Manca un ultimo, fondamentale passaggio per chiudere la partita del nuovo governo Draghi: la nomina dei 40 sottosegretari. Inutile dire che la "sfida" si gioca tra i partiti dell'ampia maggioranza che appoggia l'ex "numero uno" della Bce, con un vero e proprio duello su quote e nomi che potrebbe portare a ridurre, se non ad annullare, la presenza di tecnici. Per non dire della necessità, ventilata da più parti (ovviamente in primis dal governo stesso), di fare in modo che per il 60% dei prescelti, almeno siano donne. Le deleghe più contese, manco a dirlo, sono quelle a Interno, Economia e Giustizia.

LA DISTRIBUZIONE PER I PARTITI
La suddivisione potrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere la seguente: 11 o 12 posti al M5S (alle prese con una "scissione" che inevitabilmente ne ha depotenziato il peso), 8 o 9 alla Lega (che è pur sempre il secondo partito di maggioranza), 7 o 8 al Pd, 7 a Fi, 2 a Italia viva, uno a Leu ed uno ai centristi. Ipotesi, sia ben inteso. Le solite voci di dentro. Perché, sì, si discute anche di numeri. Se, infatti, il M5s, dopo la spaccatura sulla fiducia, vedrà ridotta la propria rappresentanza a palazzo Chigi, il Carroccio, dal canto suo, fa sapere di aspettarsi almeno una decina di sottosegretari, o comunque più di quelli che spetterebbero si dem. Per questi motivi non si esclude che la lista con i nomi slitti a metà settimana, forse mercoledì.

LE RICHIESTE "ROSA" DEL PD
Molto, appare quasi evidente, dipende infatti dai partiti, a cui sono state chieste rose di nomi per completare la squadra di governo avendo scelto Draghi i ministri. Il Pd, dopo la bufera interna, dovrebbe indicare 5 donne su 7, ma in altre liste la quota non sarebbe rispettata. Quanto alla presenza di "non politici", si ipotizza che a un tecnico possa andare la delega ai Servizi, se Draghi deciderà di non tenerla per sé.

IDENTIKIT DEI TECNICI
E a proposito di "tecnici", per quanto concerne un po' di identikit, uno dei più gettonati è Ernesto Ruffini, direttore dell'Agenzia delle Entrate. E potrebbe essere lui a gestire la delega del fisco, in vista della riforma mentre l'Editoria, altra delega potenzialmente tecnica, potrebbe rimanere al dem Andrea Martella.

TANTI NOMI A 5STELLE
Sul versante delle nomine politiche, all'Economia potrebbero andare la grillina Laura Castelli (ma nemmeno si escludono new entry pentastellate come Gilda Sportiello, Barbara Floridia e Alessandra Maiorino), oltre ad Antonio Misiani (Pd) e Massimo Bitonci (Lega). Ancora; tra le riconferme per il M5S si fanno i nomi di Stefano Buffagni (Mise o Transizione), Giancarlo Cancelleri (Mit), Pier Paolo Sileri (Sanità) e Angelo Tofalo (Difesa)

LA LISTA DELLA LEGA
Per il partito di Salvini si vocifera di Stefano Candiani (al Viminale), Massimiliano Romeo (lascerebbe il posto di capogruppo a Gianmarco Centinaio) alle Infrastrutture, Lucia Borgonzoni all'Istruzione, Nicola Molteni all'Agricoltura.

CHI SCALPITA NEL PD
Nel Pd, oltre che di Martella e Misiani, si parla anche di Matteo Mauri (Esteri) e di Enzo Amendola (Affari Ue), con possibilità di new entry per Cecilia D'Elia o Marianna Madia, così come di possibili riconferme per le uscenti Anna Ascani (Scuola), Marina Sereni (Esteri), Sandra Zampa (Salute), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Lorenza Bonaccorsi (Cultura) e Alessia Morani (Mise);

LE NOMINATION AZZURRE
In Forza Italia, i nomi più gettonati corrispondono a quelli di dei senatori Francesco Battistoni, Gilberto Pichetto Fratin e Maria Alessandra Gallone e dei deputati Valentino Valentini, Andrea Mandelli, Giorgio Mulè (per loro si parla di deleghe a "industria, agricoltura, economia locale, ma anche giustizia").