di Stefano Ghionni
Se non fosse un’amara realtà, ci sarebbe di che strabuzzare gli occhi. Ebbene, secondo le ultime stime dell'Unicef, a causa della totale e parziale chiusura delle scuole in America Latina e nei Caraibi, attualmente 114 milioni di studenti non ricevono un'istruzione in presenza. Sì, avete letto bene: 114 milioni di ragazzi. Quasi due volte l'intera popolazione dello Stivale. Cifre da brividi. Che fanno di questa regione del Nuovo Continente quella, al mondo, con il più alto numero di giovanissimi rimasti senza la possibilità “fisica” di poter frequentare un’aula didattica. In media, sempre secondo i dati diffusi dall'Unicef, ad oggi, solo 7 paesi di questo angolo di pianeta hanno pienamente aperto le scuole. Ora, voi penserete che, a fronte di questa restrizione, dovuta indubbiamente ai guai ed ai disastri provocati dalla pandemia, ci siano piattaforme virtuali e lezioni al computer allestite, in fretta e furia, per correre in soccorso degli sfortunati teenagers. Ahinoi, non è così. Nonostante, infatti, gli sforzi profusi dai Governi per assicurare continuità con l’istruzione a distanza, l’interruzione delle scuole sta avendo impatti catastrofici su apprendimento, protezione, salute (anche mentale) e prospettive socioeconomiche future dei bambini. E badate bene: è sempre l’Unicef a certificarlo, non certo la fantasia di qualche genitore incavolato che spinge affinché il figlio torni in classe a studiare. “In nessun altro posto al mondo così tanti bambini sono stati lasciati senza scuola in presenza” ha dichiarato Jean Gough, direttore regionale Unicef per l'America Latina e i Caraibi. “È la peggiore crisi dell’istruzione che l'America Latina e i Caraibi abbiano mai affrontato nella storia moderna. Ogni ulteriore giorno senza scuola in presenza espone i più vulnerabili a rischio di abbandono scolastico per sempre” ha aggiunto Gough. Di fronte a questa che suona come vera e propria denuncia, c'è da aggiungere una chiara ed inequivocabile parola: “vergogna”. Vergogna, sì. Senza se e senza ma. Perché in pieno terzo millennio, con la rivoluzione informatica che ha trasformato per sempre le nostre vite, arrivando a portare lo schermo di un computer finanche sui nostri…polsi (!), sotto forma di “smartwatch”, non riuscire a garantire il più elementare dei diritti alle nuove leve, non riuscire a tenere aperte le scuole in piena e totale “sicurezza”, è un peccato che grida vendetta al cielo. Si badi bene: è stato stimato che tra quei 100 milioni e passa di ragazzi abbandonati a se stessi, più di 3 milioni potrebbero mollare definitivamente la scuola, con gravi e catastrofici effetti (futuri) sul tessuto sociale delle loro realtà. Vi sembra normale? Cosa aspettano allora i paesi cosiddetti “civili”, quelli del tanto declamato mondo occidentale a correre ai ripari, rimboccandosi le maniche? Possibile non si riesca a capire che quello in gioco è il futuro dei nostri figli? “La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo” disse una volta Malcom X. Quanto aveva ragione!!