Game over. Passeranno giorni, forse settimane per la separazione formale, ma con tutta probabilità la lunga storia dei Casaleggio con il Movimento 5 stelle si è interrotta. Sul Blog delle stelle appare un post, firmato Associazione Rousseau. Già dal titolo si capisce che tira una brutta aria: “Manifesto controvento”. È l’annuncio della presentazione, mercoledì prossimo, di un vero e proprio manifesto politico, che si annuncia come totalmente antitetico alla linea governista portata avanti fin qui da Beppe Grillo e da tutta la dirigenza del Movimento. “Per tornare a volare alto - si legge - dobbiamo anteporre le idee alle persone, le riforme alle poltrone, l’esempio personale al cambiamento che vogliamo vedere negli altri”.

La rinnovata creatura di Davide Casaleggio definirà “un perimetro solido e ben definito di termini e condizioni di utilizzo dell’ecosistema Rousseau”. Vito Crimi è furioso, lo scontro con il figlio del fondatore va avanti con aspri botta e risposta da mesi. Il solitamente misurato Stefano Patuanelli è caustico: “Auguri a Rousseau. Il movimento non va di bolina ma col vento in poppa e con Conte”. Se ci fosse bisogno, dai vertici del Movimento spiegano quale sia l’interpretazione corretta: “Se ci fosse stata mezza possibilità di regolare il rapporto con la piattaforma come erogatore di servizi, ecco, da oggi questa possibilità non c’è più”. Dalla stanza dei bottoni 5 stelle i toni sono ancor più tranchant: “Ci sta facendo la guerra, è una pietra tombale sui rapporti con il Movimento”.

Una frattura clamorosa, senza precedenti nella galassia pentastellata. Interviene il fondatore, che rilancia con un chilometrico post dal suo di blog nel quale il vento è al massimo una brezzolina primaverile e in ogni caso non è per nulla contrario: “La rivoluzione mite del Movimento 5 stelle” è di fatto un lungo e articolato post sulle ragioni per le quali M5s è al governo e ha fatto bene a entrarvi. Non una parola su Rousseau, non una parola su democrazia diretta e votazioni online, la promessa rivoluzione culturale delle origini dalla quale ormai si è abdicato da tempo e che da oggi è a tutti gli effetti un orpello narrativo per una storia che è andata da tutt’altra parte. In Parlamento non si trova un 5 stelle che stia con l’imprenditore milanese.

“I parlamentari versano alla piattaforma soldi per avere in cambio un servizio informatico”, dice Sergio Battelli, per anni tesoriere alla Camera. La sua visione è drastica: “Qui siamo in presenza di un manifesto politico. Le nostre strade non sono più parallele ma perpendicolari”. L’incidente è conclamato da Enrica Sabatini, braccio destro di Casaleggio e tra i fondatori dell’Associazione Rousseau: “La tecnologia non basta, è imprescindibile che i valori e i principi ai quali ispirarsi vengano definiti in modo chiaro”. Una sottolineatura che implicitamente pone fuori da quel perimetro i riferimenti attuali dei 5 stelle. “Ma loro ci devono fornire la tecnologia, i valori sono quelli 5 stelle”, replica un parlamentare mostrando la ricevuta di uno dei versamenti fatti all’associazione, che nella causale effettivamente di una funzione di servizio parla: “Contributo per il mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l’attività dei gruppi e dei singoli parlamentari”.

“Ma se uno si disiscrive da Rousseau, perché onestamente non mi vedo nel suo disegno politico ma in quello del M5s, si disiscrive anche dal M5s?” Si chiede Patrizia Terzoni. “Onestamente - prosegue - non posso essere iscritta ad un’associazione che fa guerra al partito di cui faccio parte”. Qui si entra nel caos delle carte bollate del Movimento. Perché fino ad oggi la “certificazione” dell’iscrizione, e dunque dell’appartenenza al partito, è avvenuta tramite Rousseau. Finanziato dagli ormai celeberrimi 300 euro al mese elargiti dai parlamentari come previsto dal documento sottoscritto al momento della candidatura. Alla risoluzione dei rapporti con la piattaforma, secondo i vertici del Movimento, si può tuttavia procedere senza vincoli di sorta, non essendo legati, il Movimento da un lato e Rousseau dall’altro, da un contratto di servizio. Non è di questa idea Casaleggio, che ha già richiesto circa 400mila euro di arretrati, accumulati in ragione dei tanti che, nel tempo, hanno deciso di non pagare.

“Quei tanti da domani saranno tutti”, spiegano dai 5 stelle. Un ruolo potrebbe averlo avuto Giuseppe Conte, che nell’accettare un’investitura da leader ha chiesto di essere liberato dai legacci di un passato lastricato di scatole cinesi e scarsa chiarezza nell’architettura di un palazzo traballante. “Si va verso una nuova associazione”, spiega una fonte che sta lavorando al tema. Lo scopo è mandare in soffitta l’attuale scatola formale che contiene il Movimento, per ripartire da zero: un nuovo statuto, via le vecchie pendenze, probabilmente via anche Rousseau. Condizioni che hanno contribuito allo strappo. Conte rompe un silenzio che durava da giorni. Per prendere posizione nella guerra interna a quello che sarà il suo partito? Assolutamente no, per commentare le dimissioni di Nicola Zingaretti dalla segreteria del Pd. Un gelo più eloquente di tante parole.

La convinzione è che per forza di cose Casaleggio si avvicinerà agli scissionisti più di quanto non abbia già fatto nelle ultime settimane, con i quali sembra ormai condividere obiezioni e critiche, mentre ancora incerto sembra il coinvolgimento di Alessandro Di Battista. Il problema che rimane pesantemente sul tavolo è quello del database. È Rousseau e solo Rousseau ad avere le chiavi dei server dove riposano nomi, dati e recapiti di tutti gli iscritti M5s. La certezza è che avere un movimento dentro il Movimento finanziato con i soldi degli esponenti del Movimento è si colloca a un livello di contraddizione insostenibile anche per le cangianti linee politiche dei 5 stelle.

PIETRO SALVATORI