In Canada, alla Laurentian University di Greater Sudbury nell'Ontario è stata lanciata una petizione su Change.org al fine di mostrare il sostegno per l'Italian Studies Program, uno dei corsi più antichi dell'ateneo che rischia di essere perso. "Si tratta di un programma importante - ha spiegato Franca Rocca, l'ideatrice - ci aiuta  a sentirci più vicini alle nostre radici e a mantenere quel legame. Per alcuni di noi è anche l'unico mezzo per poter conoscere la propria storia familiare. È un corso molto attivo e presente nella comunità italiana, non possiamo permetterci di perderlo. So che altri studenti sentono lo stesso e la nostra speranza è che l'amministrazione della Laurentian University consideri questo aspetto quando sarà il momento di prendere le decisioni e che si possa continuare a consentire anche da altri di avere l'opportunità di sperimentare questo straordinario programma universitario".

Un corso dove la dedizione degli studenti è condivisa in egual misura da quella dei docenti. "La loro passione per la lingua e la cultura italiana - ha continuato - fa in modo che le loro lezioni siano coinvolgenti e piacevoli. Non sono soltanto professori che ti aiutano nelle scelte accademiche e per la tua carriera, ma diventano tuoi amici. Un rapporto che poi continua anche dopo aver completato gli studi. Non sono molti i corsi che possono dire di poter fornire questo tipo di impegno e servizio". Il programma di studi italiano esiste dal 1960, da quando la Laurentian University è stata fondata. "Abbiamo sempre cercato - ha aggiunto Diana Iuele-Colilli, una delle docenti - di colmare il divario tra una università vista come torre d'avorio e la comunità".

E nel Greater Sudbury l'italiano rappresenta ancora la terza lingua madre più popolare: secondi i dati del Census 2016 con l'1,5% della popolazione dietro a inglese (65,9%) e francese (25,6%).  L'ateneo è anche uno dei soli tre della provincia ad offrire corsi in italiano, assieme a York e University of Toronto e attualmente conta con circa 160 studenti. "E circa il 10% dei nostri allievi - sottolineato ancora Iuele-Colilli - diventano insegnanti, ma la maggior parte la si può trovare in tutti i campi, dal medico a quello della giurisprudenza".