Nel 2019 era stata sanzionata dalla corte d'Appello di Versailles perché, durante il matrimonio, si era rifiutata di avere rapporti sessuali con il marito. In poche parole, nella causa di divorzio, i giudici avevano pronunciato la loro sentenza addossando la colpa esclusivamente alla moglie ritenendo che i fatti, "confermati dall'ammissione" stessa della donna, costituissero una "violazione grave e ripetuta dei doveri e obblighi del matrimonio, che rendono intollerabile continuare la vita in comune". In pratica: se si era sposata, doveva anche fare sesso col marito.

L'IMPOSIZIONE DEL DOVERE CONIUGALE
La giustizia francese (la decisione del tribunale di Versailles era stata poi confermata anche dalla Cassazione) aveva sostanzialmente "imposto" il "dovere coniugale" alla donna. E proprio contro questo "dovere" la "condannata" ha deciso di ricorrere davanti alla Corte europea per i diritti umani per "ingerenza nella vita privata" e "violazione dell'integrità fisica", ribadendo che il matrimonio "non è e non deve essere una servitù sessuale".

LA DENUNCIA DI DUE ASSOCIAZIONI
La notizia è stata resa nota da due associazioni (Fondazione delle donne e il Collettivo femminista contro lo stupro), che assistono l'ex moglie e la sostengono nella sua battaglia legale e civile, condannando il fatto che la giustizia del paese transalpino "continui ad imporre il dovere coniugale", negando così "il diritto delle donne di essere consenzienti o meno nel rapporto sessuale".