di Giulia Berlardelli

 

In serata il Washington Post tira fuori la registrazione di una lunga telefonata in cui Donald Trump fa pressioni ripetute sul segretario di stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger, affinché “trovi” abbastanza voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden. Un ulteriore elemento che rende perfettamente l’idea del caos istituzionale che stanno vivendo gli Stati Uniti d’America, che provano a dar vita alla nuova legislatura. Perché se la forma è almeno in parte sostanza, l’insediamento di oggi del 117esimo Congresso degli Stati Uniti d’America la dice lunga sulle nubi che accompagnano l’alba dell’era Biden.​

 

Nel Paese dove la pandemia continua a mietere vittime, al punto che a Los Angeles​ mancano le bare​ per seppellire i morti, il giuramento dei nuovi eletti e il voto per la rielezione della speaker della Camera Nancy Pelosi si svolge senza la consueta pompa cerimoniale: i parlamentari compaiono solo per il giuramento, senza ospiti, e per il voto.​ Negli ultimi mesi oltre 50 membri sono risultati positivi e un giovane deputato è morto. Il nuovo Parlamento comprende oltre 60 neodeputati, compresi i 14 repubblicani che hanno sottratto i seggi agli avversari, anche se la Camera continuerà ad avere una maggioranza dem. Il controllo del Senato, invece, dipenderà dai due ballottaggi del 5 gennaio in Georgia,​ lo Stato del sud ex roccaforte repubblicana strappato per 12mila voti dal democratico alle presidenziali del 3 novembre.

 

Un senso di sospensione caratterizza il giuramento di un Congresso che è di fatto sospeso, come sospese sono le reali possibilità del presidente eletto Joe Biden di portare avanti con facilità la sua agenda legislativa. Domani, martedì 5 gennaio è il giorno della resa dei conti, con il doppio ballottaggio decisivo per il controllo del Senato. Il giorno successivo, a Capitol Hill, un altro appuntamento segnerà gli albori poco sereni della presidenza Biden, quando andrà in scena​ l’ultimo tentativo dei lealisti di Donald Trump​ – tra cui spiccano una dozzina di senatori – di sovvertire il risultato elettorale. Una mossa senza possibilità di successo, ma che la dice lunga sul clima politico incendiario che continua a respirarsi a Washington. Tanto più che ad appoggiare l’iniziativa è anche il vicepresidente Mike Pence, al quale spetterà, in qualità di presidente del Senato, la responsabilità di sovrintendere la sessione e dichiarare vincitore Biden.

 

Le elezioni in Georgia sono il terreno che deciderà quanto l’amministrazione Biden dovrà dipendere dagli umori dei repubblicani per portare avanti il suo programma. Se uno o entrambi i senatori in carica repubblicani - David Perdue e Kelly Loeffler - vincessero, il GOP manterrebbe una maggioranza ristretta; in caso di doppia sconfitta, invece, i partiti si ritroverebbero con 50 seggi ciascuno e la vicepresidente eletta Kamala Harris farebbe da ago della bilancia, uno scenario che consegnerebbe l’intero Congresso ai dem, spianando la strada alle ambizioni di Biden. Il democratico Jon Ossoff, un regista di documentari, è lo sfidante di Perdue, mentre il reverendo Raphael Warnock, pastore senior della storica chiesa nera Ebenezer Baptist Church di Atlanta, è l’alternativa a Loeffler.

 

Il Washington Post scrive di aver ottenuto la registrazione di una lunga telefonata in cui Donald Trump ha chiesto al segretario di stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger, di “trovare” abbastanza voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden. Il presidente alterna rimproveri, lusinghe, preghiere e minacce di vaghe conseguenze nel caso rifiuti di perseguire le sue accuse (infondate) di brogli, ammonendolo ad un certo punto che si sta assumendo “un grande rischio”.​ Raffensperger avrebbe risposto al presidente che i dati in possesso di Trump erano sbagliati. “Guarda - ha insistito il presidente - tutto quello che voglio fare è questo. Voglio solo trovare 11.780 voti, uno in più di quelli che abbiamo, perché abbiamo vinto lo Stato, io non ho assolutamente perso la Georgia. Assolutamente no. Abbiamo vinto per centinaia di migliaia di voti”. ​

 

La posta in gioco spiega perché, negli ultimi due mesi, la sfida in Georgia abbia raggiunto numeri da record, sia in termini di pubblicità sia di voto anticipato. Entrambi i partiti hanno inondato lo Stato meridionale con uno tsunami di pubblicità televisiva. Il voto anticipato, già protagonista delle presidenziali, ha infranto i record finora registrati per i ballottaggi, con 3 milioni di voti già espressi. “Questi sono numeri folli”, ha commentato Michael McDonald, professore di scienze politiche dell’Università della Florida citato da Reuters.

 

L’affluenza alle urne, cruciale per le possibilità dei democratici, è stata robusta; circa un terzo dei voti proviene da elettori afroamericani, rispetto al 27% circa di novembre. Bobby Jenkins, presidente democratico nella contea rurale di Randolph, si è detto fiducioso per l’alta affluenza nel voto anticipato nella sua contea, dopo un’aggressiva spinta porta a porta per ottenere il voto nero. “Tutto dipende da quanti repubblicani si presenteranno il giorno delle elezioni”, ha commentato.

 

I due ballottaggi hanno attirato l’incredibile cifra di 490 milioni di dollari in spesa pubblicitaria, secondo la società di monitoraggio AdImpact. Il team politico di Biden ha destinato almeno 18 milioni di dollari allo sforzo democratico, secondo una fonte citata da Reuters.

 

Come accaduto per le presidenziali, l’esito dei due ballottaggi potrebbe non essere immediato: in caso di risultati molto vicini, i risultati potrebbero rimanere poco chiari per giorni ed eventuali controversie legali potrebbero prolungare il processo. Per confermare la vittoria di Biden c’è voluta più di una settimana, e due riconteggi hanno spinto la certificazione finale dello Stato a dicembre.

 

Sia Biden che Trump oggi affiancheranno i rispettivi candidati negli eventi di chiusura della campagna elettorale. Biden interverrà al fianco di Ossoff e Warnock ad Atlanta oggi mentre la vicepresidente Harrisha fatto ieri campagna ​ a Savannah. Oggi Trump visiterà la contea repubblicana di Whitfield, nella Georgia nordoccidentale, ma molti osservatori sottolineano come finora i suoi comportamenti abbiano danneggiato anziché aiutato le chance del GOP locale. Il fatto di ripetere, da due mesi a questa parte, che le elezioni in Georgia sono state “illegali e non valide” potrebbe aver minato la fiducia dei repubblicani, dissuadendoli dal partecipare al voto.

 

Tra il presidente e gli esponenti del partito in Georgia, d’altronde, non corre buon sangue: Trump ha chiesto sia al governatore Brian Kemp sia al segretario di Stato Brad Raffensperger, entrambi repubblicani, di dimettersi dopo essersi rifiutati di sostenere le sue accuse di frode. I due candidati, Loeffler e Perdue, hanno mantenuto un goffo equilibrio, sostenendo le accuse di Trump pur presentandosi come un “firewall” contro la conquista democratica. I democratici Ossoff e Warnock, dal canto loro, hanno accusato i repubblicani di minimizzare la pandemia traendo profitto dalla vendita di azioni. Le indagini non hanno portato ad alcuna accusa, e sia Perdue che Loeffler hanno affermato di non aver diretto personalmente le vendite. Perdue è stato assente nei giorni di chiusura della campagna elettorale dopo essere stato esposto al virus. I repubblicani hanno programmato un party notturno elettorale ad Atlanta, mentre i democratici hanno dichiarato di voler evitare eventi in persona a causa della pandemia.

 

Se per i democratici l’obiettivo è univoco, vincere in Georgia e dominare il Congresso, il partito repubblicano continua a essere un mare in tempesta. Donald Trump, in rotta con chiunque non sostenga la sua crociata contro il risultato del 3 novembre, ha attaccato il Senato controllato dai repubblicani per aver cancellato il veto presidenziale alla legge sulla difesa, insieme al suo potente leader Mitch McConnell per aver bloccato la sua richiesta di un assegno anti Covid da 2000 dollari agli americani. La casa di McConnell e quella della speaker Nancy Pelosi -​ riporta la Cnn​ - sono state vandalizzate dopo l’altolà del Senato ad assegni più alti da 2.000 dollari a testa agli americani per gli aiuti contro la pandemia.

 

Per The Donald, ciò che conta più di ogni altra cosa ormai è il test di fedeltà del 6 gennaio, quando il Congresso dovrà ratificare il voto del Collegio elettorale. E’ di queste ore la notizia di almeno 11 senatori repubblicani pronti votare contro il conteggio dei voti elettorali, proponendo una commissione elettorale per condurre un “audit di emergenza di 10 giorni” sui rendimenti elettorali negli Stati contesi. Il gruppo comprende il senatore Ted Cruz del Texas, Ron Johnson del Wisconsin e James Lankford dell’Oklahoma.​

 

Il vicepresidente Usa Pence, che finora aveva deciso di non appoggiare le mosse che mirano a non concedere la vittoria a Biden, sembra ora aprire all’iniziativa del gruppo di senatori repubblicani. “Pence - ha assicurato il suo capo di Gabinetto, Marc Short - accoglie con favore gli sforzi dei membri della Camera e del Senato di utilizzare l’autorità di cui dispongono ai sensi della legge per sollevare obiezioni e presentare prove dinanzi al Congresso e al popolo americano” e condivide “le preoccupazioni di milioni di americani sulle frodi e le irregolarità nel voto”.​

 

Un cambio di strategia importante visto che spetterà proprio a Pence, in qualità di presidente del Senato, la responsabilità di sovrintendere la sessione di mercoledì e dichiarare vincitore Biden. La mossa dei fedelissimi di Trump è destinata a fallire, ma per lui sarebbe comunque un risultato: un partito repubblicano in fiamme e altra legna da ardere, in linea con la manifestazione “selvaggia” promessa per il giorno della Befana davanti a Capitol Hill. Con le parole d’ordine​ #StopTheSteal e #DoNotCertify, la​ MarchForTrump ha convocato gli irriducibili trumpiani per le 9 del mattino alla White House Ellipse, il parco a sud della Casa Bianca. “Ci sarò e sarà un giorno storico”, ha promesso su Twitter.