Quella Italia che non vuole cambiare. Rinviati a giudizio, i Renzi babbo e mamma di Matteo andranno a processo a giugno. All'Università, facoltà di Medicina, e all'ospedale di Careggi permane il puzzo di irregolarità nei concorsi per la nomina di primari e quant'altro. Ma la Toscana, regione virtuosa per molteplici aspetti, si aggiudica con ampio scarto il deprimente, avvilente titolo di superstar in materia di scandali. Il più fresco a San Vincenzo, in provincia di Livorno, cittadina tra campagna e mare, polo turistico di notevole importanza nell'ambito dell'economia della provincia.

Seimilacinquecento abitanti, che in estate diventavano ventimila residenti in vacanza, bel mare, eccellente cucina entri turistici e agriturismi, a prezzi rigorosamente modici. Molto bassi addirittura in tempi di pandemia.

Funzionava così l'imbroglio a San Vincenzo. Funzionava attraverso la pratica truffaldina del due per cento sugli appalti. Lavori pubblici in cambio di soldi per la campagna elettorale: arrestato il sindaco Alessandro Bandini, cinquantaquattro anni, al secondo mandato. Due imprenditori ai domiciliari, operativi nella vicina Venturina, Lauro e David Dal Pont, padre e figlio, titolari di un'impresa di costruzioni. Per tutti l'accusa primaria è "corruzione". La combriccola degli imbroglioni, corrotti e corruttori, era legata da un solido patto siglato nel Natale del 2018.L'accordo sarebbe stato celebrato con una bottiglia di vino da 500 euro regalata al sindaco.

I cantieri andavano avanti a dispetto dei ricorsi a pioggia e degli stop ordinati dal Tar. Un giro di mazzette a San Vincenzo. Il denaro veniva ricevuto dai corrotti in parte in nero e in parte con false fatture. L'inchiesta della Procura di Livorno ipotizza che il sindaco Bandini abbia assicurato la propria totale disponibilità agli imprenditori. In cambio di lavori pubblici, i due costruttori avrebbero versato costantemente una percentuale del due per cento delle commesse. Anche lo spettacolo per l'elezione di Miss Livorno 2018, organizzato dal Comune di San Vincenzo, sarebbe stato pagato dai due imprenditori.

Nell'elenco degli indagati figurano anche il vice sindaco, Delia Del Carlo, l'assessore all'urbanistica Massimiliano Rovellini, quello al turismo Elisa Malfatti, e il già assessore ai lavori pubblici Antonio Russo. Mentre sul conto dell'ex segretario comunale Salvatore Di Priamo, la Procura ha chiesto l'interdittiva. Si attende la pronuncia del gip Mario Profeta dopo l'interrogatorio.

L'inchiesta è partita dalla denuncia di due cittadini, che intendevano fare luce su alcune situazioni imbarazzanti. I lavori nell'area dell'ex pizzeria "Il Faro", destinata alla costruzione di un palazzo di quattro piani con appartamenti di lusso vista mare; i lavori per il complesso residenziale Castel del Mare che doveva ospitare un albergo. Il cantiere sul lungomare, quello dell'edificio a quattro piani, è stato bloccato due volte dal Tar. Il Consiglio di Stato non si è ancora pronunciato. Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip spiega che quel denaro non sia entrato nelle tasche personali del sindaco Bandini e sia invece servito appunto a finanziare la campagna elettorale. Dice il gip Mario Profeta: "Questo non cambia nulla, perché un pubblico ufficiale non può mai beneficiare di denaro per ragioni collegate all'affidamento di lavori ai privati". Secondo il gip, il sindaco si è messo "a disposizione di imprenditori disposti a finanziarlo in materia occulta per interessi economici".

Cittadina o paese, San Vincenzo non nasconde il proprio stupore. Nessuno si aspettava che sindaco e assessori si spingessero fino alla corruzione. Il primo cittadino, conosciuto da tutti con l'affettuoso nomignolo di Ciaccio, godeva di grande e solida popolarità. Raccontano che seguirlo per strada era praticamente impossibile per quante volte veniva fermato.

San Vincenzo appare come investita da uno tsunami. Anche se, in verità, la preoccupazione vera e più importante è la Pasqua imminente deserta. Senza turisti. Al centro delle indagini della Guardia di Finanza figurano due appalti del valore di 775mila euro e 169mila euro, per l'ampliamento della viabilità a beneficio del camping Park Albatros. Il sindaco si sarebbe interessato affinchè l'appalto venisse attribuito all'impresa Dal Pont, nonostante la presenza di un'offerta più vantaggiosa. A quel punto sono partite le intercettazioni che hanno consentito agli investigatori la ricostruzione di "un reticolo di interessi talmente esteso da rendere sfrontato l'atteggiamento di copertura dell'alterazione delle regole". Il tutto definito "una gestione estremamente disinvolta". Come nel caso dei lavori sull'arenile avviati prima della pubblicazione del bando e quellp per la gestione del bar nel circolo del tennis affidata al figlio della moglie del custode.

Permessi infiniti, con alcuni garage trasformati in case. Il capo dei vigili segnalò in Procura un cittadino che presentava denunce su abusi di ogni tipo. Segnalazioni dal contenuto ovviamente ripetitivo. Stanco delle insistenze del cittadino, il comandante scrisse in una nota alla Procura che "si potrebbe configurare un ingiustificato accanimento della pubblica amministrazione nei confronti del complesso immobiliare, tale da essere qualificato come stalker". Robe dell'altro mondo: il buon cittadino fatto passare per uno stalker.

Ma il caso di San Vincenzo contiene una sua morale. Vicenda tipicamente italiana, mette in primo piano l'incapacità di comprendere che la Bellezza rappresenta la principale risorsa della Toscana e che il patrimonio ambientale non può essere sperperato impunemente. E davanti al tribunale del "buon gusto", il cemento armato costituisce di per sé un reato.

di Franco Esposito