Ore cruciali per il futuro del Conte bis. L'operazione "responsabili" sembra, infatti, tramontare: lo dicono i numeri, che allo stato non sembrano aver fatto passi avanti nella direzione auspicata dalla maggioranza giallorossa. Nessun "costruttore" in arrivo, per dirla tutta. Non certo da Forza Italia, con Berlusconi apparso ormai allineato alle posizioni di Salvini (Lega) e Meloni (FdI), più propensi a chiedere il voto anticipato, in caso di crisi, che non a garantire il soccorso alla compagina di governo. Insomma: nessun soccorso all'orizzonte con un'opposizione che, mai come in questa fase, appare compatta. E in Senato i numeri restano striminziti. Da qui la mossa della maggioranza, in particolare richiesta dal Pd, sempre più in pressing sul premier Conte per chiedergli le dimissioni e quindi procedere con un nuovo reincarico, ma - e qui sta la differenza - provando a riannodare i fili del dialogo con la pattuglia dei transfughi renziani, gli unici in grado, con i loro voti, di garantire stabilità all'esecutivo. Però è stata proprio Italia Viva, con il ritiro delle ministre dal governo, ad aprire la crisi. E questo al M5S, partito di maggioranza relativa del Conte bis, proprio non va giù, a tal punto che dai grillini arriva un secco altolà alla ripresa delle trattative con Iv. Intanto, all'orizzonte, si profila il voto sulla relazione del guardasigilli Bonafede sulla giustizia: nel caso in cui l'Aula di Palazzo Madama dovesse bocciarla, per per l'esecutivo sarebbe la deadline.