di Franco Esposito

Ha suolato di brutto Antonio Conte, l’allenatore milionario dell’Inter capolista in Italia del campionato serie A. Scuciti all’incauto tecnico leccese fior di milioni di euro. La suola si è verificata durante il periodo in cui Conte ha lavorato a Londra, allenatore del Chelsea che con lui alla guida ha conquistato il titolo della Premier. Nella truffa all’allenatore centra punto Roman Abramovic, il magnate proprietario del club titolare di un passato non limpido, assai opaco. Conte è stato bellamente raggirato da un broxer di origini campane, il capuano Massimo Bocchicchio. Furbo come un gatto, un imbroglione truffatore in giacca e cravatta, sempre elegante, abiti firmati, affabile, convincente, grande affabulatore. Un artista della truffa, evidentemente. Ma non è Conte l’unico italiano finito nei raggiri, autentiche acrobazie della truffa, del famigerato Bocchicchio.

Il broker pare sia riuscito ad incastrare una buona quantità di rappresentanti della Roma bene. Introdotto, a quanto si dice, nel mondo dorato della Capitale da un cospicuo personaggio, ignaro a lungo delle capacità truffaldine di Bocchicchio. Giovanni Malagò, già presidente del Circolo Canottieri Aniene e attuale presidente del Coni e membro italiano del Comitato Internazionale Olimpico, gli avrebbe facilitato la strada. Avrebbe introdotto, senza avere contezza delle capacità di questo re della truffa, negli ambienti giusti. Quelli che contano abitati da gente che può disporre di un sacco di soldi. I ricchi della riva del Tevere. Persona di mondo, Giovanni Malagò. Intelligente e sensato, abile diplomatico, politico franco, titolare di una rilevante posizione economica, il compenso annuale che gli tocca da presidente del Coni girato in beneficenza, oggi ha cambiato opinione su Massimo Bocchicchio, cinquantuno anni, figlio lui di un carabiniere. “Mai darei a lui i miei soldi”.

E una cosa appare di lampante chiarezza: Giovanni Malagò è estraneo all’inchiesta che promette clamorosi sviluppi. Ma chi è davvero Massimo Bocchicchio? Detto dei natali, risulta che vent’anni fa fu radiato dall’Albo dei procuratori finanziari italiani. Il motivo? Un raggiro, una truffa, ai danni di due signore. Tutto dimenticato, e nel tempo molti soci del circolo Aniene sono diventati suoi clienti. Il truffatore sa come intrufolarsi. Un artista anche in questo senso. Convinceva la ricca clientela ad affidargli i soldi in cambio della promessa di investimenti con guadagni sull’ordine del dieci per cento. Si fidavano di lui quasi tutti. Godeva di grande credito, e come negare la fiducia a un broker che aveva lavorato in banca a Londra, possiede sette quadri di Schifano, tre ville a Roma, Londra e Capalbio, due litografie di Andy Warhol e oggetti d’antiquariato da 700mila euro? Prometteva guadagni, mai arrivati. Solo parole, imbrogli. Per tutti, ora, è il “Madorf dell’Aniene”.

Manager della Hsbc dal 2008 al 2012, in seguito all’apertura dell’inchiesta è diventato introvabile. Sparito, pare sia a Dubai. I finanzieri continuano a cercarlo per notificargli il sequestro di 10,8 milioni di euro. Bochicchio è accusato dalla Procura di Milano di aver occultato ingenti somme attraverso le sue società londinesi, Tiber Capital e Kidman Asset Management. I risparmi che gli hanno affidato imprenditori, petrolieri, vip. Somme disperse in una moltitudine di scatole cinesi tra Singapore, Hong Kong, Emirati Arabi, Isole Vergini britanniche. “Capitali sottratti a imposizione fiscale, proventi di bancarotte fraudolente”. Accuse pesanti che è possibile leggere nel decreto di sequestro. In parole povere, riciclaggio. Indagato Bocchicchio a Milano ma anche a Roma per “truffa e appropriazione indebita”.

Gli effetti e la paura derivanti dalla pandemia fanno passare un tantino in seconda piano la portata e l’importanza dell’operato truffaldino del broker. Pare abbia suolato quasi due miliardi a un centinaio di persone. Oltre a Conte nella micidiale trappola sono finiti Marcello Lippi, ex ct della nazionale campione del mondo 2006, a lungo operativo in Cina, e suo figlio Davide, i calciatori El Sharaawy, fresco reduce dalla Cina pure lui, e Patrice Evra, nazionale francese e già colonna del Manchester United. Il telefono di Bocchicchio è diventato muto, da quando la truffa plurima è all’attenzione della Guardia di Finanza e delle procure. Antonio Conte, allenatore dell’Inter, è ovviamente infuriato. Ha messo nelle mani dell’ineffabile broker 30 milioni di euro. Altri fino a 70. Conte pare se la sia presa con Giovanni Malagò. Nella scorsa primavera il presidente del Coni ha venduto a Bocchicchio il suo yacht magnum “Joker”, di proprietà del papà.

Il Masdorf romano ne ha combinate di grosse. Partendo, a quanto pare e si dice senza reticenza alcuna, proprio dal Circolo Aniene. Gli inquirenti milanesi hanno messo le mani sulle acrobazie finanziarie di Massimo Bocchicchio grazie all’ascolto dell’utenza telefonica del presidente del Coni, nell’inchiesta che riguarda la nomina di Gaetano Miccichè alla presidenza della Lega Calcio e l’assegnazione a Sky dei diritti tv per la trasmissione delle partite del campionato di calcio serie A. Malagò intercettato la scorsa primavera. A questo punto, trema la Roma che conta, la parte della città che ha i soldi. Quei ricchi signori che hanno perso i loro investimenti per decine di milioni di euro. Bocchicchio, in questo senso, ha portato a compimento un’autentica strage.