Nervi tesi in casa 5 Stelle dove, questa notte, si è svolta un'accesa assemblea con all'ordine del giorno il sostegno al governo di Mario Draghi. Nel tentativo di "contenere" la fronda dei contrari, capitanata da Alessandro Di Battista, la riunione dei gruppi parlamentari grillini ha preso il via poco prima delle 22 di domenica, trascinandosi fino a tarda notte. Dopo una breve introduzione del reggente Vito Crimi, è intervenuto il presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte.

PER CONTE IL M5S DEVE ESSERE DELLA PARTITA
Secondo quanto trapelato, l'oramai ex inquilino di Palazzo Chigi ha ribadito come, a suo avviso, il Movimento non possa tirarsi fuori dalla partita. "Non è il momento dell'auto-isolamento e dell'auto-esclusione", ha detto l'avvocato pugliese spendendo, poi, parole di elogio nei confronti di Mario Draghi, ritenendolo "una persona di spessore". "E' stato lui che ha posto le basi per superare le politiche di austerità: è un interlocutore da prendere in seria considerazione" ha detto Conte.

L'INVITO A DIFFIDARE DI CHI CI HA VOLTATO LE SPALLE
L'ex premier ha quindi invitato il M5S a tracciare una differenza tra gli alleati che si sono mostrati "leali" (Pd e Leu), e quelli che "hanno voltato le spalle" e ora cercano di "trarre vantaggio" dalla situazione politica, vale a dire la Lega di Matteo Salvini (nel primo governo gialloverde) e, con ogni probabilità, i renziani di Iv, colpevoli di aver affossato l'esecutivo giallorosso.

PORTE CHIUSE AL CARROCCIO
Ma più che contro i renziani, Conte ha puntato il dito contro i leghisti, ribadendo che bisogna fare di tutto per porre le "condizioni" affinché questi ultimi non siedano al tavolo". Il professore ha ammesso di temere "molto la presenza" del Carroccio soprattutto per l'utilizzo delle risorse del Recovery. Ad esempio, ha argomentato: "dobbiamo vigilare ed evitare che intervengano altri a declinare in altro modo la transizione ecologica, rendendola un mero slogan. Per tutte queste ragioni dobbiamo essere presenti: è difficile in questa fase, dire alcuni non li vogliamo, però ci sono dei margini per cui in modo astuto ci possiamo arrivare".

BISOGNA RIMANERE AL TAVOLO
Ai parlamentari pentastellati, l'ex premier ha ribadito che bisogna "rimanere al tavolo perché dobbiamo dare una prospettiva al Paese e altre soluzioni non ci sono. Ma ve lo dico io per primo: dobbiamo dimostrare di essere all'altezza delle sfide. Io ci sarò nelle forme e nei modi che riterrete giusti. Farò in modo di seguivi passo passo per accompagnarvi perché mi avete dato tanto".

IO MINISTRO? NON VOGLIO ANDARE AL GOVERNO
Quanto, però, ad un suo coinvolgimento diretto, magari con un ruolo di ministro nel nuovo governo, l'ex presidente del Consiglio è stato lapidario: "Non voglio andare al governo. Voglio che siate voi" a farlo.

LEZZI E TONINELLI CONTRARI A DRAGHI
Tra i vari interventi dei parlamentari, diversi hanno chiesto che la decisione definitiva sul sostegno al governo sia affidata al voto degli iscritti su Rousseau. Tra i più critici, i senatori Barbara Lezzi e Danilo Toninelli. "Se sosterrà il governo Draghi, il Movimento si suiciderà", ha sostenuto l'ex ministra per il Sud. Mentre l'ex titolare delle Infrastrutture ha sostenuto che per lui "è meglio stare all'opposizione che al governo con Forza Italia".