Riportare in poche ore l'orologio degli Stati Uniti d'America quattro anni indietro. Joe Biden è pronto a mettere la firma su 17 ordini esecutivi che ribaltino da subito quelle che considera le più gravi "malefatte" di Donald Trump. In un processo di "Obamazione", il nuovo presidente interverrà subito su Covid, clima, immigrazione, ambiente, internazionalismo, etica, diversità e inclusione, per tornare ai tempi della sua amministrazione al fianco di Barack Obama.

Biden vuole lanciare da subito l'immagine di una Presidenza risoluta, con le idee chiare e una direzione di marcia opposta al suo predecessore, ma non basterà certo un pacchetto di atti per un reset di quattro anni di presidenza che hanno inciso in profondità nella politica e nella cultura americana e di un anno di pandemia che ha stravolto ogni regola del gioco.

Stretto in un giubbotto antiproiettile, in una Washington blindata e militarizzata, senza il suo predecessore al suo fianco, Joe Biden ha giurato sulla Bibbia di famiglia come 46° presidente, il più anziano di sempre (78 anni), affiancato dalla vice Kamala Harris, dalla First Lady Jill, circondato da appena mille ospiti, protetto da 25mila uomini della Guardia Nazionale. Ha pronunciato parole di conciliazione e di unità, ha evitato riferimenti a Donald Trump, rea rinnovato l'impegno a "guarire l'America", si dé dichiarato il "presidente di tutti".

Nessuno sconto, però, al trumpismo. Ecco perché, nelle ore immediatamente successive al giuramento, Biden siederà al "resolute desk" di epoca vittoriana, la scrivania dello Studio Ovale, e apporrà la sua firma sui primi provvedimenti per intervenire sugli abusi più intollerabili, ai suoi occhi, di quattro anni di amministrazione Trump. "Non c'è un secondo da perdere per affrontare le crisi che affrontiamo come nazione" è il messaggio consegnato a Twitter dal neo presidente. Ritornare a Obama per ripartire. Certo quell'America non era il Paese di Bengodi, ma questa America ha un futuro compromesso.

I primi atti riguarderanno lo stop alla realizzazione del muro anti-migranti al confine con il Messico; la revoca del 'muslim ban' (che limita l'accesso negli Usa per motivi di sicurezza ai cittadini provenienti da Iran, Libia, Somalia, Siria, Yemen, Venezuela e Corea del Nord); il rientro degli Stati Uniti nell'Organizzazione mondiale della Sanità; il ritorno nell'Accordo di Parigi sul clima; la revoca dell'approvazione del gasdotto Keystone XL; l'obbligo di indossare la mascherina nelle proprietà federali; il ripristino della protezione di alcune riserve naturali; il blocco dei pignoramenti per milioni di americani in difficoltà economiche a causa della pandemia; la non discriminazione per il Governo federale in base all'orientamento sessuale o all'identità di genere; la cancellazione della 1776 Commission voluta da Trump per promuovere una "educazione patriottica" ma capace di raccontare una storia distorta della schiavitù negli Stati Uniti; l'introduzione di nuovi standard etici per chi lavora nell'amministrazione federale. E così via.

"Il presidente eletto Biden agirà non solo per cancellare i danni più gravi dell'Amministrazione Trump, ma anche per iniziare a far avanzare il nostro Paese....queste azioni sono audaci, iniziano il lavoro per realizzare le promesse fatte dal presidente eletto Biden al popolo americano e, cosa importante, rientrano nel ruolo costituzionale del presidente". Poi arriverà il piano da 1.900 miliardi di dollari per fronteggiare la pandemia e la crisi economica, ma Biden se la dovrà vedere col Congresso.

L'ultima volta che si è insediata un'amministrazione democratica alla Casa Bianca era il passaggio da George W. Bush a Barack Obama. L'eredità era una terribile crisi finanziaria, una profonda recessione e due guerre (Afghanistan e Iraq), il capo dello staff Rahm Emanuel lo definì in modo piuttosto colorito un gigante sandwich di merda avvolto in un nastrino rosso. Barack Obama racconta nel suo libro autobiografico la complicata gestione della transizione e dell'esordio, soprattutto per far passare il Recovery Act al Congresso, ma anche per modulare le forze militari sui teatri di guerra e cambiare direzione in materia economica e ambientale. Obama impiegò di fatto i primi due anni di presidenza, lottando con un partito repubblicano arroccato sulle sue posizioni.

Era difficile a quel tempo immaginare un passaggio più traumatico, ma così sarà per Joe Biden. Crisi pandemica ed economica stringono gli Usa in una morsa: a complicare il clima ci sono l'insurrezione di Capitol Hill, i sospetti di connivenza delle forze di sicurezza, il procedimento di impeachment contro Trump che arriva in Senato. Davanti a Biden c'è poi un partito democratico con diverse anime al suo interno a cui rispondere e un partito repubblicano che si lecca ferite gravi e profonde. Ad agevolare l'azione potrebbe essere la convinzione di alcuni repubblicani di un necessario cambio di gestione rispetto all'amministrazione Trump: basta vedere il comportamento di Mitch McConnell, falco repubblicano che è stato un incubo per l'agenda di Barack Obama in Senato, oggi perfino critico e aperturista sulla messa in stato d'accusa di Donald Trump. Per lui e gli altri leader del Gop il principale compito ora è ridare fiato a un partito travolto dal trumpismo, in vista del midterm.

Diciassette ordini esecutivi lungo quattro assi per le quattro crisi che attraversano il Paese: pandemia, crisi economica, immigrazione e diversità, ambiente e cambiamento climatico. Il primo obiettivo è quello di tornare ai tempi di Obama, non sarà così semplice e, naturalmente, non basterà. Indietro non si torna, questa è un'America diversa e nasconde temibili insidie politiche, culturali, sociali. Nessuno prevede una luna di miele per Biden, la sua presidenza si inserirà subito in un clima infuocato. La scommessa è dare un forte impulso nei primi 100 giorni, soprattutto nella lotta a Covid, anche perché la storia insegna che i provvedimenti più complessi e controversi, se non si prendono subito, rischiano di non vedere mai la luce.