di FRANCO ESPOSITO

Svoltato il festival di Sanremo, in Rai si accenderanno fuochi d’artificio. Un tenero eufemismo questo a camuffare le guerre annunciate per le nomine. Accade puntualmente quando al vertice del Governo sopravvengono cambiamenti radicali. Pare che Mario Draghi non intenda in assoluto, prorogare il mandato dei vertici Rai. Fabrizio Salini e Marcello Foa dovranno andarsene, fare le valigie, nel momento in cui, a maggio, gli azionisti dell’Ente di Stato procederanno all’approvazione del bilancio. Tutti i partiti sarebbero d’accordo su questa esigenza di rinnovamento, ad eccezione del Movimento Cinque Stelle, ovviamente. Pd e Lega stanno già esercitando un poderoso pressing sul Governo. “Subito nuovi vertici”.

Fabrizio Salini e Marcello Foa hanno fiutato l’aria. E soprattutto convengono che per loro due non è più aria nelle alte sfere della Rai. In combutta o in concerto – fate un po’ voi – hanno scelto una strategia mai applicata in passato. Adesso operano insieme, laddove una soluzione di questo genere ha rappresentato, per entrambi intesi come il cane e il gatto, il diavolo e l’acqua santa, qualcosa di molto prossimo alla bestemmia. I ministri Franceschini e Giorgetti, per conto il primo del Pd, l’altro leghista della prima ora, sono da giorni al lavoro, in previsione dello stop governativo a Salini e Foa. Gli intendimenti sono questi, palesi, pubblici ormai: il rilancio Rai passerà attraverso l’affossamento dell’attuale amministratore delegato, in quota M5S, e del presidente voluto e poi rinnegato da Matteo Salvini.

Uniti in un unico asse, Pd e Lega condividono pienamente la necessità e l’urgenza di procedere alla “decapitazione dei manager assurti al trono nella stagione del governo gialloverde. Il Conte 1, benedetto da M5S e Lega”. Salvini e Foa starebbero attrezzando una solida linea difensiva. In tandem contano di respingere l’assalto all’ambita diligenza parte di Pd e Lega con l’aiuto del sottosegretario di Palazzo Chigi, Roberto Garofoli, e il sostegno di un paio di ministri tecnici. Obiettivo primario dei due mammasantissimi (a questo probabili punto ex), la conservazione della poltrona almeno fino a quando l’emergenza sanitaria sarà cessata. Una mossa sgradita alla politica, che ha mosso all’attacco in Commissione di Vigilanza. Draghi e il ministro Franco avrebbero già chiesto al leghista Giorgetti una “fotografia dello stato di salute dell’azienda Rai, prima di porre mano al dossier”.

Giorgetti e Franceschini puntano a un ridimensionamento in Rai dei grillini. E al tempo stesso, provvedere a stabilire un equilibrio nel servizio pubblico. Il Pd avrebbe anche espresso un’idea di scelta: Tinny Andreatta, la numero 1 della Fiction passata intano alla concorrenza, oppure Paolo Del Brocco, il capo di Rai Cinema. Progetti e strategie, dichiarazioni di guerra imminenti, in un viavai di partenze e arrivi, si intrecciano con la riunione dell’Ufficio di Presidenza: votato all’unanimità, con alcuni distinguo di MS5 e Pd, l’invio di un sollecito ai presidenti di Camera e Senato. “Venga avviato subito l’iter per l’elezione dei nuovi vertici Rai”. Attraverso la pubblicazione dei bandi necessari a designare i quattro consiglieri d nomina parlamentare, rima della scadenza del mandato previsto con la messa in discussione del bilancio in Cda il 30 aprile. I commissari dem hanno offerto sul tema una interpretazione restrittiva, ora al vaglio di Montecitorio, che sta approfondendo.

“Per noi è fondamentale il rispetto della regolarità dei tempi, escludendo con nettezza qualsiasi ipotesi di proroga”, ha annunciato la capogruppo Valeria Fedeli. Le cui parole coincidono perfettamente con quelle della Lega. “Le recenti audizioni del direttore Rai Colletta e dell’ad Salini hanno certificato l’urgenza di consegnare al Paese un’azienda radiotelevisiva che si lasci alle spalle la fallimentare gestione Conte-Casalino”. Le cifre, in sintesi, dicono questo, e sanno di condanna dell’operato della gestione prossima alla fine: 57 milioni di perdita d’esercizio nel budget 2021, più 40 milioni di buco da canoni speciali e il calo nell’anno della pandemia. Senza contare i sei punti in meno registrati nella prima serata del festival di Sanremo. Anche peggio la seconda, con il crollo degli ascolti. La controffensiva Pd-Lega per reimpossessarsi della Rai, rimasta a lungo nelle mani dei Cinque Stelle con la sponda di Fratelli d’Italia è già partita.

Il duopolio politico non intende perdere tempo, soprattutto non vuole farsi trovare impreparato. Giorgia Meloni, nell’intento di parare il colpo, avrebbe proposto uno scambio a Forza Italia. Fratelli d’Italia non ambisce alla guida della Commissione Vigilanza, che gli spetterebbe come unico partito di opposizione, ma il centrodestra, nel baratto, dovrebbe sponsorizzare la scalata di Giorgio Rossi. L’uomo della Meloni nel Cda Rai: negli ultimi tre anni ha collezionato posti e promozioni. Ambisce ora alla presidenza. Difficile che Salini consenta il via libera. L’ad punta sul consigliere De Blasio, suo fedelissimo, o su un’altra importante figura interna. Pd e Lega si sono comunque attrezzati. Avrebbero già parato il colpo e chiesto a Draghi la rimozione di Salini e Foa. Semplice da eseguire, a loro avviso: nessuna proroga del mandato.