di Roberto Menia

Innanzitutto un grande in bocca al lupo per la ri-uscita di Gente d'Italia. Poi....Non ci mancherà proprio “bostik” Conte, l’uomo così attaccato alla sua poltrona da essere capace di governare un giorno con la Lega (versione 1),  l’altro col Pd (versione 2) e pronto infine a buttarsi sui quattro gatti scottati, autodefinitisi “responsabili” per restare a galla.

Ma l’ultimo tentativo è fallito miseramente e le armi segrete aviotrasportate si sono rivelate un bluff: altro che aerei, qui volava un Merlo…

Già, anche l’ineffabile sottosegretario gaucho, buono per tutte le stagioni, a destra come a sinistra, non ci mancherà.

Ma neppure, sia chiaro, possiamo festeggiare.

Non l’abbiamo visto questo fiammeggiar di Draghi. Doveva essere il governo dei “migliori”, quello appena nato a guida dell’ex governatore della BCE: ma vi abbiamo ritrovato molti di quelli che già avevano colorito di ridicolo o di patetico il precedente governo Conte.

Per restare sull’estero vien da chiedersi come sia stato possibile confermare a rappresentare l’Italia nel mondo un ministro, Di Maio, che litiga col congiuntivo né conosce la consecutio temporum, uno che parla di “vairus” (anziché virus, latino)  per far credere di parlare inglese.

E poi c’è tanto altro ancora, che dà il segno della continuità con il precedente governo Conte, non certo il colpo d’ala promesso...

Si combatte la battaglia del Covid: in Italia i vaccini continuano ad arrivare pochi e in ritardo, escono notizie incredibili (e degne di attenzione da parte della magistratura) sul supercommissario Arcuri, e lui è ancora lì. 

Draghi riconferma ministro della salute Speranza, la cui unica cosa buona è il cognome. Aveva scritto un libro, dal titolo “Perché guariremo”: l’hanno ritirato dalle librerie lo stesso giorno in cui era uscito, perché erano riesplosi i contagi.

Continua il valzer dei colori, zone rosse, arancioni, gialle, bianche, a pois. Ci saremmo aspettati uno stop, nel nome del rispetto della costituzione e della legalità, da parte del nuovo governo alla politica dell’utilizzo dei DPCM (palesemente illegittimi e già tali dichiarati in diverse sedi giudiziarie) introdotta dall’azzeccagarbugli Conte; invece ci hanno appena comunicato che l’emergenza è prorogata (per ora) al 6 aprile …

In questo stato di semilibertà collettiva o piuttosto di arresti domiciliari coatti, intanto hanno già chiuso 200.000 aziende. Molti moriranno di fame, non di Covid. Nessun segno d’inversione alla politica delle chiusure, anzi. Draghi ha detto chiaro che una delle missioni del governo è  quella degli “aiuti selettivi”, teoria a lui cara già declamata al G20 e al meeting di CL. In pratica chi fa profitti verrà aiutato, gli altri saranno abbandonati al proprio destino. Un tempo si diceva “nessuno sarà lasciato indietro” e si parlava di solidarietà nazionale; oggi si va verso la distruzione dell’economia diffusa a favore di aggregazioni sempre più grandi e senza bandiera, figlie di un’economia di banche, finanzieri e speculatori.

Guarda caso, in tempi di Covid, mentre chiudono i ristoratori e tanti altri poveri cristi, imperversano Amazon, le Big Tech, i colossi farmaceutici. E intanto i “ristori” non si vedono o sono irrisori  e all’orizzonte incombono lo stop alla sospensione dei pagamenti delle cartelle erariali ed il via a 300.000 verifiche fiscali per le partite iva…

La politica, quasi tutta almeno, abbozza. In parlamento, salvo Giorgia Meloni e cespugli sparsi, tutti i partiti hanno  accettato l’ennesimo commissariamento,  legittimando di fatto il disegno dell’inquilino del Quirinale, che già pubblicamente aveva detto di non voler portare l’Italia ad elezioni nonostante non ci fosse più una maggioranza politica.

Lo scaltro Draghi, su questa lunghezza d’onda, ha raffigurato il suo come “governo che nasce  in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato”, e dunque “non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca, riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti”.

E così adesso stanno al governo tutti, improbabilmente e appassionatamente, assieme: da Zingaretti a Salvini. 

Già… Salvini. Come interpretare il suo improvviso doppio salto mortale carpiato e la sua conversione al “governo europeista” di Mario Draghi?  Ragion di stato dice lui, l’esigenza di rispondere all’appello del Capo dello Stato in un momento difficile per l’Italia. Speriamo, alla fine, di poter dire che ha fatto bene a non lasciare che Draghi guidasse un i governo sinistrorso  con la medesima maggioranza del Conte bis, ma per il momento i segnali non paiono certo positivi.

Quel che invece sappiamo con certezza è che solo Giorgia Meloni, con Fratelli d’Italia,  ha dimostrato un’invidiabile coerenza tra parole, comportamenti e fatti conseguenti ma anche (e qualcuno di sponda opposta l’ha sottolineato, dispiacendosi di doverle rendere l’onore) nell’adesione ai principi costituzionali: questo è un tempo in cui, con la scusa della pandemia si è attentato ai nostri diritti di libertà, di circolazione, di intrapresa, di espressione, di riunione, e infine si è privato il popolo italiano del diritto di votare. Ma quel giorno arriverà. E tante cose cambieranno…

Roberto Menia

Responsabile Fratelli d'Italia nel mondo