C'è una Brexit che non spaventa lo Stivale. O almeno non sembra preoccupare più di tanto l'export del Friuli Venezia Giulia - che da solo vale circa 740 milioni di euro - verso il Regno Unito anche se questi ha appena divorziato dall'Europa. Sì, perché, stando a quanto scrive il Messaggero Veneto, la Brexit, non dovrebbe pesare in negativo sull'andamento degli scambi commerciali con oltremanica, né in termini di ricavi, né in termini di quantità. Nessun prodotto, infatti, sarà gravato di dazi e questa è la cosa più importante per chi deve vendere un mobile, un macchinario, una coscia di prosciutto crudo o una bottiglia di Prosecco a Londra o a Liverpool. Vi saranno, è logico, aumenti di burocrazia, dovuti alla nuova documentazione che dovrà essere rilasciata in Dogana. Perché i controlli, sulle merci in entrata nel Regno Unito, sono stati ripristinati. Tuttavia, secondo il quotidiano del Nord Est, le associazioni di categoria friulane, le Camere di commercio e i cluster non sembrano affatto preoccupati della nuova situazione. "Da quello che registriamo a livello nazionale non dovrebbero esserci ripercussioni negative in termini di import-export" spiega, non a caso, il presidente della Camera di commercio Pordenone-Udine Giovanni Da Pozzo. "Chiaro che dovranno essere affinati gli accordi sugli aspetti burocratici, servono alcuni passaggi doganali e quant' altro. È nell'intelligenza di tutte le parti far sì che la burocrazia non diventi un ostacolo per le merci. Noi come enti camerali cercheremo di semplificare al massimo le procedure" è il suo pensiero. Meglio così.