È una bella storia. La storia di Abram Saperstein, un bambino polacco nato nel 1906 in un ghetto polacco. Da un occhio non vedeva nulla, l'altro fu colpito da una pietra che gli fu lanciata da un amichetto. Nel '21 Jacob, il padre di Abram, intuì che da quelle parti cominciava a tirare una brutta aria per gli ebrei ed emigra con la famiglia in America, nell'Ohio. Ora Abram avrebbe anche potuto avere il diritto di scegliere di tirare a campare in qualche maniera, sebbene non ci fosse l'assegno di invalidità o il reddito di cittadinanza. Invece, giacchè gli ebrei hanno da sempre la sindrome di Davide contro Golia, ed essendo ebreo come Davide, Abram Saperstain frequenta l'università e si laurea in odontoiatria, però invece di curare denti e fare otturazioni di carie gli piacciono i microbi, un mondo che lo affascina, e si laurea anche in virologia.

Ora (ve la racconto alla buona perchè non sono socio del club di Galli e di Pregliasco) in quegli anni i bambini morivano a migliaia oppure restano paralizzati per tutta la vita dopo essere stati colpiti da una febbre violenta e misteriosa. E Abram studiò quella terribile patologia e alla fine scoprì il vaccino contro la poliomielite, che testò innanzitutto su se stesso e sulle due figlie, poi lo inietta a vari milioni di bambini dei Paesi dell'Est su richiesta di quei governi e infine, visto che i bambini russi, cechi slovacchi e polacchi, non restano più paralizzati a due anni, il vaccino fu approvato negli Usa. Nel 1963 il vaccino contro la polio venne approvato anche in Italia e nel 1966 divenne obbligatorio, e i bambini non finiranno più sulle sedie a rotelle. Per milioni di famiglie in tutto il mondo era finalmente terminato un incubo.

Abram intanto aveva deciso di cambiare nome, ed era diventato il dottor Albert Sabin. A chi gli chiedeva perché non avesse brevettato la sua scoperta epocale, Abram Albert Sabin rispondeva: "L'ho regalato ai bambini del mondo". E morì a 86 anni a Washington. Probabilmente sereno. Ora, voi direte: perché ce la stai menando tanto per le lunghe? Il vaccino contro il Covid 19 esiste, è stato sviluppato e commercializzato per mettere un freno alla pandemia mortale nell'unico modo possibile. Una peste che colpisce il mondo intero, a tutte le età. Che ha già fatto 2,7 milioni di vittime e mentre parliamo stiamo arrivando a 2,8. E le aziende farmaceutiche mondiali, la Big Pharma, sperimentano, ricercano, lavorano, producono, infialano il vaccino, si arricchiscono a dismisura. E ogni tanto arriva il lotto "pezzotto", quello che viene sequestrato perché nella fretta qualcuno, anche in Italia, ci resta secco. E ogni tanto le consegne subiscono ritardi, nonostante i contratti stipulati.

La ricerca costa, la sperimentazione anche (centinaia di milioni di dollari all'anno) e l'americana Pfizer è la capofila del gruppo dei produttori, tra cui c'è anche AstraZeneca e Johnson&Johnson (quella che non fa solo borotalco). E il prezzo varia da produttore a produttore. Ora, è legittimo pagare un vaccino che vede tutta l'umanità schierata contro un nemico comune? Forse sì. È etico che ogni componente di Big Pharma decida il prezzo autonomamente? Forse no, ma sarebbe un discorso troppo romantico e velleitario, perchè tutto il pianeta è schierato contro un solo nemico, ma per Big Pharma noi siamo ancora consumatori e loro i produttori, e il profitto resta ancora l'unico obiettivo. Intanto in Russia c'è Sputnik, il vaccino di Putin (che ha fatto come Sabin e lo ha iniettato alla figlia per sperimentare). Lo Sputnik, che costa meno degli altri antivirus ed è prodotto da aziende controllate dallo Stato, non è ancora stato approvato fuori della Russia. "Non è ancora sicuro al 100 per cento" dicono gli scienziati dell'unione europea. "Per adesso è una roulette" dicono. Roulette russa, naturalmente. E quindi Abram Saperstein c'entra o no?

SERGIO CALIFANO