Una raccolta di immagini dall'album fotografico del cinema italoamericano dove ogni scatto offre un concentrato di significati. Provenienti dal corso di Cinema Italoamericano di Florida Atlantic University (autunno 2020), i pezzi sono scritti dagli studenti sotto la supervisione di Ilaria Serra. Di seguito due delle foto dell'album fotografico:

Big Nigh

l'immigrazione come parto

di Juan Basteiro

Nell'atto finale del film Big Night (1996), diretto da Stanley Tucci, i due fratelli Secondo (lo stesso Tucci) e Primo (Tony Shalhoub) si chinano sul timballo che hanno preparato. Questo piatto è la coronazione della cena luculliana con cui sperano di salvare il loro ristorante sull'orlo del fallimento e di salvare cosi' anche il loro sogno americano d'emigranti. Siamo negli anni' 50, in una cittadina del New Jersey sulla riva dell'oceano, dove Primo e Secondo hanno aperto il ristorante "Paradiso". Il film racconta una storia di emigrazione, rara nel cinema italoamericano, dominato dai famosi criminali stile Il padrino e Goodfellas, film traboccanti violenza e malaffare. Big Night è tutt'altra cosa: silenzioso, lento, rispettoso del dramma che racconta. Scott Campbell e Stanley Tucci raccontano una storia realistica di due emigranti italiani in New Jersey, divisi tra la fedeltà alle origini e il cambiamento che l'assimilazione richiede.

Primo e Secondo: i nomi dei due fratelli, che si amano ma non si capiscono, sono chiaramente simbolici: si riferiscono ai piatti del pasto italiano, ma anche alla generazione emigrante o a una scala di qualità. Lo stile realista e semplice racconta una storia di sacrificio comune a molti e vicina a molti spettatori, italoamericani e non. Facendo eco a un grande italiano, Leonardo, la semplicità di questo film è la maggior sofisticazione. La scena qui riprodotta esemplifica lo stile del film. Alla fine della cottura, il timballo viene scoperchiato, con un gesto quasi sacro. Primo e Secondo appoggiano l'orecchio sulla loro creazione, lo toccano delicatamente accarezzandolo. È il frutto del proprio lavoro, ma per loro rappresenta un vero parto. I loro movimenti ricordano quelli dei genitori sul figlio o sul ventre materno. Proprio come i figli racchiudono il futuro della propria eredità culturale, così il timballo creato dai due fratelli rinchiude tutta la loro speranza nel futuro americano e la conservazione della loro eredità culturale: tutto avvolto da un sottile filo di pasta. La ripresa dal basso mette lo spettatore a livello del timballo, avvicinandolo al dilemma di Secondo e Primo, genitori di un sogno delicatissimo e fragile. Diversamente dai gangster, questi due cuochi offrono un momento genuino di comprensione dell'esperienza migratoria: per l'emigrante, il dilemma è tra passato e il futuro. Il futuro costa fatica e richiede il taglio del cordone ombelicale.

Il padrino e la luce

di Isabella Cipollone Movilla

 

Il primo piano mostra il protagonista del film, Michael Corleone, nel momento in cui diventa il padrino della nipote e nello stesso tempo viene confermato signore della mafia: la sua calcolata spietatezza gli garantisce il potere della vendetta. Nel film, l'inserimento della candela votiva illumina gli atti di peccato che vediamo succedersi, alternando l'estrema violenza con la santità del rito in cattedrale. Il film di Francis Ford Coppola, Il padrino (1972), mostra il trasferimento di potere all'interno di una famiglia criminale. I protagonisti, Corleone padre e figlio, ridefiniscono il significato di mascolinità nei film gangster, a partire dai movimenti. A guardar bene, più potenti sono, più sono immobili. Al contrario dei gangster che sparano e agiscono, essi esercitano il loro potere attraverso il pensiero tattico piuttosto che con movimenti impulsivi, rimanendo fermi e impassibili come in questa scena, mentre il mondo gira secondo i loro ordini.

Filmato negli anni Settanta, durante un periodo di incertezza politica in America, Il padrino collega i due mondi della famiglia e degli affari concentrandosi sui membri della famiglia italoamericana Corleone. Ambientato a metà degli anni Quaranta, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, il film segue la formazione di un gangster. Dopo che Vito Corleone, il capo della famiglia criminale, viene messo fuori gioco, il potere passa a Michael Corleone, il figlio più giovane, che viene coinvolto nella partita a scacchi del mondo mafioso con l'unica intenzione di dominare e manipolare. Questa finale è una sequenza di montaggio famosa nella storia del cinema in cui Coppola contrappone le esecuzioni di massa al procedimento religioso. Il climax del film inizia con la musica di un organo da chiesa nel sottofondo. Man mano che la scena procede, la musica sottolinea gli omicidi sacralizzandoli. Mentre il montaggio continua ad alternare le inquadrature del battesimo con quelle degli omicidi, la melodia della Passacaglia di Bach rimane costante. Quando la scena volge alla fine, l'organo rallenta e il sacerdote s'appresta alla confessione del Credo degli Apostoli. La telecamera si ferma e la candela votiva, in primo piano, fa da commento allo sfondo. Sull'unica fonte di luce, il sacerdote domanda, "Credi in Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra?" L'organo smette di suonare e, per un attimo, la musica si attenua. Così, il santo cero e il silenzio improvviso commentano la sacralità dell'azione e la devozione religiosa di Michael, che confessando la sua religiosità sta simultaneamente commettendo gravissimi atti di peccato. Anche se la fede cattolica è così importante per la cultura italiana e italoamericana, qui le semplici parole non significano nulla: anche se Michael denuncia le forze del male, queste forze scaturiscono proprio da lui.