A partire dal primo febbraio l'Uruguay tornerà a una riapertura parziale delle frontiere come era stato fino al mese scorsoAd annunciarlo, ieri sera, è stato il presidente Luis Lacalle Pou che ha illustrato la nuova misura che consentirà il ritorno nel paese degli uruguaiani residenti all'estero e degli stranieri residentiinsieme ad "altre eccezioni" che non sono state specificate e che dovrebbero essere regolamentate prossimamente.

L'Uruguay dunque si appresta a dire addio al regime della chiusura totale delle frontiere, un provvedimento questo che era stato preso a metà dicembre e che era stato poi esteso fino al 31 gennaio a causa dell'aumento vertiginoso dei casi di coronavirus.

Oggi il panorama è ben diverso e al momento le previsioni più pessimistiche sull'andamento della pandemia sono state sfatate. Nel frattempo il settore del turismo sta vivendo una crisi senza precedenti nel pieno di un'alta stagione anomala senza il pubblico massivo. Con il ritorno alla riapertura parziale migliaia di argentini potrebbero esserne beneficiati.

"Abbiamo riunito il Consiglio dei ministri per valutare la continuità o meno delle misure. Nelle ultime settimane il numero dei casi attesi di Covid-19 non è stato raggiunto e per questo si è deciso di tornare alla situazione che esisteva fino al 20 dicembre" ha affermato il presidente ribadendo l'importanza delle misure di controllo per far rispettare le quarantene che saranno rafforzate attraverso un lavoro di coordinamento tra i vari ministeri coinvolti.

Per poter entrare nel paese si mantiene lo stesso requisito precedente al decreto di chiusura: bisogna avere un risultato negativo al Covid 19 -con un test effettuato entro un massimo di 72 ore precedenti al volo- e mantenere una quarantena obbligatoria di almeno sette giorni una volta arrivati oppure fare un secondo tampone.

Lacalle Pou ha anche fatto riferimento alle trattative per l'acquisizione dei vaccini e ha confermato che queste sono in corso con tre laboratori, oltre a Pfizer e Sinovac, le cui dosi sono già state concordate. "Farsi vaccinare è una scelta buona ma sarà volontaria. È una libertà di solidarietà. Non è solo per me, ma per il resto della società. Siamo partecipi di una società ".