"Ma mi faccia il piacere" direbbe Totò. C'è un onorevole Trombetta che imperversa anche negli Stati Uniti. "Proud to be the pizza capital of the world". Chissà perchè stavolta Twitter, ultimamente così severo contro le fake news (vere o presunte) non ha bloccato, chiuso, cancellato l'account ufficiale della città di Chicago. Sì perchè per dirla sempre all'americana si tratta di 'bullshit' (in italiano str..zate o ancora meglio caz..te): Chicago non è la capitale del mondo della pizza.

L'assurdo post è arrivato in occasione del 'Pizza Day', ricorrenza nazionale negli Stati Uniti, ogni anno il 9 febbraio si celebra quello che probabilmente, anzi no, certamente è il piatto più famoso al mondo. E se per dirla alla romana si dovrebbe sì dare una pizza (uno schiaffo) a Chicago, negli USA hanno risposto a pernacchie, per dirla stavolta alla napoletana, alla auto-incoronazione: "It's a pizza", "This is a joke right?" ("È uno scherzo vero?"), "Your pizza is a casserole" già una casseruola che nulla ha a che vedere con la pizza. Risposte però arrivate solo per rimpallarsi il primato dentro ai confini nazionali.

E la battaglia è cominciata: Phil Murphy, governatore del New Jersey, si è accaparrato il titolo trasportandolo dall'Illinois al proprio stato. Un regno che è durato poco perchè subito dopo  è venuto fuori anche Dave Portnoy, celebre per il suo blog 'Barstool Sports', che ha immediatamente eletto New Haven nel Connecticut. Anche perchè sempre da quelli parti è stata presentata qualche giorno fa una proposta di legge per fare della pizza  il piatto ufficiale dello stato, creando una immediata reazione da parte di New York che da sempre si ritiene la capitale della pizza.

Ma se c'è qualcosa che unisce i quattro stati (Illinois, Connecticut, New Jersey e New York) è che la pizza, prima di essere adattata e spesso trasformata, l'hanno portata i napoletani. Tutto qui? No, perchè l'insurrezione contro le fake pizza alla fine ha coinvolto anche la vera, autentica, riconosciuta mondialmente, capitale: Napoli ovviamente. Solo per ricordare alcune date: la prima menzione della pizza tipica napoletana, marinara, risale al 1734, mentre la celeberrima 'Margherita' è del 1889, creazione del cuoco Raffaele Esposito in onore della Regina d'Italia Margherita di Savoia. A quel tempo gli americani non sapevano neanche cosa fosse la pizza.

E a guidare i patrioti della nostra pizza l'attore Salvatore Esposito, noto anche negli States per aver interpretato in 'Gomorra' Gennaro 'Genny' Savastano. "After Napoli, my USA friends". Ed è stato anche gentile, perchè sicuramente Chicago, se davvero parliamo di pizza, non può in una classifica posizionarsi alle spalle del Vesuvio. Dopo Esposito anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde ed ex ministro dell'agricoltura: "La Capitale mondiale è Napoli! Chicago si rassegni. Unesco riconosce Pizzaiuoli Napoletani. Dopo 2 milioni di firme dal 2017 l'Unesco riconosce #pizzaunesco". E questi sono stati i primi commenti, perchè poi sono partite (e mai come questa volta si può dire giustamente) le autentiche pernacchie napoletane: "Dear friend, non ricimm fesserie".

Caro amico (americano) non diciamo fesserie! La pizza infatti è nata a Napoli e lì continua ad essere la culla di un piatto senza eguali. E gli Stati Uniti? La prima pizza e poi pizzeria è stata Lombardi's a New York e si va indietro al 1905. In attività ancora oggi, si trova a Manhattan al 32 di Spring Street. Merito di un napoletano (e chi altro poteva essere?) Gennaro Lombardi che nella sua città, prima di emigrare negli Stati Uniti, aveva imparato l'arte. Da quel momento, e questo primato non si può togliere agli americani, è iniziata una esplosione, nei consumi, che non ha eguali al mondo. Per restare ai giorni nostri nel 2020 le pizzerie negli States hanno avuto vendite per 46,24 miliardi di dollari oltre la metà, per la precisione $27,61, rappresentato dalle catene di pizzerie. E pur con la pandemia il calo è stato minimo rispetto all'anno precedente chiuso con $46,34 miliardi.

Sempre nel 2020 dall'est all'ovest, da New York a Los Angeles, c'erano 78.092 pizzerie con il 53% rappresentato da ristoranti indipendenti. Le catene di pizzerie (per essere definite tali devono avere almeno 10 punti vendita) sempre l'anno scorso hanno visto una crescita arrivando a 36.213. Al primo posto per numero Pizza Hut, mentre per vendite il primato va a Dominos' Pizza che è arrivata anche in Italia. Ma diciamo la verità non sono certo queste le pizze autentiche.

Roberto Zanni