l’allerta inutilmente lanciato dal ministero della Salute.​