di Franco Esposito

Può portare anche benefici la pandemia? Sembra un paradosso, ma la risposta è sì. Ma come, con le morti e i danni che ha causato e sta causando il coronavirus con le sue molteplici micidiali varianti all'economia in Italia e nel mondo? È successo, sta succedendo: il virus ha arricchito la grande distribuzione, che continua a godere della sua opprimente presenza sul territorio nazionale. Il covid gonfia il portafoglio della grande distribuzione. Poderoso e significativo lo scatto in avanti di Conad, protagonista di un'autentica impennata. Esselunga si prende intanto il titolo di "regina di utili". Tutto quanto emerge dal rapporto Mediobanca sulla grande distribuzione. Si registra inoltre un aumento di vendite anche online. Pure questo imputabile alla pandemia, chiaramente.

I numeri dicono semplicemente questo, parlano di una crescita del giro d'affari aumentato del cinque per cento nel 2020, di cui l'uno per cento nell'ecommerce. Per la grande distribuzione è stato un anno eccezionale, tout court. Soprattutto nella fase inziale del Covid l'effetto ha fatto registrare il boom di vendite. Si tratta, è vero, di una specie di bolla. Secondo gli esperti, la situazione è destinata a rientrare nella normalità. Ma non si sa né come, né quando, alla luce delle incerte e comunque allarmanti previsioni sull'attuale circolazione rapidissima delle varianti del virus in Italia. Almeno secondo le previsioni dell'Area Studi Mediobanca. 

Il poderoso incremento viene attribuito in particolare al boom del canale online. Ma l'intero sistema dovrebbe raggiungere nel biennio un significativo più 3%. L'ecommerce potrebbe registrare una spinta del sessanta per cento. Se così sarà, questo spazio di mercato crescerebbe del tre per cento delle vendite totali. Il risultato, indubbiamente entusiasmante, arriverebbe con due anni di anticipo rispetto alle previsioni che si facevano prima dell'esplosione della pandemia. Ma non si può comunque parlare di un'Italia da record. Purtroppo siamo ancora nell'ambito dei numeri limitati in rapporto a quelli che sono in grado di esporre la Gran Bretagna e alcuni Paesi europei.

Il problema italiano, in questo campo, va individuato nella frammentazione del settore. La quota di mercato delle aziende top 5 è passata dal 52,8% al 57,5%. È ancora poco rispetto al 78,1% della Francia, al 75,3% della Gran Bretagna e al 75,2% della Germania. Un chiaro impulso è arrivato appunto da Conad. Dopo l'acquisto della rete italiana di Auchan, è passata in testa per quota di mercato, al 14,8%. A seguire, Selex con il consorzio Sun, poi Coop, Esselunga (9,36%) e Vegè. 

Proprio le associazioni dei dettaglianti si sono rese protagoniste di uno scatto. Il settore è al centro di un evidente incoraggiante consolidamento. La tendenza dovrebbe trovare conferma attraverso ulteriori aggregazioni. Il Covid sembra poter favorire anche questo tipo di operazioni. Sull'argomento i paradossi non finiscono mai. Ma in Italia esiste purtroppo il problema dei rifiuti. Ovvero della sostenibilità. Nel senso che i gruppi italiani della grande distribuzione impattano meno dei gruppi internazionali "per intensità carbonica" con 136 chilogrammi di CO2 contro 208. Un divario ancora abissale. Dovendo inoltre considerare che in Italia la quota di rifiuti differenziati è al 75,1% contro il 71,7% di gran parte dei Paesi europei.

Esselunga, come detto, è prima per utili "accumulati nel quinquennio 2015-2019". Il rapporto Mediobanca definisce il tutto in un miliardo e 300 milioni. Eurospin al secondo posto, con un miliardo, seguita da Conad (879 milioni), Vegè (839), Selex (738). Lidl Italia, del gruppo tedesco di discount, nell'identico quadriennio 2025-2019, ha fatto registrare il record di crescita. L'aumento medio delle vendite registrato è dell'8,7%. In discesa però, se non addirittura in picchiata, la quota di mercato dei gruppi esteri, al 14%.

Il gruppo Usa Walmart, numero uno al mondo, fattura 462,8 miliardi. Un autentico colosso del mercato internazionale. Ma il dato non deve impressionare: le vendite per metro quadrato infatti si aggirano sui 4.400 euro. Nelle graduatorie mondiale, per quello che attiene le vendite per metro quadrato, proprio Esselunga detiene il primato del mondo, con 15.913 euro. Seguono gli inglesi J. Sainsburg, (13.571 euro), e Tesco con 11.8485 euro.

In Italia, per redditività industriale, il numero uno risulta essere la catena di discount Eurospin, seconda al mondo dopo Coles, gruppo australiano, con il 31,3. Ma in ogni caso, come nella valutazione del parametro delle vendite per metro quadrato, bisogna considerare le dimensioni di Esselunga. Nel 2009, l'azienda fondata dal compianto Bernardo Caprotti, con la figlia Marina presidente, ha realizzato vendite per otto miliardi. Inglesi e statunitensi sono tenuti a leggere la targa alla regina di utili in Italia. Con la complicità della pandemia.

Siamo al cospetto di un impensabile paradosso, ma tant'è. I fatti sono questi, certificati dai numeri.