Da qualche giorno riceviamo messaggi e telefonate da parte di lettori indignati in merito a quanto pubblicato da Arno Widmann sul media tedesco ‘Frankfurter Rundschau’.
In pratica, il suo, è stato un attacco vero e proprio a Dante, accusato di arrivismo e di plagio, sminuendone l'importanza per la lingua italiana e la letteratura mondiale, parlando anche di scarsa originalità.
Ma si sa, la popolazione teutonica ha sempre avuto, nei confronti dell’Italia, una certa invidia. E i giudizi verso l’Alighieri, un personaggio che tutto l’universo c’invidia, altro non sono che pretestuosi, opinabili, senza senso. Sùbito il ministro Dario Franceschini ha detto di “non ragionar di lor”, citando proprio Dante.
Ma quella di Widmann è stata una voce isolata dal coro all’interno del panorama culturale tedesco, se è vero che proprio in Germania c’è una grande tradizione di studi dedicati al Sommo Poeta. E allora, sicuramente, le parole contro uno degli italiani più illustri del mondo è stato dettato probabilmente dalla voglia di visibilità del crucco piuttosto che da conoscenza di Dante.
Per il direttore del Dipartimento degli studi umanistici alla Federico II di Napoli Andrea Mazzucchi, per esempio, sul piano culturale sono state sostenute una serie di autentiche idiozie, riferendosi all’articolo di Widmann. E in effetti le parole di quest’ultimo non sono piaciute neanche nella sua Patria. Tanti in Germania hanno prese le distanze da questa persona, definito come un personaggio di forte vis polemica che ha sempre fatto parlare di sè per teorie volutamente provocatorie oppure, talvolta, di complotto.
Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, Widmann “volendo parlare male di Dante, gli muove contro argomenti totalmente insostenibili. La sua opinione non coincide affatto con l'opinione generale su Dante in Germania, non rappresenta nemmeno una corrente di pensiero. Widmann sostiene che l'importanza di Dante sulla lingua italiana non sia stata così grande, perché i bambini a scuola avrebbero difficoltà a comprendere i suoi testi. Ma non è affatto così. A parte qualche parola e qualche concetto teologico, la lingua di Dante è perfettamente intellegibile ancora oggi, diversamente da quanto accaduto con l'inglese o il tedesco del Trecento, che sono praticamente incomprensibili per gli inglesi e tedeschi odierni”, la replica di Schmidt al suo connazionale che in pratica liquida il tutto sostenendo che l'articolo della ‘Frankfurter Rundschau’ su Alighieri “denota una completa ignoranza dell'argomento”.
Ma allora perché questo attacco senza alcuna logica? Di certo per una sorta di pubblicità sul suo nome. Ma il tutto gli si è ritorto contro, perché non c’è stato nessuno, a parte la sua testata, che lo ha difeso. Ha preso ovunque rimbrotti e rimproveri per essere ignorante sulla materia. Magari non ha perdonato il Belpaese per le varie lezioni di calcio impartite dalla nostra Nazionale alla sua ai mondiale del 1970, 1982 e 2006, o perché magari è andato in vacanza con la sua fidanzata in Romagna, ma qualche bagnino nostrano…
Insomma, ha fatto la figura del rosicone. Di certo ci separano settecento anni dalla sua morte, ma la sua Opera resta ancora oggi scolpita nella memoria di tutti noi. Le istituzioni tutte devono riconoscere il valore inestimabile di questa eredità culturale che un figlio di Toscana ha consegnato a tutto il mondo. Già, perché la cultura è una gran cosa cui l’ignoranza e l’invidia non devono accedere. Vero Widmann?