DI MATTEO FORCINITI

Ogni due anni dovrebbe convocare elezioni secondo il suo statuto e invece da un anno tutto tace. Stiamo parlando dell'Aiuda, l'Associazione Italiana in Uruguay di Assistenza che riceve finanziamenti pubblici per svolgere un ruolo che è fondamentale in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.

Alla Casa degli Italiani di Montevideo però da un anno si vive una situazione anomala con il presidente Mario Piastra e il suo intorno che non mollano la poltrona con la scusa della pandemia: un chiaro abuso di potere da parte dei gestori di un'associazione che sta violando palesemente uno dei principi basici del suo funzionamento interno come denunciano a Gente d'Italia alcuni soci.

Ma andiamo per ordine per capire le tappe principali di una storia che dovrebbe far preoccupare tutti a cominciare dalle istituzioni italiane in Uruguay avvolte in un silenzio imbarazzante. Chi dovrebbe controllare (l'Ambasciata) cosa ha fatto in tutto questo periodo?

Il 15 marzo del 2020 è la data stabilita per eleggere la commissione direttiva dell'Aiuda con le sue consuete elezioni. Due giorni prima però in Uruguay scatta l'emergenza sanitaria: in quei giorni il paese vive una sorta di chiusura volontaria, non c'è un obbligo vero e proprio del governo per restare a casa ma moltissime attività vengono sospese come misura cautelare di fronte all'avanzata del coronavirus che sta bloccando il mondo.

I mesi passano, in Uruguay comincia a diffondersi la nuova normalità fatta di mascherine e protocolli mentre l'emergenza viene tenuta a bada. Il paese riparte a pieno, la stragrande maggioranza delle attività ritornano. La nuova assemblea dell'Aiuda viene fissata per il 30 luglio ma pochi giorni prima ai soci arriva la comunicazione di un secondo rinvio: tra Montevideo e Rivera si registrano alcuni focolai, sembrano casi circoscritti e tutto continua a funzionare normalmente nel paese tra mascherine, gel alcolici e distanziamento che consentono di poter realizzare incontri senza alcun problema. L'Aiuda però non è dello stesso parere e decide di sospendere nuovamente le elezioni motivando la decisione con il fatto che il presidente è considerato come persona ad alto rischio.

Da allora non si è saputo più nulla e di elezioni non se ne parla più. L'argomento viene dimenticato. La realtà è che dopo un anno le autorità dell'Aiuda continuano a restare in carica nonostante siano carenti della legittimità democratica ormai scaduta.

"Posso capire che le elezioni venivano posticipate all'inizio, nel primo periodo dell'emergenza, ma poi? Perché continuare ad aspettare tutto questo tempo?" si chiede Filomena Narducci, socia dell'associazione oltre che membro del Comites di Montevideo. "In Uruguay funziona praticamente tutto, basta seguire i protocolli. Il momento del voto arriverà, lo spero, ma chi ricopre cariche elettive deve ricordarsi del vincolo di mandato nel rispetto del collettivo. Sia chiaro, questa situazione non è buona per nessuno e non ci sono interessi di parte. Qui ci sono problemi grossi da affrontare perché il periodo è estremamente difficile e dobbiamo seriamente riflettere su che tipo di collettività esiste oggi in Uruguay".