Di Franco Esposito

Truffatori. Imbroglioni. Succhiatori di sangue. Fratelli, una famiglia impegnata a prendere per i fondelli il prossimo. Tre germani, i Conticini. Sono accusati di aver dirottato sui conti personali i fondi destinati a progetti per i bambini africani. Alessandro, quarantacinque anni, e Luca Conticini, quaranta, andranno a processo. Sei milioni e 600mila euro la cifra che sarebbe stata sottratta, su donazioni per complessivi dieci milioni. Un terzo fratello, Andrea, è indagato per riciclaggio. Avrebbe acquistato quote di società. Il rinvio a giudizio è firmato dal gup Piergiorgio Ponticelli. A condurre l’inchiesta i pm Giuseppina Mione e Luca Turco. 

Firenze ha smesso di sognare. Ingegnosi nell’architettare la grande truffa, questi famigli si erano inventati un meccanismo che faceva affluire fiumi di denaro nelle loro tasche. Fondi per operazioni umanitarie dirottati in investimenti immobiliari e quote di società. Al centro del marchingegno truffaldino, la “Eventi 6”, riconducibile ai familiari di Matteo Renzi. Precisamente al cognato dell’ex premier fiorentino.

I reati contestati sono appropriazione indebita e auto-riciclaggio per Alessandro e Luca Conticini; riciclaggio appunto per Andrea, gemello di Luca e marito di Matilde Renzi, sorella dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi. E pensare che il popolare Alessandro Contini è stato addirittura rappresentante Unicef ad Addis Abeba. Proprio lui che si è poi industriato nel dirottare altrove (le saccocce sue e dei suoi fratelli) i robusti fondi di denaro destinati ai bambini africani sofferenti. L’assistenza sanitaria all’infanzia nel continente africano. Un’azione disumana, a voler essere semplicemente teneri. Un reato forte, da punire con adeguata pesantezza, se le accuse ipotizzate dai due pm dovessero trovare piena conferma in sede processuale. 

Ma è l’intero percorso compiuto da Alessandro Conticini a stupire per come è maturata quella che potrebbe essere definita come un’ampia conversione. 

Il maggiore dei fratelli Conticini, una sorta di capobanda, a ben vedere, si è avvicinato in seguito alla Associazione per la Play Therapy fondata a Londra nel 1982. Con essa ha costituito la Play Therapy Africa. Fra il 2008 e il 2012 ha raccolto oltre dieci milioni di dollari per i bambini africani. Principale donatore la Fondazione Pulitzer: attraverso la organizzazione no profit ha versato alla Play Therapy Africa cinque milioni e mezzo di dollari. 

Ma ancora non è tutto. C’è dell’altro ad ingigantire la portata dell’indebita appropriazione, riconoscibile come una vera e propria truffa. Il dirottamento di ingenti somme di denaro non può che avere quel nome preciso, inequivocabile. Unicef, Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha donato tre milioni e ottocentomila dollari. Soldoni letteralmente spariti, come pure quelli donati da organizzazioni umanitarie australiane, americane, europee, per complessivi 900mila dollari. I Conticini prendevano soldi da tutte le parti. Ma li hanno tenuti per loro, evitando sistematicamente di versarli, se non in minima parte, alle opere per l’infanzia in Africa, legittimi destinatari irregolarmente gabbati. 

Nello specifico, Alessandro e Andrea Conticini sono accusati di “appropriazione indebita di 6,5 milioni, ovvero parte dei 10 milioni donati da Fondazione Pulitzer alle organizzazioni no profit”. I soldi sarebbero finiti sui conti correnti di Alessandro Conticini, presso la Cassa di Risparmio di Rimini. Ai due ingegnosi approfittatori viene inoltre contestato il reato di auto-riciclaggio “per aver impiegato parte del denaro per sottoscrivere, nel settembre del 2005, un prestito obbligazionario per 798mila euro emesso dalla società Real Friar Private Equity Limited Guernsey…”. 

In un gioco palese di scatole cinesi, secondo la peggiore tradizione di certi ambienti imprenditoriali italiani votati chiaramente al raggiro, all’evasione fiscale, alla truffa. Infatti: “I fratelli Conticini vanno a giudizio anche per aver effettuato un investimento immobiliare in Portogallo di 1.965.455 euro tra il 2015 e il 2017”. Due milioni sull’unghia impiegati per l’acquisto di una villa a Cascais o di un palazzo a Lisbona. 

Il palmares familiare, come si vede, è di tutto rispetto. Una famiglia da record, che sul piano degli imbrogli pare non sia negata nulla. Accusato di riciclaggio, Andrea Conticini,  nel 2011, avrebbe usato parte dei soldi destinati agli scopi umanitari per l’acquisto di partecipazioni societarie della “Eventi 6 srl” di Rignano sull’Arno. Paesino non lontano da Firenze, feudo accertato e acclarato della famiglia Renzi. Rignano sull’Arno è diventata nota nel mondo proprio in seguito all’ascesa politica e alla successiva discesa di Matteo Renzi. 

“Eventi 6 srl” viene ritenuta vicina ai “genitori del leader di Italia Viva. Le partecipazioni definite “palesi ma non corrette” risulterebbero così suddivise: per un totale di 187.900 euro, della Quality Press Italia srl per 158mila euro, e di Don Media per 4mila euro. 

All’udienza preliminare, celebrata giovedì mattina, Andrea Conticini era l’unico presente. Assistito dagli avvocati Federico Rubattini e Lorenzo Pellegrini era stato il solo a farsi interrogare durante le indagini, confidando in una archiviazione. Incassato il rinvio a giudizio, ha spiegato spiegando di “non avere nulla a che fare con Unicef e Africa. “Ho ricevuto una procura da mio fratello che abitava all’estero per la gestione dei beni di famiglia”. Beni messi insieme con metodi non puliti, non limpidi, non corretti, evidentemente. 

Grande è l’attesa a Firenze per il processo che si aprirà l’8 giugno davanti alla prima sezione.