"Lavoro, ambiente e riforme". Questi i capisaldi individuati da Mario Draghi, i punti fermi sui quali basare l'azione del governo che verrà. Stando a quanto riferito dai partiti al termine del primo giro di consultazioni, in cima alle preoccupazioni del presidente del Consiglio incaricato ci sarebbe sì il tema dell'emergenza sanitaria e della revisione del piano vaccinale, ma poi, è l'assunto, bisogna pur iniziare a pensare a come rimettere in moto il Paese. E allora spazio alle politiche per il lavoro, al nodo legato al blocco dei licenziamenti. La crisi economica innescata dalla pandemia riguarda non solo chi ha perso il lavoro o chi rischia di perderlo, ma anche le imprese che sono molto indebitate: per questo, ha ribadito Draghi, sarà necessario fare qualcosa anche per il mondo del credito per evitare una crisi di liquidità. Alle delegazione delle forze politiche incontrate nel secondo giro di consultazioni Draghi avrebbe detto che per favorire l'occupazione, sarà necessario far ripartire i cantieri e favorire i lavori pubblici. E ancora: servono riforme di sistema, tutela dell'ambiente e scuola, capitolo, quest'ultimo, delicatissimo. "I ragazzi hanno perso troppe lezioni, bisogna riorganizzare il calendario scolastico" pare abbia detto, oggi, l'ex "numero uno" della Bce ai gruppi parlamentari incontrati nel secondo giro di consultazioni, a Montecitorio. Il superbanchiere avrebbe centrato l'attenzione sulle "10mila cattedre vacanti", puntando sulla necessità di trovare una soluzione al più presto, anche "assumendo nuovi docenti". E ancora: le tre grandi riforme prioritarie sono quelle inserite nelle linee guida della Commissione europea per ottenere i fondi del Recovery Fund: vale a dire fisco, pubblica amministrazione e giustizia civile. Questi, insomma, i punti essenziali, già fissati in agenda e sottoposti all'attenzione dei politici incontrati a Montecitorio nelle operazioni propedeutiche per il varo del nuovo governo. Intanto, sul fronte della squadra dei ministri chiamati a collaborare con il futuro premier, al di là del totonomine di questi giorni, si sa ancora poco. M5S e Lega chiedono una formula politica, pur con differenziazioni di accenti.