Venezia compie gli anni, milleseicento. Fu fondata il 25 marzo 421 dopo Cristo, secondo la Chiesa di San Giacomo di Rialto dove sorge il primo nucleo della città. Le campane di Venezia, tutte insieme, nessuna esclusa, con i loro suoni distinti, però all'unisono, hanno suonato per ricordare al mondo l'anniversario. Quei suoni come milleiseicento candeline per rammentare l'amore per la città. La Serenissima, tout court.

Una festa annacquata, purtroppo monca. Ma la colpa non è di nessuno, semplicemente della pandemia. Piazza San Marco semideserta, anzi molto di più. Le restrizioni causa covid impongono ai veneziani di non uscire di casa. Di turisti, poi, neppure l'ombra. Una immagine malinconica, e quei pochi che si sono radunati, ben distanziati e rispettosi delle regole, si sono passati la voce: "non è qui la festa".

Il Patriarca di Venezia ha tenuto lo stesso messa e portato a compimento la canonica cerimonia. Purtroppo anche in questo caso per pochi intimi, a dimostrazione davvero che poteva esserci vera festa per i milleseicento anni della Serenissima, in questa situazione di contagi.

Venezia col suo emblema, il leone alato di San Marco, proposto per la prima volta nel 692 a.c. da Paoluccio Anafesto. Il primo di centoventi Dogi. Venezia a braccia aperte e col cuore in mano. Generosa oltre ogni dire nell'accoglienza. A partire dal 1916, il 29 marzo, gli ebrei possono risiedervi senza patire la minaccia di persecuzioni. Nacque proprio a Venezia il primo ghetto ebraico al mondo.

La grande storia di Venezia ha goduto di continui grandi impulsi. Tra i più significativi, la costituzione del Veneto Governo provvisorio. Daniele Manin dà il proprio nome all'avvio dell'epopea rinascimentale veneziana. La città resiste diciassette mesi ai bombardamenti austriaci. E di questo e tanto altro hanno parlato gli storici e le persone di cultura nel giorno dell'anniversario. Milleseicento anni sono davvero una gran bella età. Non fosse sotto pandemia, Venezia si sarebbe presentata alla festa con il suo abito migliore. E anche il suono all'unisono di tutte le campane avrebbe avuto un tono diversp. Un canto unico di gioia, che non c'è stato. "Un compleanno usurpato", lo definisce Alberto Toso Fei, scrittore, candidato al Premio Strega 2017- Il meraviglioso cantastorie che ha raccolto su Venezia memorie popolari e scritto venti opere.

Quello che è stato possibile fare come festeggiamenti si è articolato su un programma semplice, asciutto. Chiaramente di più non era possibile fare. Nella Basilica di San Marco, alle undici, la messa trasmessa in diretta da Fb Gente Veneta. Il concerto delle campane a festa alle sedici. A seguire la cerimonia nella chiesa di San Giacomo. RaiDue ha trasmesso, alle diciotto e trenta, una speciale dedicato a Venezia.

Insindacabile maestra di vita, la storia racconta. Come per Roma, anche Venezia è nata da una leggenda. E in questo modo si è costruita l'immagine della città. Il mondo l'ha amata e ancora l'ama proprio per la sua immagine. Diversa, molto particolare, unica. Orgogliosa di questa sua diversità e dell'apprezzamento universale, la Serenissima eleva una forte protesta nel giorno del milleseicentesimo compleanno. I suoi strali, non a mezza voce, hanno come bersaglio la politica. Non quella cittadina o regionale, quella centrale. Il ministero per i beni artistici e culturali. "Ha dedicato questo giorno a Dante Alighieri, una scelta poco attenta".

Poco attenta come? I veneziani uomini di cultura di ritengono che la concomitanza del compleanno della Serenissima e l'inizio delle celebrazioni dantesche a settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, rappresentino, per Venezia, "un'occasione persa di rilancio". Ed è così che si arriva alla conclusione di definire questo giorno, cioè ieri, una vera e propria "usurpazione di un compleanno".

Sbolliti in parte disappunto e sconcerto, Venezia conferma comunque l'attaccamento, il legame forte e indissolubile con la sua leggenda. I segni sono presenti in più punti della città. Alla chiesa di San Giacomo a Rialto, sul Ponte di Rialto con il bassorilievo dell'angelo annunciatore da un lato e dall'altro della Vergine, e sormontare il tutto la colomba che rappresenta lo Spirito Santo. Il campanile di Sam Marco, poi: sulla cima c'è l'angelo che annuncia alla città il suo destino di gloria.

Lo scrittore Alberto Toso Fei cita questi simboli storici – e di grandezza – in alcune opere della sua apprezzata produzione. Momenti e superbe immagini secolari rappresentate e ribadite da storici del livello di Marin Sanudo, Giustina Reine Michel, Antonio Sabellico. I contenuti immortali di racconti immortali a scatenare la ferma protesta contro il Mibac. "Dante muore il quattordici settembre 1321 a Ravenna, continuiamo a non capire cosa c'entri il venticinque marzo...".

La festa usurpata, come se non bastassero i danni e le cupezze provocati dalla pandemia. Come è triste Venezia nel giorno del suo compleanno.

di Franco Esposito