Quella di domani sarà una giornata importante per il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi che sarà in Parlamento per ottenere la fiducia tramite un discorso programmatico. L’economista prenderà la parola alle ore 10 nell’aula del Senato. Successivamente il testo arriverà alla Camera per poi tornare a Palazzo Madama per ricevere il primo sì al nuovo esecutivo. Giovedì, poi, il voto di fiducia verrà bissato a Montecitorio. I numeri parlamentari su cui l’ex presidente della Bce può contare sono ampi, quasi da primato. Le uniche variazioni dipenderanno da quanto ampio sarà il dissenso dentro il Movimento 5 Stelle, ancora fortemente diviso al proprio interno anche dopo la votazione sulla piattaforma Rousseau che ha dato via libera al sì a Draghi. Una situazione che potrebbe portare anche a una scissione di una componente pentastellata. Si vedrà già domani al Senato.

In ogni caso non è in discussione la tenuta della maggioranza. Anzi, si potrebbe superare il risultato di Mario Monti che nella fiducia iniziale ottenne 281 sì a Palazzo Madama e 556 sì a Montecitorio: record nella storia repubblicana. Ma è inutile negare che all’interno del governo ci siano tensioni tra i vari partiti della maggioranza. I partiti invocano un metodo di coordinamento tra i ministri e con le segreterie e i gruppi: sembra destinata a essere archiviata la stagione dei capi delegazione, si attende capire dal premier come intenda procedere. Ma i segretari sembrano già muoversi: Matteo Salvini e Nicola Zingaretti si sono incontrati ieri alla Camera, per circa mezz'ora, alla fine di una giornata molto tesa. Con attenzione agli equilibri interni alle forze politiche si svolgerà intanto la prossima partita dei sottosegretari. Ci sono 40 deleghe da assegnare, incluse quelle pesanti ai Servizi segreti, che Draghi potrebbe tenere per sé, e agli Affari europei.

Eppure, stando ai calcoli che girano in queste ore fra Camera e Senato, la ripartizione potrebbe esser così: 13 al M5S, 7 ciascuno a Pd, Lega e Forza Italia, 2 a Italia viva e 1 a Leu. I restanti 3 dovrebbero essere destinati ai piccoli partiti (Udc, Centro democratico, +Europa-Azione, Maie, Autonomie). Sempre se alla fine non spunteranno dei tecnici anche per i posti di sottogoverno. Certo è che l’obiettivo di Mario Draghi è chiudere il dossier entro la settimana, dopo il voto di fiducia di Camera e Senato.

Intanto continuano le tensioni tra la Lega e il ministro della Salute Robero Speranza sulla mancata riapertura degli impianti sciistici. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia (in quota Carroccio) ritiene che le scelte del governo abbiano provocato danni ingenti agli operatori economici della montagna e che questo danno debba essere indennizzato. L’accusa a Speranza è di aver mancato di rispetto ai lavoratori della montagna: “Qui c’è stato un danno che è stato arrecato per una scelta del governo. E i danni vanno indennizzati. È evidente che la stagione è finita, abbiamo sentito gli operatori e confermano che pensare di mettersi in campo dopo il 5 marzo senza certezze oggettivamente non ha senso. Stiamo già raccogliendo le prime istanze concrete ed è importante inserirle nel decreto Ristori”.