Lo stop alle riaperture alle piste da sci è stato di certo mal digerito dagli addetti ai lavori per la temporaneità della comunicazione: la proroga del blocco fino al 5 marzo a firma del ministro della Salute Robeto Speranza è difatti arrivata con meno di 24 ore di preavviso, quando tutto era oramai pronto e le spese per la messa in sicurezza della pista già pagate. Insomma, una brutta gatta da pelare per il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi. A protestare sùbito, dal punto di vista della politica, è stata la Lega tramite Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, rispettivamente capigruppo alla Camera e al Senato: “Non si può continuare con il 'metodo Conte', annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza”. I due poi rincarano la dose: “Aldilà di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”. Il tema dello sci, come quello dell’Ilva e di Alitalia, sono gli impegni più urgenti da trattare secondo il Carroccio e difatti il leader di via Bellerio Matteo Salvini ha incontrato i tre ministri della Lega Massimo Garavaglia, Erika Stefani e Giancarlo Giorgetti per affrontare questi argomenti: “In ufficio o sui territori, siamo pronti a incontrare famiglie e imprese da troppo tempo in attesa degli aiuti promessi. Garavaglia non sarà al ministero ma sul territorio per incontrare personalmente operatori dello sci e del turismo invernale. Gli altri impegni urgenti dei ministri della Lega saranno con le associazioni dei disabili e per affrontare i dossier lasciati aperti dal precedente governo: pensiamo a Ilva, Alitalia e al sostegno alle troppe imprese dimenticate”, le parole di Salvini. Sulla chiusura degli impianti da sci è intervenuta duramente anche Giorgia Meloni, numero uno di Fratelli d’Italia: “Quando verranno ristorate queste imprese? Quanti soldi verranno stanziati per pagare i danni di questa scelta? Chi dirà ai lavoratori appena assunti che da domani dovranno rimanere a casa? Ma soprattutto: come lavorate? È scandalosa la superficialità con la quale si prendono in giro cittadini e imprese, procedendo a tentoni, trattando gli italiani come sudditi”.

COLDIRETTI: "CHIUSURA COSTA AL PAESE 10 MILIARDI" La decisione del Cts è destinata, come prevedibile, ad avere effetti rilevanti non solo sulle piste da sci ma sull'intera economia italiana, il turismo invernale detiene un'ampia fetta del mercato del Belpaese. Prima dell'emergenza Covid - come stimato da Coldiretti - lo sci valeva tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera.