Si parla molto dei servizi consolari resi quotidianamente all'estero alle comunità italiane e ai cittadini stranieri con svariati interessi verso il nostro Paese.

Raramente però è messo in evidenza che questi servizi statali non sono un regalo per chi li richiede e che, com'è giusto che sia, esiste un vero e proprio "tariffario" consolare che in alcuni casi procura e supera il milione di Euro d'introiti per una sola sede consolare.

116 Euro per un passaporto, 21 Euro per una carta d'Identità, 16 Euro per un'autentica di firma, 80 Euro per una procura, 300 Euro per l'istruzione di una pratica di cittadinanza, se moltiplicati per i circa sei milioni di cittadini italiani residenti all'estero, cui si aggiungono gli innumerevoli aspiranti alla nostra cittadinanza, danno un'idea del volume degli introiti che quotidianamente, con il proprio lavoro, gli impiegati di ruolo e a contratto sparsi sulla rete estera procurano allo Stato Italiano.

Il bilancio economico della rete consolare è nettamente positivo. Nulla resta però a beneficio dei lavoratori consolari che lo consolidano col proprio lavoro quotidiano.

Lo dimostra l'ultima deludente e frustrante esclusione dalla legge di bilancio 2021 dei modesti 600.000 Euro richiesti per gli adeguamenti salariali per il personale a contratto sparso sulla rete consolare.

Mentre le entrate di alcuni singoli consolati superano abbondantemente il milione di Euro in un anno di attività, il Parlamento penalizza proprio chi contribuisce a uno dei rari esempi di positività di bilancio nell'azione dello Stato.

Grazie all'efficienza dell'erogazione dei servizi consolari è, per altro, possibile garantire introiti che servono anche a finanziare i contributi elargiti agli erogatori di servizi gratuiti per le collettività italiane all'estero come gli Enti gestori dell'assistenza scolastica e i patronati dei lavoratori.

Non mancano le sedi consolari che per impiegare i fondi incamerati fanno imbiancare le pareti per l'ennesima volta in uno stretto periodo. La cosa è di scarsa consolazione per l'uno o altro contrattista assunto in area extraeuropea con un salario di 300-400 Euro mensili, equivalenti a una scarsa dozzina di secchi di vernice!

La Confsal Unsa ringrazia tutti i parlamentari che in questi ultimi giorni si sono fatti portavoce delle nostre sacrosante esigenze, ricordando che basta qualche secchio di pittura in meno per rendere giustizia a una fascia di lavoratori che in prima linea rafforza lo Stato, prima di avanzare richieste a "fondo perduto".

CONFSAL UNSA COORDINAMENTO ESTERI