DI MARCO FERRARI

E’ stata la giornata del grande Nino Manfredi, nato esattamente cento anni fa, il 22 marzo 1921. Non c’è stato canale televisivo che non lo abbia celebrato nel “Nino Day”. La Cineteca di Bologna ha proposto online sulla piattaforma “Il Cinema Ritrovato fuori sala” il restauro del film “Pane e cioccolata”, splendido racconto dell’emigrazione italiana in Svizzera, diretto nel 1973 da Franco Brusati. «Si tratta di un film nel quale Nino Manfredi dà vita a veri e propri lampi chapliniani, capace di intrecciare diversi registri, vette di comicità, da grande mattatore quale era e grazie al suo efficacissimo uso del dialetto ciociaro e momenti di profonda commozione» ha spiegato il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli. Grazie alla supervisione di Luciano Tovoli, direttore dalla fotografia, il lavoro di restauro ha dato i suoi frutti.

Saturnino Manfredi detto Nino, nativo di Castro dei Volsci, è rimasto sempre legato alla sua Ciociaria, dove era solito invitare gli amici per abbondanti mangiate. Laureatosi in giurisprudenza, non praticò mai la professione di avvocato, preferendo il palcoscenico. Nel giugno del 1947 si diplomò all'accademia d’Arte Drammatica e nell'autunno dello stesso anno fece i suoi esordi al Teatro Piccolo di Roma, sotto la direzione del suo maestro Orazio Costa, nella compagnia Maltagliati-Gassman, affiancato da Tino Buazzelli, recitando in testi perlopiù drammatici per passare poi ai varietà radiofonici e alla rivista. Esordì al cinema con un primo film del 1949, “Torna a Napoli” di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film musical-sentimentali in chiave napoletana, “Monastero di Santa Chiara” di Mario Sequi (1949) e “Anema e core” di Mario Mattoli (1951). Nel 1955 partecipò per la prima volta a due film di rilievo, “Gli innamorati” di Mauro Bolognini e “Lo scapolo” di Antonio Pietrangeli. Il 14 luglio dello stesso anno sposò l'indossatrice Erminia Ferrari, alla quale lui sarà legato fino alla morte e dalla quale avrà tre figli: Roberta nel 1956, Luca nel 1958 e Giovanna nel 1961. Altri ruoli cinematografici importanti del periodo furono quello nel film “Totò, Peppino e la... malafemmina” diretto da Camillo Mastrocinque (1956) e altri ruoli da protagonista nelle commedie “Caporale di giornata” di Carlo Ludovico Bragaglia e “Carmela è una bambola” di Gianni Puccini, entrambe del 1958. Alla fine, divenne uno dei cinque “Colonnelli” del cinema italiano con Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e Ugo Tognazzi. Ma lui era diverso dagli altri, una maschera naturale, senza infingimenti, dotato di movimenti di faccia, espressioni, gestualità e mimica che rimandavano alla tradizione del Teatro dell’Arte. I personaggi che interpretava erano tutti popolari, gente semplice e modesta, l’italiano di basso livello sociale e alto livello umano, un ruolo che lo ha sempre portato a una sorta di auto-esclusione dallo star system tricolore, molto alla moda dal dopoguerra all’inizio del boom economico, al tempo di Via Veneto e di Cinecittà. Eppure Nino Manfredi ha raggiunto una filmografia varia e sterminata con più di cento titoli, di cui almeno sessanta concentrati nel decennio 1950/1960 grazie alla sua versatilità di attore, sceneggiatore, regista, occasionalmente cantante di grande successo (“Tanto pe’ cantà”, appunto, ma anche sigle televisive e commedie musicali), latore di “tormentoni” (“Fusse che fusse la vorta bbona” creato per il “Barista di Ceccano” di Canzonissima; ma anche il “Più lo mandi giù e più ti tira su” di una celeberrimo spot del caffè), adatto a fare sia il “mattatore” sia la spalla. Non a caso ha vinto premi di ogni tipo, come attore protagonista e non, tra cui cinque David di Donatello e altrettanti Nastri d’Argento nonché il premio per la miglior opera prima da regista al Festival di Cannes del 1971 con la pellicola “Per grazia ricevuta”. Alla macchia da presa diresse pellicole importati quali “L'avventura di un soldato” e “Per grazia ricevuta”. Ma è ricordato anche per grandi interpretazioni televisive come “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini nel ruolo di Geppetto. Nel cinema spiccano le sue partecipazioni a capolavori italiani come “Io la conoscevo bene”, “Operazione San Gennaro”, “Riusciranno i nostri eroi…”, “Nell'anno del Signore”, “Pane e cioccolata”, “C'eravamo tanto amati”, “Brutti sporchi e cattivi”, “Café Express”. Il commiato, da poco ottantenne e solo in forma di doppiatore, nello sfortunato cartoon digitale “L’apetta Giulia e la signora Vita” di Paolo Modugno nel 2003, l’anno prima della morte.

Nel centenario della nascita sono stati realizzati speciali televisivi, documentari, libri e pellicole restaurate. Sua figlia Roberta, primogenita 64enne dei tre figli del grande Nino e della moglie Erminia, produttrice cinematografica, rammenta che «non ha mai temuto di perdere la simpatia del pubblico familiare nemmeno quando decise di appoggiare le battaglie civili di Marco Pannella». Lino Banfi, 84 anni, compagno di set negli ultimi lavori del grande attore, afferma che «avevamo alle spalle una storia simile fatta di miseria e malattia: da piccolo lui era guarito dalla tubercolosi, io dal tifo. Nino rimarrà un esemplare unico. Giganti come lui e Alberto Sordi se ne vanno senza lasciare eredi».