Enrico Letta ha dato la propria disponibilità a candidarsi a Segretario nazionale del Partito Democratico e non è difficile immaginare che l'Assemblea Nazionale di domenica lo eleggerà con un larghissimo consenso. Dopo lo sconcerto e lo sconforto per le dimissioni di Nicola Zingaretti oggi è il giorno del sollievo, della gratitudine, della speranza. Il messaggio che Enrico ha consegnato al suo profilo Twitter è semplice e al tempo stesso molto forte: "Io credo alla forza della parola, al valore della parola. non cerco l'unanimità, io cerco la verità nei rapporti tra di noi per uscire da questa crisi e guardare lontano...".

Non possiamo che dire "grazie" a Letta per questa sua scelta e anche per il percorso di discussione che ci ha proposto di fare, a partire dai circoli, nelle prossime settimane. Sentiamo tutti il bisogno di una riflessione di fondo, che riposizioni il ruolo e la funzione nazionale del Partito Democratico in un momento straordinario per il nostro Paese, per l'Europa, per l'intero pianeta. La pandemia ci ha costretto e ci costringe a cambiare tutto, come individui ma anche come collettività.

Non possiamo che partire da qui: dalla battaglia ancora da vincere, con il vaccino e le cure, contro la pandemia; dalle risposte urgenti a sostegno di lavoratori, imprese e famiglie che vivono le conseguenze economiche e sociali delle misure di contenimento; dalle misure e dalle riforme necessarie per far ripartire la crescita su basi nuove di sostenibilità ambientale, di innovazione tecnologica, di inclusione sociale. È una sfida gigantesca, che mette tra l'altro l'Italia al centro dei riflettori in Europa.

L'Unione, che nell'emergenza del Covid ha trovato la forza e le risorse per decidere una risposta comune ambiziosa come Next Generation EU, ha ancora bisogno di cambiamenti e di riforme coraggiose, come anche la complessa vicenda dei vaccini dimostra. Una delle condizioni per procedere lungo la strada di un'Europa più forte, più integrata e solidale al suo interno e più protagonista nel mondo, è che i Piani di Ripresa e Resilienza - e quello dell'Italia in modo particolare essendo di gran lunga il più significativo - abbiano successo, funzionino e diano risposte efficaci.

Non possiamo permetterci di sprecare questa occasione, irripetibile, di fare le riforme indispensabili per modernizzare il Paese accompagnandole con un ammontare straordinario di risorse pubbliche. La missione del Governo Draghi si riassume in questa enorme sfida e il Pd deve contribuire pienamente al successo di questa missione. Il passaggio da un governo "politico" come il secondo esecutivo guidato da Conte ad un governo non riconducibile ad una specifica formula politica non può vederci esitanti e silenti. Siamo e restiamo alternativi alla destra, oggi dobbiamo collaborare lealmente ma anche prepararci per quando - alle prossime elezioni - torneremo a competere.

Su transizione ecologica, innovazione del welfare, digitalizzazione, istruzione e ricerca, parità di genere, riforme della PA, della giustizia, del fisco abbiamo idee, valori, proposte e dobbiamo saperle far camminare in un rapporto costante con i corpi intermedi, le comunità locali e i territori. Se ci misuriamo con tutto questo - con i temi dello sviluppo economico, sociale, civile dell'Italia nel contesto europeo e globale - diventa più semplice sciogliere i nodi più squisitamente politici: l'identità del Pd e il perimetro delle alleanze da costruire. Titoli troppo spesso agitati strumentalmente in questi mesi quasi a disegnare una geografia interna al Pd astratta e caricaturale.

Enrico Letta ha chiesto di essere votato per le parole che dirà domenica. Lo ascolteremo con grande attenzione. Ma noi che conosciamo il suo profilo e la sua biografia, la sua capacità di dialogo - dentro e fuori il Pd - il suo stile inclusivo e rigoroso possiamo dire già oggi che lo sosterremo con molta convinzione e che siamo pronti ad impegnarci perché con lui il Pd possa rigenerarsi e costruire un centrosinistra nuovo e vincente.

MARINA SERENI

VICE MINISTRO DEGLI ESTERI